Le opere di Domenico D'Oora di spessore e presenza oggettuale, generalmente di forma quadrata, o elissi e tondi, sono pressoché monocromatiche, prodotte con una particolare tecnica acrilica che conferisce loro un aspetto translucido e plasticato, luminoso e mobile, in contrasto con inserti di campiture pittoriche omogenee a rilievo.
La sua pittura, di principi geometrico-minimali, è divenuta particolarmente attenta all'evolversi della sostanza formale del linguaggio dei media, e nella loro sempre più accentuata evanescenza, vuole recuperare una possibile visione di rarefatta poesia, individuale e collettiva, contemporanea significativamente restando impersonale.
Scrive nella presentazione Roberto Borghi: ''D'Oora intende la bellezza proprio in quest'ottica cognitiva e sensitiva insieme. Risulta chiaro, di conseguenza, che le sue opere possiedono una doppia finalità societaria. La prima, di natura esterna, consiste appunto nella bellezza, ottenuta associando conoscenza e sensibilità . La seconda, di ordine interno, nell'opera stessa, che scaturisce dall'ormai inedito assemblaggio di arte e bellezza'Mettere in posizione.
Per chi, come D'Oora, dipinge unicamente delle forme geometriche di puro colore, la collocazione di tali forme nello spazio ha un'importanza capitale. Le diverse posizioni delle figure basilari vanno in tal modo a costituire una sorta di linguaggio cifrato che, nel corso del tempo, subisce un processo di sintesi evolutiva.
Le forme, nei dipinti di D'Oora, tendono progressivamente a semplificarsi e, in parallelo, ad arricchirsi al proprio interno. Il nostro artista, insomma, tende ad usare un linguaggio di posizioni sempre più esiguo, sempre meno ricco di varianti significative, a cui fa da riscontro, tuttavia, un alto grado di allusività del singolo elemento linguistico.
Velare. Un verbo di heideggeriana memoria che chiama in causa il problema del fare chiarezza. D'Oora, anche in questo caso, intende l'espressione in termini letterali. Le sue velature, infatti, generano un effetto di massima trasparenza che non svela affatto, però, l'essenza dell'opera.
Il cuore dell'immagine, la sua intima necessità formale, insomma, invece che essere svelata dal chiarore cromatico, è rivelata - anche qui, nel senso letterale di ulteriormente nascosta. E', quindi, espressa attraverso il suo nascondimento, celata dalla sua ostentazione, dalla sua trasparenza. Un connubio di azioni contrastanti, ma perfettamente e reciprocamente programmate, che dà ragione a chi intende l'opera d'arte come un felice paradosso.
Guidare lo sguardo. Le opere di D'Oora permettono al loro fruitore di compiere una sorta di indagine cognitiva della dimensione dello spazio attraverso l'uso del colore. Per questa ragione sono strutturate secondo un preciso percorso dello sguardo, che viene incanalato in zone luminose e rarefatte, in cui la bellezza si manifesta nello splendore della propria conoscenza .'
Spazio Cesare da Sesto
P.zza Mazzini
Sesto Calende