Sylvie Romieu
Paolo Grassino
Bartolomeo Migliore
Aes+F
Gigi Piana
Les Nuages Ensemble
Lucia Marino
Anna Paraschiv
Alessandra Osella
Elisabetta Bosio
Gian Luca Favetto
Fabio Barovero
Federico Marchesano
Monuments II
Leonardo Sergiani
Pietra Pistoletto
Olga Gambari
Una serata di performance in cui un luogo industriale si trasforma in palcoscenico. Il Circus Fabrik diventa un viaggio dove arte visiva, performance, letteratura, musica e moda giocano tra loro, in una dimensione surreale.
a cura di olga gambari
Un “circo” arriva negli spazi del Nietzsche Fabrik, per uno spettacolo di una sera in cui un luogo industriale si trasforma in palcoscenico, in esperimento meticcio. Il Fabrik è un luogo di lavoro, un insieme di realtà che producono cose a partire dai materiali. Elaborazioni artistiche e artigianali, creative comunque, in cui le idee prendono forma e dove aleggia un’atmosfera di energia latente.
È lo spazio perfetto per accogliere idealmente la presenza di tutti quei luoghi che ne condividono la sua condizione a parte, estratta dal tempo, quel suo essere un ritaglio sulla mappa urbana, una fucina che sembra una cittadella. Potrebbe essere una fabbrica, un laboratorio, la tolda di una nave che attraversa l’oceano, un circo appunto, come metafora. L’icona del circo si collega a un immaginario underground e post industriale, in cui la cultura diventa un fare contaminato che ibrida, che produce opere in libertà, senza vincoli, mescolando le parti e gli ingredienti. Uno stare ai margini che permette di creare una zona franca, non esattamente messa a fuoco, più aperta e in metamorfosi, meno controllata e soggetta a identificazioni.
Un luogo dove possono accadere cose. L’idea è di portare a bordo il pubblico, in un reame fisico e mentale fuori dall’ordinario, dove si succedono i momenti, in cui presenze, immagini, sensazioni facciano sognare, pensare, andare oltre il contingente. Attivatori di stimoli diversi, momento dopo momento, il trapezista e poi il clown, il domatore e la donna barbuta, tra grazia e crudeltà: la malinconica poesia del circo assomiglia alla vita. Il Circus Fabrik, quindi, diventa un piccolo viaggio dove arte visiva, performance, letteratura, musica e moda giocano tra loro, in una dimensione surreale che porta in giro per il mondo, in situazioni parallele affini. Lo spazio è disseminato di installazioni di arte visiva, percorso da abiti\sculture, che si animano così come performance, reading musicali e concerti live.
La prima tappa del Circus Fabrik è il 18 giugno.
Al Circus si entra senza idee e aspettative, disposti a guardare e a lasciarsi portare via da tutto ciò che si vedrà.
Opere e artisti sono stati abbinati ai luoghi del Nietzsche Fabrik per affinità, in uno scambio produttivo tra contenitore e contenuto. Ogni spazio, in realtà, svuotato per una sera della sua attività produttiva quotidiana, dalla lavorazione del legno a quella del ferro, mantiene la sua identità fortemente radicata al suo fare. Per esempio nell’odore di metallo saldato che rimane attaccato ai muri, nella polvere legnosa che aleggia nell’aria, dandole quasi consistenza. È una memoria di grande fisicità e suggestione, che dialoga con le opere ospiti, entrando a farne parte. Proprio con questa intenzione, le realtà produttive del Nietzsche Fabrik hanno anche collaborato, dove possibile, alla realizzazione stessa di installazioni e performance.
