Packaging Art. I segni di un'epoca. Opere per un pubblico di estrazione urbana, indistinguibile quanto all'individualita', ma genericamente sensibile alle sollecitazioni pubblicitarie.
a cura di Elisa Castelletti
“Giordano Redaelli è un esperto in packaging, oltre che un grafico e un visual designer. La sua conoscenza specialistica nei linguaggi dei mass media fa sì che il pubblico al quale si rivolge è di estrazione urbana, indistinguibile quanto all'individualità ma genericamente sensibile alle sollecitazioni pubblicitarie, tanto da acquisirne i messaggi come un necessario compendio della quotidianità.
La professione di Redaelli è quindi il viatico per un'arte che si dichiara fin dalla sua ideazione motivata non dalla realtà sociale in quanto tale, ma dalla sua proiezione consumistica. Nell'arte visuale, uscire dall'uso delle icone pubblicitarie che incentivano le vendite per acquisire una loro dimensione diversa, non legata all'utilitarismo commerciale ma alla gratuità della contemplazione, potenziando nel contempo il valore del loro significato estetico/comunicativo, rappresenta la scommessa di una motivazione creativa che molti hanno giocato dal primo Novecento ad oggi. Si sono cimentati adottando tecniche molteplici, dai semplici assemblaggi di immagini strappate da manifesti, giornali, stracci, carte d'uso comune, o mediante una strumentazione più sofisticata, filmati, videoriprese, riproduzioni tipografiche e via dicendo.
L'oggetto- base di questi procedimenti di astrazione o imbalsamazione dal vero (perché di questo si tratta essenzialmente) è sempre stato il prodotto di mercato, dai manifesti lacerati e ricomposti nei “collage” di Rotella all'enfatizzazione di strumenti e pubblicazioni di larga diffusione adottata dagli artisti della pop, da Rauschenberg a Lichtenstein, Oldenburg e Wahrol. Proprio a quest'ultimo s'ispira Redaelli in due suoi lavori, che ritraggono Mao e John Kennedy in pose stereotipate da cartellonistica, proprio come personaggi assurti nel minipantheon della popolarità che una volta si definiva “da rotocalco”, accanto ai divi dello schermo cinematografico o televisivo e ai campioni dello sport. Richiama- SEGNI DI COSTUME NEL TEMPO- le gigantografie della pop art anche una enorme bocca di donna esaltata dal rossetto (“Pupa”).
Il paragone con l'autore delle effigi serializzate di Marilyn Monroe e della zuppa Campbell's si ferma tuttavia qui. Il metodo adottato dall'ideatore della “packaging art” non afferma la sua originalità nel riproporre i volti di eroi della cronaca, ma nel porre in risalto i protagonisti dell'immaginario collettivo che sono divenuti tali grazie alla diffusione delle campagne pubblicitarie, i “persuasori occulti” svelati da un celebre saggio sociologico. Così, servendosi come supporto di un tappeto di etichette o marche tolte da carte da imballo, un fitto puzzle di richiami iconologici, l'artista lombardo traccia su un sottofondo di smalto candido la sagoma di una figura rappresentativa del tema generale che i simboli cartacei suggeriscono, una specie di immagine sintetica, di segnale riassuntivo dell'insieme. Possono essere, questi segnali, oggetti domestici, quali teiere, caffettiere, bottiglie di Coca Cola, oppure dolciumi, caramelle rinfrescanti, caffè dai notissimi nomi, il latte (e la mucca pubblicitaria che ne esalta le virtù). Possono prestarsi anche a moniti salutiferi (“il fumo uccide” accanto a un pacchetto di sigarette), all'esaltazione della passione amorosa (sensuali ballerini di tango con il marchio di un preservativo, l'ombra di un uomo con due mani di donna che ne allacciano il torace). Ma si può apprezzare anche l'efficace riflessione dell'”american dream”, il sogno americano rivissuto dall'Europa postbellica fino al suo offuscamento per la crisi economica, con una serie di icone celebrative, quali “America 2” (sormontata da un'aquila con le ali spiegate), “America 3” (l'emblematica statua della Libertà), “Luna 3” (astronauta che galleggia nello spazio) e “Luna 2” (astronauta che pianta la bandiera stellata sulla crosta della Luna).
Sono tutte immagini che scandiscono il tempo che passa, segnalandone momenti di particolare significato. Ma è soprattutto lo sfondo, con tutte le immagini accattivanti dei prodotti di mercato, che ne certifica il valore di costume universalmente partecipato in quel momento specifico della storia mondiale. E fin qui arriva il messaggio di un'arte che si muove con il passo delle generazioni. Ad una seconda lettura si apprezzano gli accostamenti cromatici non casuali, l'equilibrio dei disegni, la raffinata compostezza dell'esecuzione: le qualità di una consapevolezza estetica dell'arte di sempre, che non risente degli insulti o dell'indifferenza di un tempo che muta più in fretta di chi, faustaniamente, vorrebbe imprigionarlo.”
Tratto dal commento alle opere dell’artista da parte di Alberto Longatti, scrittore e giornalista
Inaugurazione Venerdì 11 febbraio alle 19
Spazio Natta
via Natta, 18 - Como
Orario: Lun-Gio 15.30-19.30 Ven 16.30 - 21.30 Sa - Do 10.30 - 12.30/ 15.30 - 19.30
Ingresso libero