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25/9/2002

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Urbanlab, Marghera (VE)

Urbanlab non e' una struttura pubblica dedicata alle esposizioni e non e' una galleria privata che si dedichi alla diffusione e alla commercializzazione delle opere d'arte. E' uno studio innanzittutto, un laboratorio dove quel che viene mostrato non ha alcun altro obiettivo se non quello di produrre una riflessione intorno allo stato dell'arte nella sua relazione con la realta' urbana.


comunicato stampa

Laboratorio urbano per le arti contemporanee
Apertura dello spazio in via dell'Atomo 8 a Marghera-VE

26 settembre 2002, h.18.00

In collaborazione con Comune di Venezia
Assessorato alle Politiche Giovanili
Archivio Giovani Artisti

URBANLAB non è una struttura pubblica dedicata alle esposizioni e non è una galleria privata che si dedichi alla diffusione e alla commercializzazione delle opere d'arte. E' uno studio innanzittutto, un laboratorio dove quel che viene mostrato non ha alcun altro obiettivo se non quello di produrre una riflessione intorno allo stato dell'arte nella sua relazione con la realtà urbana. Oggi più che mai è necessario fare i conti con la città contemporanea, come venga modificandosi rendendo sempre più difficile comprenderne il senso complessivo. La città è la cornice che racchiude ed evidenzia la realtà del nostro quotidiano, costituendo quel mondo di relazioni legate alla concretezza della vita nella quale si è immersi.
Rappresentare in maniera efficace questa odierna condizione urbana sembra cosa ardua. Le varie discipline scientifiche che si occupano delle modificazioni della città contemporanea si trovano non di rado di fronte alla questione se sia ancora possibile parlare di città, se il termine possa essere declinato soltanto al plurale - le città e mai solo la città, intendendo quella dimensione plurale in cui ognuna è articolata-; se quella cittadina non sia una dimensione del vivere collettivo che compete al passato, e di cui ora non rimangono che frammenti e conseguenti nostalgie di identità smarrite. Dare rappresentazione di questa città, di questa realtà, attraverso le arti può sembrare vano come tentare di afferrare Proteo. Forse è solo un'illusione pensare che l'arte possa essere una rete più efficace di altre discipline le quali, nonostante più adeguati strumentari concettuali, si occupano della città a volte disperandosi per l'inafferabilità, la cangiabilità del loro oggetto. Oppure va cambiato punto di vista, accettando che il problema della rappresentazione della città contemporanea non sia più legato ad uno specifico disciplinare. In questo senso la poca specificità disciplinare dell'arte, il suo essere attualmente una pratica generica, fluida, -che si esprime con molteplici mezzi ed è difficilmente valutabile in un prodotto determinato (l'opera), quasi fosse un atteggiamento verso il mondo e non solo una forma definita o definibile - , rende l'arte stessa un metro elastico che si misura con la realtà delle cose, di volta in volta modificandosi: metro che misurando si misura. In questo senso manca alle arti la possibilità concettuale della cattura, del poter afferrare la realtà, che viene piuttosto lasciata trasparire, lasciata affiorare, così da poter dare segno di sè. Le arti, riferite alla realtà, sono pratiche della superficie, delle sue striature e affioramenti.

La superficie di una città è la sua mappa, intendendo quella che si può comprare in una qualsivoglia libreria o negozio di giornali. Come può fare un turista, che chieda una mappa della città di Venezia. Riceverebbe ovviamente la carta della città storica, non la mappa del comune nella sua interezza. Se volesse saperne di più della città nel suo insieme, riceverebbe una seconda mappa, completamente distinta dalla prima, e descrivente l'agglomerato urbano di Mestre e Marghera. Se volesse abbracciare con un unico colpo d'occhio l'intero comune, vedendone così la complessiva estensione, dovrebbe acquistare una terza mappa, quella descrivente il comprensorio lagunare, una mappa territoriale nella quale ben si notano i due nuclei comunali. Quello storico, dalla struttura precisa, conchiusa, teriomorfica: un pesce, con una lunga 'lenza' (il ponte della Libertà) che lo vincola alla indefinita estensione dell'entroterra comunale. URBANLAB si dedica alla possibile descrizione di questa seconda 'non forma' urbana. All'articolarsi mobile del suo bordo, alla sua elasticità, alla sua cangianza. Di contro ai precisi confini fisici che definiscono Venezia e ne fanno un'icona ad alta riconoscibilità, l'entroterra sembra non avere alcuna 'figura', il suo orlo non definisce alcuna separatezza rispetto al circostante territorio, essendo solo un orlo astratto, funzionale alla separazione amministrativa fra municipi diversi. La mappa che descrive l'entroterra, andrebbe aggiornata continuamente, per i processi e le modificazioni in atto entro i suoi orli amministrativi. Immaginando la città come un organismo, come una 'pianta', la rappresentazione che ne dà la mappa sembra cristallizzare un processo di addensamenti e diradazioni che in realtà non ha pause. Come un turista ci si può aggirare fra i quartieri periferici dove i recenti insediamenti residenziali vengono definendo dei nuovi centri che non hanno alcun rapporto di continuità con le locali preesistenze storiche (Chirignago, Favaro, Zelarino), o aree indefinite fra residenzialità, insediamenti industriali e agricoltura (Fusina), oppure quartieri che costituiscono enclaves (Rione Pertini, Villaggio Laguna) separate non solo da Venezia, ma anche da Mestre. Per converso aree come quelle della prima zona industriale a Marghera, odierni 'paesaggi con rovine', si prestano per immaginare scenari futuri, spazi virtuali, nuove possibilità che abbiano a che fare con l'immateriale, come se questa fosse l'unica soluzione coerente, una volta evaporate le originarie funzioni produttive. Intorno a queste problematiche della città contemporanea si struttura il primo appuntamento pubblico nello spazio di URBANLAB, che mostra gli appunti visivi di un lavoro in corso, lavoro che si vuole aperto non solo ad ulteriori elaborazioni in proprio, ma anche a contributi di altri.

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