Francesca Woodman
Andre de Dienes
Tom Kelley
Bruno Bernard
George Barris
Philippe Halsman
Richard Avedon
Bert Stern
Enrico Stefanelli
Giuliana Scime'
'Bye bye baby, Marylin' presenta circa 80 immagini dalla collezione privata di Giuliana Scime' suddivise in tre sezioni: i grandi fotografi; professione e vita privata; 'Marilyn e il desiderio collettivo'. La mostra 'Francesca Woodman' espone 20 immagini dalla collezione privata di Carla Sozzani, un complesso ed intimo diario delle emozioni, ansie, desideri e sogni, pensieri e drammi adolescenziali della giovanissima fotografa. 'Horst P. Horst', presenta 50 fotografie di moda, ritratti e studi di nudo del fotografo, tra cui alcune rarissime stampe vintage e stampe al platino inedite in Europa. Nell'ambito del LUCCADigitalPHOTOfest.
BYE, BYE BABY“REMEMBER YOU’RE MY BABY”
a cura di Giuliana Scimé
Quasi un sospiro, quella voce.
Adorata dagli uomini, e amata dalle donne, ma come e' possibile?
Le donne provano gelosie mortali per la donna che: “...rappresenta un
qualcosa che noi tutti vogliamo nei nostri sogni irrealizzati. ” disse Jean
Negulesco che la diresse in Come sposare un milionario.
Impersonava, ed impersona, il desiderio e il sogno.
“Marilyn Monroe, sullo schermo, era un’immagine di pura, innocente,
infantile gioia di vivere...Disarmante nella fiducia, la benevolenza e la
gioiosa ostentazione di un bambino o di un cucciolo che e' felice di
mostrare le proprie attrattive come il miglior regalo che puo' offrire agli
altri, e che si aspetta di essere ammirato, non ferito.” Cosi' scrisse Ayn
Rand sul Los Angeles Times il 19 agosto del 1962. Un ritratto che
tratteggia – a distanza di quasi mezzo secolo – un personaggio
intramontabile nell’immaginario collettivo.
Un personaggio che riconosciamo autentico, e non di artefatta
costruzione.
Le sue dichiarazioni confermano la rarità di una diva che nega il proprio
ruolo pubblico per affermare se stessa: “Voglio invecchiare senza
interventi di plastica facciale. Voglio avere il coraggio di essere leale con
il mio volto. A volte penso che sarebbe più facile evitare l’anzianità',
morire giovane, ma così non si completerebbe mai la vita. Vorreste voi?
Non conoscereste mai completamente voi stessi.”
Il destino le ha impedito di conoscere se stessa.
Tanti fotografi hanno ripreso Marilyn, però soltanto pochissimi hanno
seguito la sua carriera e la sua vita privata con costanza e per lunghi
periodi.
Sono le loro immagini che hanno contribuito alla nascita del mito e lo
hanno tramandato nel tempo. Questi autori sono gli interpreti del
fascino e della personalista di una grande donna e indimenticabile
attrice.
Andre de Dienes , nel 1945, crede nella giovane Norma Jeane come
modella. Per cinque settimane viaggiano in California, Nevada e New
Mexico. Le fotografie saranno pubblicate da varie riviste nel mondo.
Tom Kelley ha firmato la celebre fotografia che, nel 1949, apparve sul
calendario Miss Golden Dreams e, in seguito, fu pubblicata da Playboy
come poster. La ‘scandalosa’ immagine aprì a Marilyn le porte del
successo.
Bruno Bernard, fotografo professionale, è considerato lo scopritore di
Marilyn, colui che attraverso le sue immagini iniziò a imporre la
straordinaria personalista dell’attrice.
George Barris, fotografo personale della diva, seguì le riprese di uno dei
suoi più celebri film, Quando la moglie e' in vacanza. Sono di Barris le
popolarissime riprese di Marilyn con la gonna bianca sollevata dall’aria
della metropolitana.
Philippe Halsman, fra i più inventivi ritrattisti della storia della
fotografia. Il suo lavoro su Marilyn e' uno studio del volto e del corpo
dell’attrice: fotografie bizzarre, esaltazione dell’armonia, momenti
privati.
