Il progetto nasce da una riflessione che trova il suo centro nella ponderazione della materia che si insinua nella materia stessa. Un progetto che l'artista ha voluto intitolare 'sigma', 18' lettera dell'alfabeto greco, chiamata in causa come simbolo significante diversi concetti in altrettanti contesti, e per questo scelta da Martini per la possibilita' che porta in se' di aprirsi a molteplici significati.
a cura di Marco Tagliagfierro
Il progetto nasce da una riflessione che trova il suo centro nella ponderazione della materia
che si insinua nella materia stessa. Un progetto di mostra personale che Nicola Martini,
Firenze 1984, ha voluto intitolare Σ, ovvero sigma (dal gr. σίγμα o σῖγμα, lat. sigma),
diciottesima lettera dellʼalfabeto greco, chiamata in causa come simbolo significante diversi
concetti in altrettanti contesti, e per questo scelta da Nicola Martini per la possibilità che porta
in sé di aprirsi a molteplici significati. In matematica, accompagnato da indici, il simbolo Σ
indica una sommatoria o una serie; in geometria Σ è spesso usato per indicare una
superficie, in fisica, la lettera maiuscola Σ indica tre particelle del gruppo degli iperoni.
Una
costante nella speculazione intellettuale che Nicola Martini traduce in azione concreta sulla
materia, unʼazione volta ad isolarla nei suoi movimenti interni ed esterni. Un tentativo,
considerato dallo stesso artista come impossibile, di isolare la materia nella materia, dai suoi
movimenti. Una sorta di paradosso. Non si tratta di unʼoperazione titanica, non cʼè niente di
romantico in questo, almeno non negli intenti dellʼartista. Piuttosto potremmo definirla una
sorta di rituale. Va puntualizzato che Martini non lavora sulla sottrazione di materia quanto
piuttosto sulla ricollocazione della stessa. Una ricollocazione nello spazio che è esso stesso
considerato come “materia viva”.
Nicola Martini è solito affermare: “Il lavoro prende il sopravvento, vince sempre lui. La materia
non si accontenta dello spazio che le è dedicato anche se io mi ostino a metterla a confronto
con dei limiti”. Sempre Nicola Martini afferma: “Lo spazio dato è densissimo, è talmente
saturo che non si può concludere nella planimetria di una galleria”. “Non credo che possano
esistere materiali inerti. Ovviamente nemmeno quelli che costituiscono le architetture”. Se per
convenzione siamo abituati a considerarli tali, cioè inerti, ecco che Martini opera per spostare
il gap dellʼintervallo sensoriale. O meglio se noi non possiamo ampliare i nostri sensi, noi
abbiamo, comunque, una certa possibilità di riconoscere le nostre percezioni, diciamo in un
range tra x ed y. Ciò che Nicola Martini tenta di compiere, ed è ben conscio che si tratta di un
tentativo, dicevamo quello che tenta di fare è di spostare questo “range”.
A Nicola Martini
non interessa fondare il suo lavoro su presupposti scientifici, gli interessa, però, investigare la
materia, intendendo questa esperienza come una scoperta continua. Se il processo creativo
implica una fase di perdita di coscienza, è anche vero che ad essa deve subentrare una
riorganizzazione teorica di quello che lʼartista ha prodotto in quella fase. Poi la speculazione
dellʼartista viene applicata alla materia. Se lo spazio è composto da diversi layer, Martini
intende operare tra gli interstizi che si aprono tra questi. Allʼinterno di unʼarchitettura sarà la
materia stessa che Martini vi introdurrà, a sollecitare, a far reagire, a far risuonare, vibrare,
quegli elementi considerati per convenzione inerti. Nicola Martini lavora su un confronto
diretto tra materiali. Quindi va ad agire direttamente sulle forze presenti allʼinterno della
materia, anche semplicemente giustapponendo dei materiali. Citando direttamente l'artista, a
proposito di questa mostra si può aggiungere che: "Lo spazio si presenta e viene inteso
come una cassa toracica pulsante, molle ed elastica allo stesso tempo, per dimensioni e
costituzione materica, un acusmonium naturale messo in vibrazione"."Impulsi sonici
interverranno sulla superficie esterna di queste materie in termini di microscopici e
macroscopici accadimenti, creazione di livelli e sottolivelli".
Nicola Martini è nato nel 1984 a Firenze. Tra le mostre personali si segnala Burial deep in
surfaces, Brown Space, Milano, 2009-2010; tra le partecipazioni a mostre collettive Happy
Birthday, Peep Hole, Milano, 2010; Argonauti, a cura di Andrea Bruciati, Verona 2010; In full
bloom, a cura di Antonio Grulli, Galleria Cortese, Milano, 2010; Festa Mobile, a cura di
Antonio Grulli, Bologna, 2010; Zero Budget Biennal, a cura di Chris Sharp e Johanna Fiducia;
performance program a cura di Antonio Grulli (in collaborazione con Attila Faravelli), Milano,
2010; Amare le persone destinate alle due cose, Ex Arsenale Cavalli, a cura di Christian
Frosi e Diego Perrone, presentata in occasione di Art at Work, Torino, 2009. Tra i progetti si
segnala Laboratorio (con Luigi Presicce, Andrea Kvas, Jacopo Menzani, Vittorio Cavallini,
Attila Faravelli), Brown Project Space, Milano, 2010-2011.
Inaugurazione martedì 15 febbraio 2011, ore 18.30
Viafarini DOCVA, Fabbrica del Vapore
via Procaccini 4, Milano
orario: da martedì a venerdì dalle 11 alle 19
sabato dalle 15 alle 19
ingresso libero