La mostra e' articolata in tre sezioni - 'L'incanto delle donne del mare. Le Ama di Hekura nell'opera di Fosco Maraini', 'L'isola degli dei. Bali nell'opera di Gotthard Schuh' e 'L'India al tempo di Gandhi. Fotografie di Walter Bosshard' - che restituiscono attraverso l'occhio di tre straordinari fotografi e intellettuali europei un Oriente rarefatto e lontano negli anni che precedono il secondo conflitto mondiale.
Palazzo Bertalazone inaugura la stagione espositiva 2011 con una proficua collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano e portando a Torino una preziosa mostra di fotografie d’arte dal titolo ESOVISIONI con opere di Fosco Maraini, Gotthard Schuh e Walter Bosshard.
La mostra è articolata in tre sezioni: L’incanto delle donne del mare. Le Ama di Hekura nell’opera di Fosco Maraini; L’isola degli dèi. Bali nell’opera di Gotthard Schuh e L’India al tempo di Gandhi. Fotografie di Walter Bosshard che ci restituiscono attraverso l’occhio di tre straordinari fotografi e intellettuali europei un Oriente rarefatto e lontano negli anni che precedono il secondo conflitto mondiale.
Le donne pescatrici di awabi immortalate da Maraini nelle acque al largo del Giappone rappresentano probabilmente il primo reportage etnografico subacqueo e sono testimoni di un luogo ancora sconosciuto e affascinante, vibrante di vitalità ed erotismo agli occhi di un europeo, mentre all’orizzonte già si presagiva il declino di un mondo destinato, di lì a poco, a sparire.
La stessa sensualità e la stessa spensieratezza traspare dalle immagini con le quali Gotthard Schuh riprende la vita balinese apparentemente ritmata soltanto dai cicli della natura e delle festività religiose. Un’atmosfera, a ben vedere, agli antipodi rispetto al grigiore e alla chiusura dell’Europa che sta inesorabilmente entrando nel luttuoso periodo della II guerra mondiale.
Un medesimo stato di sospensione, anche se per ragioni stilistiche e morali diverse, è quello che ci restituiscono le immagini del reportage che Bosshard ha realizzato in India nel 1930; i suoi sono ritratti scevri da un’interpretazione autoriale, il fotografo ha infatti realizzato ciò che Henri Cartier-Bresson teorizzava e cioè che fotografare “È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere” e non di “… affermare la propria originalità”. E il non voler esprimere un giudizio, il non voler influenzare l’osservatore è la cifra stilistica di Bosshard che ritrae Gandhi nella sua vita privata con quel taglio di semplicissima, ma non di meno autorevole, ieraticità che diverrà d’allora in poi uno degli stereotipi dell’iconografia pubblica del Mahatma. Bosshard riesce così, come solo i grandi sanno fare, a mettersi in secondo piano e a far parlare i protagonisti dei suoi ritratti rendendo il suo un reportage ineguagliabile e consacrandolo tra i maggiori fotografi al mondo.
Dal 28 gennaio sarà dunque l’occasione per immergersi in un luogo e in un tempo lontani che non mancheranno di suggestionare il pubblico per la forza, l’immediatezza e la contemporaneità di immagini che appartengono, purtroppo, ad un’altra epoca.
Ufficio Stampa Emanuela Bernascone
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Inaugurazione 27 gennaio ore 18
Palazzo Bertalazone di San Fermo
via San Francesco D'Assisi, 14 - Torino
Dal martedi al sabato ore 15 -19
Ingresso libero