Richard Avedon esalta la sensualità della donna in pochissime fotografie
a colori. In una serie, si serve di Marilyn Monroe per interpretare
‘femmine fatali’ del cinema: Clara Bow, Theda Bara, Jean Harlow,
Marlene Dietrich, Lillian Russell. Divertenti travestimenti che svelano
l’aspetto ludico del rigoroso Avedon e la duttile capacità di Marilyn. Era
il 1958 e il servizio era stato commissionato dalla rivista Life.
Bert Stern, il suo lavoro noto come ‘The last Sitting’ e' l’ultima
testimonianza su Marilyn Monroe. Le riprese furono eseguite nel giugno
del 1962, sei settimane prima che l’attrice morisse. In immagini di una
bellezza rara, Stern tramanda il mito intramontabile.
E la vita privata, e i set cinematografici? Non mancava mai almeno un
fotografo per testimoniare il suo brevissimo percorso da quando era una
fresca bellezza di provincia alla sua partecipazione agli spettacoli per le
truppe americane in Corea; dalle immagini delle case cinematografiche
per il suo lancio alle photo still per la pubblicita' dei film.
Sopravvissuta al tempo e alle mode, impietosi nella cancellazione della
memoria e della fama, Marilyn ebbe davvero una carriera brevissima.
Nel 1947 recita una particina in un film, non compare nemmeno fra gli
interpreti; Niagara, che la rende popolare, e' del 1953. L’ultimo, rimasto
incompleto, Something's Got To Give e' del 1962.
---------------------------------
'FRANCESCA WOODMAN'
in collaborazione con Galleria Carla Sozzani, Milano
Sconosciuto al grande pubblico per molto tempo, il lavoro di Francesca
Woodman rivela un mondo di grande forza emozionale.
Nata a Denver nel 1958, cresciuta in una famiglia di artisti, si interessa
alla fotografia e realizza i primi lavori a soli 13 anni.
Grazie ad una borsa di studio della Rhode Island School of Design di
Providence, tra il 1977 e il 1978 vive a Roma, e ne subisce forte
l’influenza del classicismo, nelle componenti di sensualista e
decadenza.
A Roma frequenta la Galleria Maldoror, dove debutta con la prima
esposizione dei suoi lavori.
Al rientro negli Stati Uniti, si stabilisce a New York e si dedica alla
realizzazione di alcuni libri delle sue fotografie, Some Disordered
Interior Geometries è pubblicato nel 1981, anno in cui si toglie la vita.
Il disagio di un’adolescente che non sa accettare la naturale
trasformazione, di spirito e corpo, dell’età' adulta, la solitudine
interiore e la coscienza dolorosa della sua esistenza, la portano a
chiudere la propria vita con un gesto drammatico.
Lei stessa è modella in quasi tutte le sue fotografie: la figura di
Francesca si smaterializza attraverso il movimento rapido del corpo-
come nella serie House (1975-76) in cui gioca a nascondino con il
riverbero di luce di una finestra o dietro la pericolante cornice di un
camino- e si identifica spesso in quella presenza-assenza che sono gli
angeli, come nell’opera Angels del periodo romano.
Il suo corpo diventa un mezzo per esprimersi come gli oggetti che la
circondano - guanti, scarpe con tacchi alti, lenzuola, specchi, porte -
oggetti che si rincorrono l’un con l’altro in spazi vuoti illuminati da una
luce che pare dissolverli.
Francesca Woodman utilizza lo strumento fotografico per
rappresentare ed esprimere l’identità femminile in quella particolare
età che va dall’adolescenza alla prima fase adulta.
La sua opera si sviluppa attorno allo studio del rapporto primario tra il
proprio corpo e lo spazio, e al modo in cui questo rapporto viene
rappresentato attraverso la fotografia.
La mostra presenta circa 20 opere: dalle prime fotografie del 1973-74
in cui già sono presenti tutte le problematiche future. La serie Space
del 1975-76 mostra una Francesca Woodman che combatte per
diventare bi-dimensionale; la serie Angels realizzata a Roma la mostra
senza peso, sollevata da terra: vola come un angelo.
Infine una immagine blueprint, realizzata a New York.
