Candrea Chidichino
Eilan Choo
Dragana Iovanovic
Branco Jankovic
Fred Marconi
Silvia Pagani
Una mostra incentrata sull'Astrattismo, con 3 tempere di Andrea Chidichimo, 2 tele modulari di Eilan Choo, quattro opere materiche di Branko Jankovic, tre dipinti dai toni freddi di Dragana Jovanovic e 11 stampe paper cuts di Fred Marconi.
a cura di Silvia Pagani
Dal 2008 Ivano Taccori si occupa di arte e predispone mensilmente il suo spazio ad una serie di mostre volte a raccogliere
opere di artisti contemporanei.
Il tema scelto dallo Spazio Taccori per il mese di febbraio è l’arte astratta.
Per arte astratta si intende comunemente quell’arte che, tralasciando l’effettiva forma reale delle cose, tenta di rappresentarle,
o meglio di astrarne l’essenza attraverso nuove forme e colori. Astrattismo è dunque ribadire l’indipendenza della creazione
artistica dalle contingenze del reale.
Un’opera nata da un processo di astrazione parte però in ogni caso da un oggetto o da un pensiero concreto. L’uomo che vive
questo mondo ne è inevitabilmente forgiato.
Su questa consapevolezza muove l’idea di questa mostra: la declinazione liquida di una nuova forma di concretezza attraverso
l'astrattismo.
Astratto quindi inteso non come fuga dal reale ma come nuova interpretazione di esso: un concreto oltre la sua naturale
superficie, destrutturato, filtrato e ricondotto in una dimensione concretamente astratta.
In un periodo di cambiamenti, in cui niente è come sembra e poco nulla mantiene la sua forma reale, per ritrovare l’essenza
delle cose non ci serve più l’immagine concreta, ma la loro concretezza destrutturata che ritorna attraverso un’immagine solo
apparentemente astratta.
Per Andrea Chidichimo in mostra tre opere -senza titolo- fortemente astratte, dove incontrastato regna il colore che definisce
spazialmente la tela in movimenti liquidi. Nelle tre opere, risulta sicuramente d’impatto l’uso fluido della tempera ad olio che
decompone, annulla, ricrea, destruttura e riadatta la forma secondo un’intenzione che sembra apparirci chiara in un primo
momento ma che richiede in realtà una contemplazione approfondita.
Si distacca visivamente dalle altre opere il tratto stilistico di Eilan Choo che nelle tre tele esposte utilizza e ripropone il medesimo
motivo che solo apparentemente arriva a sembrare decorativo: dietro l’incessante ripetizione del segno ovale, si può infatti
scorgere una continua analisi astratta supportata anche dalla scelta del colore. Emblematico in tal senso il titolo “Dalla vita”
che l’artista ha dato a due tele. Per via di questa precisa dimensione modulare i suoi lavori sono accostabili all’astrattismo
geometrico, ma nello stesso tempo il rimando concreto è dato dalla scelta di usare per il modulo la propria impronta digitale.
Branko Jankovic esprime la sua visione del mondo con opere che sconfinano tra l’astratto e l’informale. Di fronte alle sue
quattro opere -senza titolo- lo sguardo vaga per tutta per vasta superficie in cerca di un appiglio, che viene fornito dall’uso
astratto dei colori e dal concreto trattamento materico. I colori dalle forti tonalità vengono stesi su ampie campiture di carta
trattata in maniera scultorea (piegata, accartocciata, graffiata, strappata e anche bruciata) che conferiscono una dimensione
reale all’astratto e ci restituiscono ad una dimensione quasi quotidiana.
Nelle tre opere di Dragana Jovanovic l’unico collegamento alla realtà è rappresentato dai titoli che concedono allo spettatore
il tentativo di vedere come l’artista interpreta diverse situazioni. La scelta dei colori e del loro trattamento con pennellate a volte
ampie e distese, più spesso contratte ed interrotte assume una connotazione quasi razionale nelle tele “We should talk” e
“About the rain”. Diversa a confronto risulta apparentemente “The birds” che però rimane ammantata dall’uso di colori freddi
e da un astratto senso di incertezza.
Di Fred Marconi sono esposte ben undici opere di cui sei stampe di paper cuts stampate su legno -“Signorine old style”, “Il
Fattore P”, “Autoritratto pop”, “L’Italia delle fiction”, “Carissimo corpo” e “Celebration”- e cinque boxes - “Mille proroghe”, “End
of Century”, “Uomo di mondo”, “Intercettare fa bene” e “La TV mi usa”.
La cifra stilistica che caratterizza tutti questi lavori è una declinazione pop dell’astrattismo: partendo infatti da uno dei più
concreti e quotidiani oggetti, i ritagli di giornale, Fred astrae e decontestualizza le parole facendo perdere il loro iniziale significato
e restituendone un altro personale. Interessante è inoltre l’uso stesso della parola che in quanto forma del linguaggio è la
concretizzazione dell’astratto per eccellenza.
A cura di Silvia Pagani
inaugurazione: giovedì 17 febbraio 2011 - ore 18.30
Spazio Ivano Taccori
corso Garibaldi, 2 - Milano
Orari: dal lunedì al venerdì ore 15-18
(ingresso libero su appuntamento)