Expansion of light. Thinking Joachim. Una mostra fatta di opere pittoriche, di incontri e di coincidenze, in un'operazione culturale ricca di suggestioni che vuole tracciare un nuovo corso nel pensiero dell'abate Gioacchino.
A cura di Loredana Barillaro
Un’esposizione ricca ed intensa in cui molteplici punti di vista ne segnano il percorso, Expansion of light. Thinking Joachim vuole essere lo strumento per qualcosa di più, un vero e proprio viaggio mentale prima ancora che fisico. E di questo si tratta, di un percorso tracciato secoli fa da Gioacchino da Fiore, il cui gesto e la cui poetica sono stati così forti da lasciare una traccia indelebile e duratura nella cultura europea. Molti segni ci suggeriscono quasi una sorta di rinnovato misticismo, in un perfetto connubio e dualismo fra l’abate e l’artista contemporaneo, Alfredo Granata.
Una mostra fatta di tappe, di incontri e di coincidenze che le forniscono straordinarietà, in un’operazione culturale ricca di suggestioni e che nulla vuole esigere, ma solo tracciare un nuovo corso nel pensiero dell’abate Gioacchino. Tutto è ordinato, ogni cosa segue un ritmo, quasi una melodia, la quale si potrebbe forse tracciare su quei pentagrammi disegnati dal colore nel suo naturale scivolare sulla tela. E tale melodia non è altro che il tempo che la accompagna, un’armonia che ne segna i passaggi, le pause, l’incedere ed il fermarsi. Quindici grandi tele divengono così il nucleo davanti cui soffermarsi e riflettere, fare un passo indietro, nel tempo, nella storia del misticismo medievale e da li ritrovare una dimensione, un “porto” da cui partire e a cui far sempre ritorno.
Una mostra assolutamente innovativa che si colloca a pieno titolo nella sfera della contemporaneità e che permette, a sua volta, di fornire al pensiero gioachimita una rinnovata collocazione all’interno di uno schema di lettura e di comprensione che abbandona qualsivoglia retorica per afferrare, invece, nuovi spazi e tracciare nuovi precorsi. Opere ricche di luce, quella stessa luce pienamente evocata da Alfredo Granata, e che diviene metafora di rinnovamento e trampolino per una società talora sofferente e inconsapevole. Una nuova epoca, forse, un nuovo avvento.
Due imponenti tavole, su cui sono impresse le parole Superbia ed Umiltà - le quali, così distanti, vengono qui accomunate come elementi caratteristici della natura umana - introducono alla mostra racchiudendo l’installazione “Camerardente”, dando luogo così all’evocazione di un viaggio a ritroso, dalla morte alla vita, dal dolore alla gioia e dalle tenebre alla luce.
Un cammino, dunque, nel tempo della memoria, in cui il dualismo implosione/esplosione vi trova la sua piena realizzazione poiché tale mostra nasce nel territorio, cresce e da esso si stacca per traslare ed espandersi in altri luoghi e in altri tempi, così come fu per il viaggio compiuto da Gioacchino da Fiore nel De Gloria Paradisi.
Le dieci parole del Sephirot si accompagnano ad altre cinque aggiunte dall’artista seguendo l’ordine dell’Albero della Vita ebraico. Il blu, il rosso e il verde costituiscono la cromia principale dei lavori e sono quelli dei cerchi trinitari, e ancora il quadrato delle tele accoglie perfettamente il cerchio. Una forte simbologia, dunque, in cui tutto richiama tutto all’interno di un legame inscindibile in cui niente è lasciato al caso. Un’ombra, forse la sagoma dell’artista o del vecchio abate, chissà, a transitare da una tela all’altra, quasi a guardia di un messaggio.
Un’esposizione in cui vi è un’unica dimensione, quella della mente e dello spirito, il passato si lega al futuro attraversando l’epoca odierna e lo spazio si connota come il teatro di sempre, in cui tutto è iniziato e tutto prosegue. Ogni lavoro ha un proprio significato, è autonomo e ricco nella sua pienezza, ma al contempo racchiude altre storie nell’unione di una mostra dal forte significato educativo. Che sia l’albero che tende verso l’alto o il cerchio che si apre e si chiude, così ogni cosa ha un senso, ogni domanda trova risposta, nell’immediatezza e nella freschezza del gesto pittorico che delinea, come segni di luce, ogni singola parola, fornendone l’essenza, in una dimensione in cui, più nulla, vi è di effimero.
Inaugurazione 21 ottobre ore 18
Palazzo Paolo V
Corso Giuseppe Garibaldi - Benevento
Martedi', mercoledi', venerdi', sabato e domenica 10.30-13 e 16.30-20, lunedi' e giovedi' chiuso