Mi querido Jose'. I lavori dell'artista si propongono come una raccolta della memoria della macrostoria del mondo, della politica e dell'economia su cui Passerelli pone le fotografie di persone normali, raccolte nei mercatini.
Quando l’economia diventa il supporto dell’arte e quando l’arte riesce a dare un senso all’economia (…) La sua è una raccolta della memoria della macrostoria del mondo, quella della politica, dell’economia su cui pone le fotografie delle persone normali, raccolte nei mercatini.
Centinaia di microstorie che ripesca dal nulla, da una sorta di oblio eterno. In realtà quelle persone vissute cinquanta, sessanta, settanta anni fa, probabilmente già morte, anzi sicuramente già morte, con le loro immagini sono più vive di quei fogli di carta. Così l’apparente non senso diviene operazione estetica stimolante, intelligente. È un tentativo di conservazione, senza nessun intento archivistico o scientifico, piuttosto sentimentale. Le persone, la gente comune, gli studenti, i militari, le ragazze, le sartine e gli impiegati passano dal suo lavoro che conferisce loro una piccola eternità. Gli oggetti, le fotografie, indici della realtà, sono l’unica cosa che rimane di una persona anche quando è finito il ricordo diretto. Una riflessione la sua che richiama la ricerca di Christian Boltanski, anche se qui l’atmosfera è diversa, maggiormente legata alle contingenze del tempo nostro.
L’indagine è rivolta alla lettura della storia, quella in grande stile che non riflette il sentire di ciascuno di noi. Il destino è quasi sempre la dimenticanza. Si pensi al tempo senza la possibilità di registrazione delle immagini, alle centinaia di milioni di coloro, che sono transitati, dei quali nulla è restato, di loro, della loro esperienza. E ancora il rimando al mondo dell’economia, all’eterna lotta, alla competizione senza regole.
Viene a crearsi nel suo lavoro un interessante rapporto tra le immagini in bianco e nero delle fotografie e il colore della carta di giornale, a creare una sorta di contrasto pittorico, perché è dalla pittura che Pessarelli arriva. Il nucleo del lavoro di Pessarelli è la riflessione sulla falsità della storia che rappresenta perlopiù l’aggressività umana, al di fuori dalla normalità. Così Perec e il suo concetto di infraordinarietà. Si parla dei treni solo quando deragliano, degli operai quando scioperano. Il tentativo è quello di ridare dignità a certi episodi. La sua diviene una grande biblioteca del ricordo alla Hrabal, dove i codici si confondono, mutano la loro prima destinazione e in fondo conferisce un senso, con ironia sottile e intelligente, all’inutilità. Riesce a regalare una nuova esistenza ai personaggi pescati alla rinfusa sulle bancarelle dei rigattieri, che sono chiamati a recitare ancora una volta e si prende gioco, mutandone il valore linguistico, delle seriose e, in fondo, insignificanti pagine dell’economia. )
Angela Madesani
Tra il mondo ( che Paolo sente sempre più stereotipato e omologato) e la sua percezione si apre un ventaglio di possibilità e di differenze infinite. A fronte di un anonimo sistema seriale, l’individuo interagisce con la propria singolarità, con le armi della sua mente e del suo spirito. Questo fa la differenza: rende l’assioma meno scontato, forse più vulnerabile, ma sicuramente più sopportabile, meno prevedibile.
Lorella Giudici
Inaugurazione 11 novembre dalle ore 18,30 alle 21
Galleria Maria Cilena
via Carlo Farini 6, Milano
Mar-ven 15.30-19.30
Ingresso libero