Carla Accardi
Osvaldo Licini
Gastone Novelli
Fausto Melotti
Luca Massimo Barbero
Gabriella Belli
Alessandra Tiddia
L'antologica di Carla Accardi si presenta come una grande mostra-installazione che vede l'artista protagonista con le sue opere e con una personale interpretazione delle architetture del Palazzo. Qui si susseguono i suoi primi lavori sul dialogo tra spazio, segno e colore, sino alle superfici trasparenti e alle installazioni di grandi dimensioni. Inoltre la Fondazione propone 27 opere pittoriche di Osvaldo Licini, Fausto Melotti e Gastone Novelli nella mostra 'Segni come sogni' in collaborazione con il Mart di Rovereto. Gli artisti sono accomunati in una dimensione anti-volumentrica che potrebbe essere declinata nelle parole della leggerezza e del gioco.
CARLA ACCARDI. Segno e trasparenza
a cura di Luca Massimo Barbero
La Fondazione che Alfio Puglisi Cosentino ha creato a Palazzo Valle, nel cuore di Catania, propone, dal 6 febbraio al 12 giugno 2011, una grande mostra di Carla Accardi curata da Luca Massimo Barbero.
Sarà una mostra assolutamente irrepetibile: l’artista, infatti, ne è doppiamente protagonista: con le sue opere ma anche con una sua personale interpretazione delle architetture e degli spazi dello storico Palazzo, capolavoro del Vaccarini, per i quali ha appositamente realizzato un lavoro che sarà esposto nell’ultima sala e Vie alternative, grande opera permanente in ceramica per il cortile. Una grande mostra-installazione, quindi.
Lungo questo percorso attraverso il Palazzo, si intrecceranno e susseguiranno in un ordine ideale i suoi primi lavori sul dialogo tra spazio, segno e colore, sino alle sperimentali superfici trasparenti di sicofoil, su cui dipinge, e alle articolate installazioni di grande dimensione.
Carla Accardi (Trapani, 1924) vive e lavora a Roma dal 1946. Ha partecipato al gruppo romano Forma dal 1947 ed è considerata uno tra i protagonisti dell’arte astratta italiana dal secondo dopoguerra: dal 1948 ha partecipato in più occasioni alla Biennale di Venezia. Il suo lavoro si fonda sulla feconda interazione tra segno, superficie, luce e colore, che si dirama in realizzazioni che spaziano dal dipinto all’installazione.
Le prime sale della mostra saranno dedicate alle articolazioni di quelli che possono essere definiti i “segni cromatici” della Accardi, che iniziano a proliferare sulle tele dei primi anni Cinquanta in configurazioni libere e distese, per poi assumere alla metà del decennio la caratteristica bicromia del positivo / negativo, che determina la superficie tra bianco e nero. Un intenzionale scarto cronologico, nella medesima sala, mette in relazione questi lavori con l’installazione Casa Labirinto del 1999-2000, opera percorribile in cui il plexiglas è attraversato da segni grigi e neri, proponendo un confronto diretto tra le diramate stagioni espressive di Accardi.
Dopo una sala dedicata alla serie delle opere a sviluppo centrico, denominate “tondi” o “cervelli”, la mostra concentrerà la propria attenzione sulla strutturazione del segno in griglie e regolarità ritmiche, di cui oggi si può leggere la straordinaria attualità sia cromatica sia linguistica. Anche per queste ragioni, la mostra approfondisce in modo inedito e come mai in precedenza la fisicità del dialogo tra segno e trasparenza nel lavoro di Accardi: si concentra così in particolare sulle opere realizzate su sicofoil, che vanno dai lavori su telaio rettangolare o quadrato, agli accenni installativi dei telai sagomati, alle vere e proprie realizzazioni in chiave ambientale oltre il dipinto.
A sottolineare questa tensione ambientale del lavoro di Accardi, l’intero itinerario della mostra è concepito come un percorso nel Palazzo che dialoga con la fisicità stessa delle sue sale, anche attraverso opere recenti e realizzate per l’occasione, come la grande superficie di ceramica concepita per il suo cortile. Il tracciato dell’esposizione sarà inoltre punteggiato da installazioni collocate in relazione con l’architettura e con le opere alle pareti, come ad esempio Rotoli (1965-69), Cilindrocono (1972), Paravento (1972), la serie dei Coni in maiolica (2004), Si dividono invano (2006).
Al piano superiore, la mostra presenta una straordinaria sala dedicata ai grandi dipinti realizzati dall’artista per la sua sala personale alla Biennale di Venezia del 1988, per culminare con Pavimento in ceramica (2007), grande lavoro che realizza la fusione di architettura e segno: pavimento di piastrelle in gres dipinto, con segni alternati di colore verde e cobalto su sfondo bianco, che intende anche rimandare a un forte legame con la tradizione creativa delle arti applicate in Sicilia ed è stata realizzata a quattro mani con Gianna Nannini, che ha concepito per essa un suo brano come specifica presenza sonora parallela a quella visiva.
La mostra realizzata in collaborazione con lo Studio Accardi, sede dell’archivio dell’artista, RAM radio arte mobile di Roma, sua principale galleria di riferimento e ZERYNTHIA Associazione per l’Arte Contemporanea, è il primo grande evento espositivo dell’artista in Italia dopo la serie di significative mostre internazionali che le sono state dedicate, come quella al Centro Cultural Recoleta di Buenos Aires.