Il 18 giugno il gruppo è composto da: Sylvie Romieu, Paolo Grassino, Bartolomeo Migliore, AES+F (Tatiana Arzamazova, Lev Evzovich, Eugeny Suyatsky + Vladimir Fridkes), Gigi Piana, Les Nuages Ensemble (Lucia Marino, Anna Paraschiv, Alessandra Osella, Elisabetta Bosio), Gian Luca Favetto, Fabio Barovero e Federico Marchesano, Monuments II\Leonardo Sergiani, Pietra Pistoletto
Il collettivo russo Aef+F lavora sin dai suoi esordi nel 1987 con il video, creando degli immaginari surreali, apocalittici, racchiusi però nella dimensione del gioco virtuale. Tra gli enormi macchinari della falegnameria “Materiadesign” scorrono le immagini di un’umanità bambina: decine di piccole ballerine sono all’interno di una monumentale sala di un palazzo di San Pietroburgo. Il video “Le roi des Aulnes” del 2001 fa parte del progetto “The king of forest”, che si rifà a una creatura mitologica medioevale, ripresa in seguito da molti scrittori, tra cui Goethe e Michele Tournier. Gli AES+F riflettono su come la nostra società rappresenti l’umanità con un immaginario sempre più giovane, tra baby campioni sportivi, baby modelli, baby popstar. Come la creatura di quel mito medioevale, stiamo rapendo bellezza e giovinezza dalle ultime generazioni, per racchiuderla in una scatola, in una fabbrica di produzione che sembra un circo grottesco. Il video crea un’immagine inquietante, raffreddata in raffigurazioni plastiche, tramandate anche dalla tradizione classica. È il mondo del futuro, di una società globalizzata meticcia, derubata della sue età dell’oro, che comprende insieme speranze e pericoli, luci e ombre, in una cultura dove Oriente e Occidente si fondono e stridono.
Di fianco, nell’officina di “Blumig”, l’artista torinese Paolo Grassino ha portato il suo uomo in metamorfosi, una figura nera dal titolo “Quando il lavoro entra dentro”, in cui si aprono luci come pori della pelle, emozioni e pensieri, e da cui esce un fascio di cavi elettrici, linfe vitali di umori e pensieri. L’uomo, il suo fare e il suo habitat diventano osmotici, uno si specchia nell’altro. È un ritratto possibile di una società postindustriale, di un sistema economico dove valori e ideologie sono scomparsi, lasciandosi alle spalle il mondo novecentesco della fabbrica, per diventare materia immateriale, inerte, miraggio mentale. Da un’alienazione all’altra. Grassino estrae e dà corpo a cosa rimane del ruolo e dell’immagine dell’uomo contemporaneo, in un periodo storico di passaggio come il nostro, tra un passato densissimo e un futuro incerto, dall’identità inafferrabile. Il personaggio di Grassino diventa parte dell’ambiente, si espande e mette radici in una fucina, nella cui pancia sembra appena essere stato creato.
Di fronte, sul muro esterno della palazzina dove lavorano l’architetto Gianluca Murano e il video maker Alessandro Sabena, l’artista torinese Bartolomeo Migliore ha appeso la sua rotella dalle punte irregolari, “Crossmindcircle” è il nome, una forma meccanica in ferro che si lega all’idea di produzione industriale. Sopra si rincorrono frasi, parole, estratti da canzoni che, insieme, mescolate con font, corpi e colori diversi, creano un nuovo linguaggio pittorico a vernice. Sembra una pin sulla pelle dello spazio del Nietzsche Fabrik, e diventa un po’ il logo del progetto stesso, condensando stilemi dell’arte visiva, della letteratura, della musica. Le parole si dispongono visivamente per suggerire immagini, abbinamenti inaspettati.
Lo studio dell’artista Nunzio, altro resident del Nietzsche, accoglie due interventi. All’interno si apre il racconto tra letteratura e fotografia dell’artista francese Sylvie Romieu. Scatole della memoria in cui vecchie foto in b\n danno vita a una storia insieme reale e onirica. I “Module Photographique” sono composizioni attraversate dagli echi di scrittori, tra Marguerite Duras, Racine, Honoré de Balzac. Storie del passato che sfumano, si mescolano ad altre possibili vite, in letture aperte a cui partecipa anche lo spettatore. L’idea di autoritratto si contamina con altre ipotesi esistenziali, in piani sovrapposti dove volti antichi si presentano come possibili alter ego dell’artista stessa, che si muove nel tempo in un viaggio sentimentale di immagini fantasmatiche e poetiche. Persone, ma anche luoghi, paesaggi naturali e poi oggetti, parole scritte.
All’esterno, sul tetto dello studio, il musicista Andrea Costa dei Monuments II ha creato un ambiente, in collaborazione con il regista Leonardo Sergiani :la scatola sensoriale e multimediale “Up/down”, dove la nettezza razionale delle coordinate spazio-temporali si diluisce e apre a una percezione mobile. Distesi su un prato d’erba all’interno di una vecchia casetta in legno di pescatori, arrivata in qualche modo sul tetto del Nietzsche Fabrik dalla Croazia grazie al sogno di un artista, si osserva sopra di noi un cielo, che, però, è anche un mare, in cui nuotano e volano figure liquide. Una massa cangiante che scorre, con apparizioni aeree e marine. Intorno ci avvolgono suoni dalla caverna del mondo, che è il nostro inconscio, una sorta di luogo su un fondo oceanico, antico e primitivo come la terra, come gli angeli e i virus, dove tutto è comprensente allo stesso tempo, noi e gli altri, il passato e l’adesso.
