La pelle. L'artista presenta una serie di lavori in cui vengono deformati volti e figure, partendo dall'esperienza di due grandi maestri del passato: Bacon e Freud. Anziane in metropolitana, bimbi ad Haiti, uomini che dormono sui marciapiedi sono alcuni dei soggetti.
"Chiedo ad un dipinto di stupire, disturbare, sedurre, convincere."
L. Freud
"Ho sempre sognato di dipingere il sorriso, ma non ci sono mai riuscito."
F. Bacon
A cura di Stefania Binato
Riprende la stagione espositiva di APT ART con una mostra di grande intensità.
Sensuale rimando per un possibile approccio della figurazione del reale, LA PELLE, nell’accezione del nostro giovane artista assume un significato agli antipodi della seduzione comunemente intesa ma, come questa, ha qualcosa di magico.
"La pelle e’ in qualche modo il confine dell’anima…." ciò che la delimita descrivendola, una sorta di membrana che separa, e al tempo stesso unisce, l’esteriorità e l’interiorità, il visibile e l’invisibile: MAG, in persiano, da cui Mago e magia e poi , magico; il magico che connota la capacità di lettura del quotidiano di Simone Gilardi che, con pennellate vigorose, materiche, lunghe e gestuali, traduce in carne, in volti segnati, il senso di precarietà dell’uomo ed il dolore che deriva dal riconoscersi di fronte ad esso impotente ma sempre pronto a rispondere all’avversità con la scintilla vitale che lo anima e che, dai volti , traspare.
L’ artista, coglie ed elabora , soprattutto in questa serie di lavori, l’esperienza congiunta di F. Bacon e L. Freud attraverso una espressività intensa che deforma volti e figure velandoli di soprannaturalità e palesando uno straordinario spirito d’intuitiva osservazione del reale e una forte adesione concettuale ad esso.
In ritratti lontani dai modelli su carta patinata, ‘’sempre giovani, sfacciatamente belli e forzatamente perfetti’’ , con i suoi volti privi di alcun tipo di concessione estetizzante, cerca, e vi riesce, di far affiorare le ansie e le angosce dei suoi soggetti a discapito della pura esteriorità. In un gioco di amplificazione del tratto, dell’ espressione del senso, compie la sua introspezione attraverso la deformazione della carnalità.
Vecchie in metropolitana, bimbi disperati ad Haiti, uomini che dormon sui marciapiedi o che questi puliscono all’alba, stranieri , portatori di emozioni e vissuti nelle zone, geografiche, temporali e virtuali delle periferie urbane e sociali.
Simone Gilardi, con questo suo sguardo , il cui primo piano e’ la pelle, e non il volto su cui la rilegge, restituisce funzione estetica al patire, etimologicamente, quotidiano, alla sua forza involontaria di propulsione creativa, stanando nella periferia umana, urbana ed estetica la sofferenza.
Manifesta vitale capacità di cogliere oltre la superficie del disegno della superficie stessa, suggerendo e quasi auspicando, un regime percettivo nuovo, forte ed originale, oltreche’ coraggioso frutto della urgente elaborazione di una pluralità di stimoli in lui convergenti che, con promettente maturità espressiva e di ispirazione, porta la sua pittura là dove e’ nata cogliendo il palpitare dell’esistenza umana che ci rimanda distillata direttamente dai ritmi e dai succhi del vivere quotidiano.
Stefania Binato
Immagine: Simone Gilardi, L'Altro, 2009, olio su tela, 100X100 cm
Vernissage: mercoledì, 22 settembre dalle ore 19.30 alle 21
Apt Art Gallery
via C. Menotti, 16 - Milano