Francesca Woodman nasce il 3 Aprile 1958 a Denver nel Colorado. Sua
madre Betty è ceramista e suo padre George pittore, Francesca cresce
assieme al fratello Charlie nello studio dei genitori e passa gran parte
della sua giovinezza nella città universitaria di Boulder.
Dal 1963-1971 frequenta la scuola pubblica a Boulder e prende lezioni
di pianoforte. Nel 1965 l’intera famiglia, seguendo la passione per
l’Italia, si trasferisce a Firenze per un anno e acquista una casa in
Toscana.
Nel 1972 viene ammessa alla Abbot Accademy, ad Andover nel
Massachussets, una scuola privata per sole donne, tra i pochi licei
americani con corsi di arte. In quel periodo, sviluppa un grande
interesse per le novelle di Colette. Guidata da una delle sue insegnanti,
scopre la fotografia ed inizia ad esplorare le proprie capacità in questa
disciplina dell'arte.
Nel giugno 1975 si diploma a Boulder. Da settembre frequenta a
Providence la Rhode Island School of Design (Aaron Siskind e' tra i
suoi professori) e dimostra fin dall’inizio determinazione nei suoi
interessi, ammira il lavoro di Man Ray, Duane Michals, Arthur Fellig
Weegee. Risiede in un grande appartamento/studio semivuoto
nell’edificio industriale di Pilgrim Mills dove ambienta numerose
fotografie.
Nel 1977-1978 vive a Roma grazie alla borsa di studio ottenuta a
Providence. Ispirata dalle sculture barocche inizia a sviluppare il tema
degli “angeli” (On Being an Angel, 1977-1978). Suoi interessi principali
sono il Simbolismo fotografico di Max Klinger, a cui si ispira per la serie
Eel Series (1977) e il Futurismo. A Roma, inoltre, conosce il gruppo
degli artisti della Transavanguardia.
Nle 1979 consegue il B.F.A. in fotografia e si trasferisce a New York in
un appartamento sulla Seconda Strada. Trascorre l’estate a
Standwood, Washington, insieme al suo compagno, dove stampa un
gruppo di fotografie che ripropone il tema del corpo in comunione con
la natura. A New York trasloca a East Village, Dodicesima Strada, e si
mantiene facendo vari lavori: segretaria, assistente fotografa,
modella. Sperimenta anche la fotografia di moda ispirandosi al lavoro
di Deborah Turbeville.
Nel 1980 e' invitata come artista residente alla MacDowell Colony
(Peterbough, New Hampshire). Tornata a New York partecipa ad una
serie di collettive alla Daniel Wolf Gallery, incontrando critici quali
Peter Frank e Max Kozloff. All’Alternative Museum di New York espone
i suoi ultimi diazotypes, fotografie stampate su carta blu o seppia.
Nel 1981 viene pubblicato “Some Disordered Interior Geometries”, uno
dei sei quaderni fotografici progettati durante il soggiorno romano. Il
19 gennaio si suicida.
-------------------------------
'Horst P. Horst'
a cura di Enrico Stefanelli
"Horst P. Horst", in collaborazione con la Staley-Wise Gallery di New York, 50
fotografie di Horst P. Horst: moda, ritratti e studi di nudo, tra cui alcune
rarissime stampe vintage e stampe al platino inedite in Europa. La mostra è a cura
di Enrico Stefanelli. Horst P. Horst è stato uno dei più celebrati fotografi di
glamour, un genio insuperato per la sapienza delle sue coreografie e per l'uso
delle luci.
Immagine: Bert Stern, THE LAST SITTING, Courtesy Collezione Giuliana Scimé
Ufficio stampa: Studio Esseci
via San Mattia, 16 - 35121 Padova Tel. 049 663499 - Fax. 049 655098
info@studioesseci.net
Inaugurazione 19 Novembre 2010
Palazzo Ducale
Cortile Carrara, Lucca
Orari: lun – dom 10,00 – 19,30
Apertura: 13 dicembre 2010- 30 gennaio 2011
Orari: lun – ven 15,00 -19,30
sab – dom 10,00 – 19,30
NB: 25 dicembre 2010 e 1 gennaio 2011 CHIUSO
BIGLIETTO CUMULATIVO € 18
B Palazzo Ducale € 13