La performance “Spazio-Tempo” dell’artista biellese Gigi Piana si svilupperà, invece, davanti al laboratorio di impianti elettrici di Paolo Ferrari. È un gesto di riflessione sul linguaggio, sulla comunicazione falsa e apparente che esiste nella società contemporanea. Si possono scegliere parole morte, nere, oppure parole vive, colorate. Le prime sono una spirale che poco a poco isola l’individuo, lo rende sordo e autistico, incapace di produrre e recepire verità. Le seconde sono l’unica via possibile di fuga da quella prigione, tracce di luce e di vita gettata come zattere su un mare morto. È una performance che inizia come atto solitario, individualista, per poi coinvolgere il pubblico in un dialogo sociale dai molti riferimenti politici e antropologici alla situazione sociale attuale.
Su una terrazza sopra lo spazio “Blumig” si succederanno poi due eventi, legati alla parola e alla musica.
Lo scrittore Gian Luca Favetto compirà un viaggio lungo “L’orizzonte sulla soglia. La fabbrica, la nave e il circo”. Attraverserà pagine dalla cui lettura nasceranno altre possibili fabbriche, navi e, naturalmente, circhi, sulle tracce di Primo Levi, Franz Kafka e Céline, e poi Henry Roth e Calvino. Un volo sulle parole per un racconto a più voci, in cui la letteratura diventa un continente infinito da attraversare, cercando le proprie tappe, i luoghi d’avventura e quelli familiari. Quanti circhi, fabbriche e navi ci sono? Forse è un unico luogo che si declina in modi diversi, è uno stato mentale, una condizione esistenziale. Sarà un viaggio a tre, condiviso con due musicisti : le suggestioni comprese in questi excursus diventeranno luoghi aperti, porti di partenza per altre rotte, con le musiche e le sonorità di Fabio Barovero e Federico Marchesano. Le parole perdono peso e diventano note in volo, liberi suoni da cui farsi attraversare.
A seguire arriveranno Les Nuages Ensemble, musica klezmer suonata da un quartetto femminile, che, ripercorrendo tante altre feste celebrate con queste musiche strumentali nei secoli, tra matrimoni e funerali della tradizione ebraica, evocheranno anche la nascita del jazz, di cui furono uno degli elementi base. C’è l’idea di banda, di concerto classico, con un senso di struggente precarietà che guarda al mondo con surreale ironia. Una musica folle e malinconica al tempo stesso, in un binomio di vita e di morte, che sarà la perfetta colonna sonora di questo piccolo circo, metafora dell’esistenza, sempre nuova e sempre uguale.
Intanto si aggirà una figura nera e voluminosa, silenziosa e drammatica, un abito\scultura vivente, che cerca di camminare, volare e nuotare, creato da l’artista e designer Pietra Pistoletto, da sempre attenta alle tematiche ecologiche.
Pietra commenta la sua ultima opera ”L’abito nero” così :" La vita nel lato più bello rappresentato dal gioco e divertimento con i simboli del circo vengono faticosamente trascinati da una figura che impersonifica l'uomo, il pesce, l'uccello e la tartaruga che, avvolti da un manto nero, vengono bloccati nelle loro funzioni vitali e piano piano si spengono, lasciando un essere privo di vita disteso al suolo. Un abito che prende le sembianze dell'essere vitale sul pianeta che a causa dell'uomo sta distruggendo se stesso e il mondo innocuo che lo circonda. Rimane un abito-scultura che rappresenta ciò che resta dell'onda nera che ci sovrasta giornalmente, a volte in maniera evidente a volte celata." Il Circus Fabrik invita dentro al suo tendone, dove ogni numero è una porta d’accesso su un microcosmo, un po’ come il magico baraccone di Parnassus, nell’ultimo film di Terry Gilliam.
Prossima data 5 novembre 2010
Courtesy : Galleria Giorgio Persano per Paolo Grassino, Galleria Alberto Weber per Sylvie Romieu, Galleria Marco Noire per Aes+F
Si ringraziano: Gruppo Stalker, Galleria 41artecontemporanea
Venerdì 18 giugno 2010 ore 21.30
Nietzsche Fabrik
via F. Nietzsche 171, Torino
ore 21.30
Ingresso libero