Galleria Antologia Arte Moderna e Contemporanea
Sinfonia In Bianco e Nero 1907/1929. In mostra un corpus scelto di cinquanta tra incisioni, retouche', acquatinte e acqueforti dalle prime esperienze parigine del 1907 fino al 1929 cui data l'ultimo lavoro esposto.
a cura di Camillo Mapelli ; Matteo Mapelli
Testo in catalogo a cura di Elena Pontiggia
Anselmo Bucci è stato uno dei maggiori incisori italiani del ventesimo secolo. Anche i suoi detrattori ( Bucci ne ha avuti più che mai) ammettono che le sue incisioni sono speciali. E non potrebbe essere diversamente per un artista che nel 1930, non lontano dalla soglia dei cinquant’ anni, tracciando un bilancio di tutta la sua ricerca ha detto di sé: “Ho inciso per furore, per piacere e per necessità. Se un gatto o un amico stavano fermi tre minuti, afferravo non l’album e la matita, ma una lastra e una punta”.
A Parigi dove era giunto da Monza nel 1906 e dove aveva resistito ostinatamente tra mille stenti, soffrendo il freddo, le umiliazioni, la fame (è rimasta famosa la sua battuta: “Sono arrivato a Parigi nel 1906, ho fatto il primo pasto nel 1910”) prima di ottenere, proprio con le acqueforti, i primi riconoscimenti, a cominciare dalla lode di Apollinaire; a Parigi, dicevamo, andava in giro tenendo in tasca una lastra di zinco da pochi soldi e la estraeva velocemente quando vedeva qualcosa che attirava la sua attenzione, quello che gli interessava era la vita. Bucci è stato il più impressionista dei novecentisti, il più italiano degli impressionisti. Accanto agli schizzi e alle impressioni di Paris qui bouge - cioè “Parigi che si muove”, ma sarebbe meglio tradurre “Parigi che vive” - non ha dimenticato quei temi della tradizione artistica che gli impressionisti avevano eliminato, considerandoli poco moderni. Così, accanto alle sensazioni fresche e immediate, accanto alle istantanee su lastra, come bisognerebbe chiamare alcune acqueforti di Bucci che apparentemente raccontano la vita di Parigi, ma in realtà raccontano la vita di tutti, troviamo tra le sue opere ritratti e autoritratti, soggetti storici e letterari, soggetti esotici e soggetti senza tempo.
Bucci riesce a trarre dal bianco e nero una sinfonia, un mosaico, una tavolozza di colori, il suo bianco e nero ha modulazioni infinite. Sotto le sue dita quel binomio così limitato si estende dal grigio perla al grigio ardesia, dal grigio argento al grigio peltro, dal grigio acciaio al grigio sabbia e, ancora, dal nero di velluto al nero di carbone, dal nero di petrolio al nero di seppia, dal nerofumo al nero d’inchiostro e, infine, a tutta la carovana dei bianchi, la cui luce è sempre diversa. Accanto al colore, anzi più ancora del colore, valgono i segni: ora profondi e scavati, ora lievi come se avessero paura di toccare la lastra; ora convulsi e nervosi fino a coagularsi e a confondersi in una macchia, ora precisi e pazienti come se fossero tracciati da un amanuense medioevale, da un frate certosino. L’incisione, un arte materialmente povera, ma quando a praticarla è un maestro come Bucci, quell’arte povera diventa arte senza aggettivi. E tra le più alte.
Questa nuova mostra personale dedicata al maestro marchigiano, la terza organizzata presso gli spazi espositivi della Galleria Antologia, propone una campionatura esaustiva della grafica dell’artista. Una rassegna diversa, sicuramente sperimentale e con un forte “spirito di ricerca”. In mostra un corpus scelto di cinquanta tra incisioni, retouchè, acquatinte e acqueforti dalle prime esperienze parigine del 1907 fino al 1929 cui data l’ultimo lavoro esposto.
Galleria Antologia Arte Moderna e Contemporanea
via B. Zucchi, 14 - Monza
Da martedi a sabato 10-12.30 e 15.30-19.30 chiuso domenica e lunedi mattina
Ingresso libero