Alla deriva. La mostra si compone di otto ''sculture piatte'' che testimoniano il primo periodo del lavoro artistico di Peyser e di dieci personaggi/simbolo a tutto tondo, rivestiti di rappezzi di metalli diversi e segnati da spesse saldature. Composizioni leggere, di vuota lamiera, portano i segni di antiche diaspore.
Da New York le grandi sculture di Justin Peyser giungono a Venezia. Composizioni leggere, di vuota lamiera, portano i segni di antiche diaspore. Si muovono da lontane derive per incontrarsi in laguna, riunite da Peyser in un ritrovo ironico e mutevole tra le narrazioni seicentesche di Ca’ Zenobio. La mostra si compone di otto ‘sculture piatte’ che testimoniano il primo periodo del lavoro artistico di Peyser e di dieci personaggi/simbolo a tutto tondo, rivestiti di rappezzi di metalli diversi e segnati da spesse saldature.
“Queste grandi lamiere tenute in equilibrio da un contrappeso di sabbia posto alla base – scrive la curatrice Roberta Semeraro - portano evidenti sulle loro carcasse vuote i segni della mano che le ha piallate, arrotondate, battute e infine saldate. Alcune di loro come Doge, Pot Belly Stove e Angela sono rivestite di colore. (…) I segni diventano macchie e sofferenza di quell’allontanamento avvenuto nel tempo, di quella dispersione che le ha vuotate di contenuto… Peyser conosce per sua storia personale il sacrificio di un popolo che lotta per non perdere la propria identità etnica e culturale ed è solidale con i figli della diaspora armena che abitano questo luogo. (…) L’esperienza di Venezia ha inaugurato nella carriera dell’artista un nuovo umanesimo. Dalle sue superfici piatte è nata la figura a tutto tondo. Pot Belly Stove, come afferma l’artista, potrebbe essere anche una donna incinta e così il suo ventre rigonfio di acqua e fuoco conterrebbe il principio alchemico stesso della creazione”.
I dieci personaggi di Peyser
“Il Doge, Platform Shoe, Tricorno e Pot Belly Stove hanno Venezia come referente. Le altre sono meno specificamente veneziane. Le sculture sono zavorrate ma le angolature possono cambiare. Siamo un po’ sbilanciati nella diaspora, ondeggianti tra due patrie. Mi piace pensare che Angela sia discesa dal soffitto del XVI secolo. La mitra di Bishop (vescovo) è aperta, così come la indossano gli armeni. Ho lasciato le saldature ruvide e le bruciature della fiamma visibili: andare vagabondando nella diaspora lascia cicatrici”. (JP)
L’artista
Justin Peyser si laurea ad Harvard presso il Department of Visual and Environmental Studies, facoltà che risente in quegli anni dell’influenza culturale della Bauhaus. Sin dagli esordi si interessa allo spazio in relazione all’architettura e in particolare alle periferie e alle aree urbane in disuso, tema negli anni Settanta della ricerca di Gordon Matta – Clark. Con la crisi degli anni Ottanta a New York, la mancanza di case popolari e i senza tetto, si impegna con una banca etica in progetti per restaurare le aree neglette della città come il Bronx, Brooklyn e Newark.
Il video “...alla deriva”
Realizzato da Marco Agostinelli, è un omaggio all'artista, a New York e a Venezia. Ai materiali, al ferro, al fuoco e all'acqua.
Il catalogo
Testi critici di Roberta Semeraro e Samantha Friedman.
Alle sculture di Peyser è dedicato il testo teatrale di Teddy Jefferson.
Fotografie di Alberto Bonatti, Aaron Fedor,Teddy Jefferson
Ufficio stampa
Anna Zemella - Venezia
annazemella@annazeta.it
Inaugurazione 30 Giugno 2010, ore 19
Ca' Zenobio degli Armeni
Fondamenta del Soccorso, 2596 - Venezia
orario: mart-dom 10-18
ingresso libero