Inoltre sarà anche importante occasione per presentare al pubblico il nuovo libro di Germano Celant “Carla Accardi. La vita delle forme”, in corso di pubblicazione, che raccoglie le opere dal 1996 al 2009, con un’integrazione del catalogo generale, attraverso gli inediti dal 1946 al 1995.
In occasione della mostra, verrà pubblicata una monografia a colori a cura di Luca Massimo Barbero, edita da Silvana Editoriale, che attraverso un ricco apparato iconografico intrecciato a saggi inediti e a una selezione di materiali documentari, intende proporre un percorso di lettura mirato dell’opera di Accardi, dedicato alla relazione tra segno e trasparenza.
Mostra a cura di Luca Massimo Barbero, promossa dalla Fondazione Puglisi Cosentino in collaborazione con Studio Accardi, RAM radio arte mobile e ZERYNTHIA Associazione per l’Arte Contemporanea. Sponsor Finsole Spa e Acqua Azzurra Spa. Sponsor tecnici Il Principe Hotel, Katane Palace Hotel, Ristorante Al Massimo.
Monografia sull’artista a cura di Luca Massimo Barbero edita da Silvana Editoriale.
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SEGNI COME SOGNI. Licini, Melotti e Novelli fra astrazione e poesia
A cura di: Gabriella Belli e Alessandra Tiddia
in collaborazione con: Mart- Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Accanto alla grande antologica dedicata a Carla Accardi, la Fondazione Puglisi Cosentino propone a Palazzo Valle un secondo, prezioso appuntamento espositivo. E’ quello con le 27 selezionatissime opere di “Segni come sogni. Licini, Melotti e Novelli fra astrazione e poesia”. La mostra è curata da Gabriella Belli e Alessandra Tiddia e organizzata dalla Fondazione presieduta da Alfio Puglisi Cosentino in collaborazione con il MART – Museo di arte contemporanea di Trento e. “Segni come sogni” avrà gli stessi orari e la medesima durata della mostra sulla Accardi, ovvero dal 6 febbraio al 12 giugno, così come unico sarà il biglietto di ingresso.
Cosa accomuna due pittori come Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado (AP), 1894 - 1958) e Gastone Novelli (Vienna, 1925 - Milano,1968), e uno scultore come Fausto Melotti (Rovereto, 1901 - Milano, 1986)?
Non l’appartenenza a una medesima stagione artistica ma una comune vocazione lirica attraverso lo sviluppo di una dimensione anti-volumentrica, che potrebbe essere declinata nelle parole della leggerezza, del gioco, della fantasia.
Licini e Melotti appartengono a quella generazione che più direttamente ha desunto da Klee e Kandinsky i modi dell’astrazione lirica, ma condividono con il più giovane Novelli il rifiuto della solidità costruttivista in favore di una libertà espressiva che attinge alla fantasia e all’inconscio, e all’ironia come serbatoii di immagini e visioni.
Nelle Amalasunte di Licini come ad esempio nella piccola quanto straordinaria Amalasunta con trombetta su fondo giallo (1949) ritroviamo l’ironia surrealista che rende lo spazio luogo dello stupore analogamente a quanto rivelano le sculture di Melotti, come Nel deserto (1977) o Le contrade (1977), risultato di una creatività fluida e ricca di humor.
La leggiadria ironica che accomuna i lavori di questi due artisti qui esposti può essere letta come un’alternativa mediterranea alla lezione dell’astrattismo lirico che ha contraddistinto gran parte della produzione artistica italiana e internazionale dell’immediato dopoguerra, influenzando anche la generazione seguente a cui appartengono Carla Accardi ma anche Gastone Novelli, che proprio alla fine degli anni '50 esponeva insieme all’Accardi nelle mostre romane con opere come Paura clandestina (1959), qui presentata.
Il suo lavoro, rappresentato in mostra da un piccolo nucleo di dipinti di grande importanza, come La montagna degli Adepti (1962) o Guerra alla guerra (1968) che ha partecipato alla contestata Biennale del 1968, affidano al segno un sentimento che lo associa a Licini e Melotti: quell‘ironica allusione al mondo delle cose, all’universo di quegli oggetti divisi fra regola e astrazione.
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo tel. 049.663499
info@studioesseci.net
Immagine: Carla Accardi: Labirinto rosso, 1979 sicofoil su legno dipinto 70x70 cm
Conferenza stampa Sabato 5 febbraio ore 10.00
Catania, Palazzo Valle, via Vittorio Emanuele 122
Seguira' la visita della mostra guidata dai curatori
Fondazione Puglisi Cosentino
Palazzo Valle, via Vittorio Emanuele 122, Catania
Orario: dal martedì alla domenica 10-13.00; 16.00-19.30 il sabato sino alle 21.30; chiuso il lunedì; aperture straordinarie su prenotazione.
La biglietteria chiude mezz’ora prima.
Biglietti interi: 8 euro, ridotti: 5 euro, scolaresche: 2,50 euro, i pomeriggi di martedì e venerdì ingresso 1 €.