Fogli in forma di libri e altre carte dedicate a Paul Celan. L'esposizione si ispira ai versi del poeta romeno morto a Parigi nel 1970, e' composta da 7 libri d'artista e 4 tavole su carta. Opere esili, realizzate adoperando legni, piume, capelli, aghi di porcospino, ecc. Un approccio che esprime il tentativo di stabilire un contatto intimo.
La diagonale / libreria presenta Fogli in forma di libri e altre Carte dedicate a Paul Celan, una mostra di Giosetta Fioroni dedicata al grande poeta nato in Romania nel 1920 e morto a Parigi nel 1970, forse il maggior poeta in lingua tedesca del XX° secolo. Sette libri d’artista e quattro tavole su Carta a mano sono le opere esposte.
Scrive Giosetta Fioroni: “Per queste mie esili opere (fogli piegati in forma di libro) ispirati volta a volta a un solo verso, a più versi, o al titolo di una raccolta, ho adoperato, dunque, una serie di elementi tutti riconoscibili nella loro fisicità, legno, specchio, piume, sassi, capelli (veri), aghi di porcospino, ecc. ecc. Un approccio, oltre l’idea di leggere, di decifrare, nel tentativo di avvicinarsi, di... “andare”, toccare, stabilire un intimo contatto.”
Giosetta Fioroni nasce a Roma, dove vive e lavora attualmente, da una famiglia di artisti.
Allieva di Toti Scialoja all’Accademia di Belle Arti della capitale, è l’unica donna a far parte della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, insieme ad artisti come Tano Festa, Mario Schifano e Franco Angeli.
Nel 1956 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Ha collaborato inoltre con numerosi scrittori italiani, illustrandone i libri, pubblicato poesie, memorie, fiabe e raccolte di immagini.
Le sue opere sono nei principali musei italiani.
“Le poesie: sono anche regali-regali per chi è attento, regali che portano con sé destino”
Paul Celan in una lettera a Hans Bender, Parigi 18 maggio 1960
La poesia di Paul Celan (Czernowitz 1920-Parigi 1970) è provocatrice di immagini. L’astrusa bellezza delle sue parole, l’attenzione ai suoni, le meditate opposizioni, “l’accavallarsi dei concetti, il sovrapporsi dei riferimenti”, come ebbe a scrivere lui stesso, si traducono per me in una serie di visioni.
Questa poesia, come tutti i suoi lettori sanno, ha qualcosa di irraggiungibile, ma il mio desiderio di indagarla è stato costante nel corso degli anni.
La sua precisione parossistica, a volte inafferrabile, che da adito a molteplici immagini, mi ha ispirato una trascrizione in figure che penso vicina al memorabile “laboratorio” Celaniano, crogiuolo di persone, paesaggi, eventi, amori, respiro, occhi, capelli, mani, notte, buio, neve, acqua e…tanto altro.
Il desiderio di pormi su una via, parallela e mai illustrativa dell’opera de poeta è stato elemento elettivo e ricorrente.
Mi sono orientata sulla necessità di usare materiali eterogenei, sia nella scelta del supporto che nell’estensione del lavoro.
Materiali non solo eterogenei, ma tattili, tangibili collage, materici accumuli, da avvicinare alle parole del poeta…che si innalzano dalle pagine sbalzate con vivo chiaroscuro: tragiche, dolenti, sensuali, imperative.
Per queste mie esili opere (fogli piegati in forma di libro) ispirati volta a volta a un solo verso, a più versi, o al titolo di una raccolta, ho adoperato, dunque, una serie di elementi tutti riconoscibili nella loro fisicità, legno, specchio, piume, sassi, capelli (veri), aghi di porcospino, ecc. ecc. Un approccio, oltre l’idea di leggere, di decifrare, nel tentativo di avvicinarsi, di... “andare”, toccare, stabilire un intimo contatto.
Il mondo di Paul Celan non si concede facilmente al lettore, necessita di concentrazione, passione.
Giuseppe Bevilacqua, insigne germanista, studioso e grande traduttore del poeta, in un saggio indimenticabile, ci introduce, tra l’altro, al problema della lingua, la lingua tedesca (adottata per sempre da Celan per devozione al parlare materno) elemento espressivo centrale nell’opera dell’artista che la adopera con cesure e violente “modificazioni” ottenendo così sonorità inaspettate e mirabili.
La vita di Paul Celan, dopo un lungo periodo di disagi psichici, si chiude con un suicidio per acqua. L’ultima poesia è Der Tod e il primo verso suona così: “Ecco la morte, un infuso azzurro”.
Giosetta Fioroni
Ufficio stampa: Studio Martinotti
via Carlo Mirabello, 23 Roma tel 06 97848570, fax 06 97848570 martinotti@lagenziarisorse.it
Inaugurazione 24 novembre ore 18.30
Galleria Diagonale
via in Caterina, 83c Roma
Orari: da martedì a sabato 11-13 e 15-20