I'm going up and I'm going down. Personale dell'artista. "Nei quadri di Daniele quello che percepisco immediatamente e' il desiderio di provare e far provare l'emozione pura che si prova di fronte a qualcosa di bello. Ed e' spesso una bellezza che non possiamo dire trovata, scoperta, raccontata o tradotta." (M. Ponti)
Quando un regista come me, incontra un artista come Daniele, può succedere una sola cosa. Ovvero che
l’imprevedibilità delle due traiettorie generi un movimento nuovo, un cambiamento di prospettiva. Almeno, così è
stato per me. Assumere il suo sguardo mi ha fatto pensare tante cose. Ma soprattutto una, come se mi fossi reso conto
di colpo che il campo da gioco in cui mi trovavo era molto, ma molto più grande. All’inizio pensi che ci vogliono
nuovi schemi di gioco, e che si farà molta più fatica. Ma poi quando la palla corre, ragazzi, quello sì che è
divertimento.
Per questo mi trovo bene in questo ruolo inaspettato di accompagnatore in un mondo che sto imparando a conoscere.
Mi trovo bene proprio perché per me è tutto nuovo, e il mio sguardo e la mia lingua non sono allenate a raccontare
l’arte. Ma come è successo la prima volta che sono entrato nel suo studio, ho capito chiaramente che quei gesti fissati
sulla tela, quei colori, quella musica per immagini, quella costante invenzione di bellezza – ho capito che era un
luogo in cui potevo sentirmi a casa.
E questo, che fortuna, ancora succede ogni volta che passo a trovare Daniele.
E questo, credo, è il motivo per cui Daniele mi ha invitato a scrivere i testi di presentazione per il catalogo della
mostra – invito che ho raccolto senza alcuna esitazione. Nella fiducia di essere all’altezza del compito.
Dicevo dell’invenzione della bellezza. Nei quadri di Daniele quello che percepisco immediatamente è il desiderio di
provare e far provare l’emozione pura che si prova di fronte a qualcosa di bello. Ed è spesso una bellezza che non
possiamo dire trovata, scoperta, raccontata o tradotta. No. La parola giusta è inventata. Si parte da qualcosa che può
essere bello o non esserlo, non importa, e quella bellezza che finirà nel quadro la si inventa. Con la tenacia, la fatica
e il gusto di chi conosce gesti antichi, di chi ha muscoli adatti a trasformare gli elementi.
Prima c’era un posto, un volto, un gesto, che non conteneva bellezza (o almeno nessuno si curava e se c’era, e se c’era
non si vedeva, se ne stava nascosta) e dopo, quando quel posto, quell volto, quel gesto hanno trovato il loro senso
sulla tela, ecco che chi guarda può dire "che bello..".
Penso all’immagine della piccola barca persa nel mare blu, piena stipata di gente, forse di disperati, di certo
contenitore di sogni e speranze da raggiungere a costo della vita. Quanta bellezza c’è, ora, in quello sguardo dall’alto,
in quell’azzurro del mare, in quella forma che ti ipnotizza.
Penso ai molti quadri che condividono il nome di “Constellations”, costellazioni. Così come nel cielo ci sono stelle
del tutto disinteressate a che cosa possa suggerire nello sguardo del terrestre la loro presunta vicinanza con altre
stelle, così nelle moltitudini di Daniele si parte da esperienze (la spiaggia, la movida, le adunanze sociali) che quando
le vivi non le puoi mai vedere come le vede lui.
Poi la vicinanza illusoria delle stelle si fonde con chi ama sognare balene, e leoni, e uccelli del paradiso e nascono
schemi fissi. Momenti di bellezza quando ti sdrai per terra di notte e guardi il cielo.
Poi lo sguardo di Daniele inventa relazioni, e impressioni, e bellezza, e nascono quei quadri lì. Costellazioni.
Quando un regista, come me, incontra un artista, come Daniele, può succedere una sola cosa. Ovvero che un giorno
ci si siede a tavola, e in una scheggia di tempo incorniciata dal profumo delle nostre compagne e dei nostri bimbi ci
si dice: Dai, facciamo qualcosa assieme. Qualcosa di bello.
Quel qualcosa è un piccolo film. Forse un documentario, forse non lo so più se è importante definire con quella
precisione lì le cose che ci inventiamo oggi.
Il piccolo film si chiama “Constellations” e sarà presentato in anteprima durante l'inaugurazione di sabato 6 negli
spazi della galleria In Arco. Lo abbiamo girato nell’estate che sta finendo, e racconta un giorno completo in cui una
tela viene trasformata in un quadro compiuto. Quello che ci ha guidato era l’interesse per la fatica. Fisica e mentale.
La fatica del tentare di creare qualcosa che prima non c'era. Senza spiegazioni, quelle le troverà chi di dovere. Le
musiche sono state composte dai Marlene Kuntz.
Ma soprattutto -- soprattutto -- siamo qui per parlare della mostra.
Vedremo una decina di lavori realizzati nel corso dell’ultimo anno, ancora.
Ci saranno alcune tele di grande formato, e altre piccolissime – nel momento in cui stiamo scrivendo non si sa bene quante e quali saranno. Daniele è in studio che lavora. Fino all’ultimo le costellazioni saranno in movimento e
ci sdraieremo a guardarle come si deve il 6 novembre.
Per l’occasione verrà pubblicato un catalogo per le edizioni In Arco, Torino.
Marco Ponti
Inaugurazione 6 Novembre 2010, ore 20
Galleria In Arco
Piazza Vittorio Veneto 1/3, Torino
ingresso libero