Attraverso gli inserti di stoffa, carta, sassi, bottoni l'artista mescola il passato della tradizione all'attualita', rappresentata attraverso la metafora del luna park.
Dario Zanetti è autore raffinato di una favola moderna. Da un ruvido e grezzo sacco recuperato
nella vecchia soffitta, consegna al pubblico note poetiche cariche di significato.
Come tutte le storie della tradizione popolare, anche quella di Zanetti, inizia con
“C’era una volta”. C’era una volta un rosso cavallo a dondolo con la sella in jeans
che desiderava solo infondere gioia. E una giostra di puledri in legno con la criniera
al vento, che volteggiano in un gigantesco carillon aspettando il piccolino in groppa
a fantasticare avventure di indiani e cow-boy. Poco più in là un tendone imponente,
montato la sera prima da una rinomata dinastia circense. Eccoli i pagliacci.
Rumorosi sul palco. Strappano applausi di allegria. Cala la sera. Lo spettacolo è
finito. Il clown getta la maschera. Nel silenzio, dietro le quinte, la verità. L’omino dal
naso rosso sarà felice? Noi siamo felici? Felici per davvero.
L’ultima produzione di Zanetti mette i pagliacci dinnanzi ad una verità scomoda. La
società non riesce a sollevarsi, la congiuntura economica mondiale, la recessione,
hanno portato a galla fragilità globali. Ma il clown, fortunatamente non pensa al Pil,
non guarda l’andamento della Borsa. Sa che ha una missione da compiere: il suo
sorriso contagioso può cambiare il mondo. Un mondo che proprio perché non
piace, va cambiato. L’arte può farlo, spalanca le menti e allarga i cuori. I clown
dottori hanno scoperto che il sorriso è una medicina preziosa. Al piccolo clown che
è dentro ognuno di noi, sta trovare il rimedio per guardare avanti e continuare a
sperare.
La pittura di Zanetti non è fine a se stessa, lancia messaggi profondi. Attraverso gli
inserti di stoffa, carta, sassi, bottoni ci fa entrare ed uscire dal reale, mescolando il
passato della tradizione a lui cara, carica di grumi materici e di pennellate dense,
all’attualità rappresentata attraverso la metafora del luna park. I colori si fanno più
leggeri, morbidi la luce penetra negli autoscontri e nelle macchinette dello svago.
E’ come se entrassimo in una stanza carica di luminosità, bombardata di oggetti, e
guardassimo da una finestra il cielo stellato. Con gli occhi di un bambino, che non
sa distinguere tra realtà e fantasia. Lui è al centro dell’universo. Lo vuole cambiare.
Ed è meglio così.
Sara Carnelos
Inaugurazione Sabato 6 Novembre 2010, ore 17
Intervento critico di Sara Carnelos
Galleria Comunale
Piazza W. Meyer, Prata di Pordenone
Orario: Martedì, Giovedì, Sabato: 17 - 19
Domenica: 9.30 -12.00 / 15.30 - 19.00
ingresso libero