Tutto lo spazio che vuoi. In galleria una serie di immagini oniriche che citano la pittura visionaria di tutti i secoli, da Bosch a Redon, da Chagall a Licini, con un occhio di riguardo per gli esiti di una certa poesia visiva degli anni Settanta.
a cura di Matteo Bianchi e Carolina Leite
testo di Chiara Gatti
Un'ampia selezione di opere, fra dipinti e carte, presentano i risultati della ricerca recente di Alfredo Casali. Sottile interprete di un mondo sospeso, fatto di pochi, circoscritti oggetti della memoria, di interni-esterni senza pareti, case senza soffitti, esposte al vento e alla pioggia in un mondo dove le nuvole hanno sembianze umane e gli arredi di ogni dimora galleggiano nell'aria come in assenza di gravità, Casali non finisce di stupire con il suo repertorio di sogni. Immagini oniriche che citano molta pittura visionaria di tutti i secoli, da Bosch a Redon, da Chagall a Licini, con un occhio di riguardo per gli esiti di una certa poesia visiva degli anni Settanta. In questo senso il suo linguaggio grafico, in punta di pennello, a tratti illustrativo e calligrafico, si fonde con brani più liquidi in cui la materia stesa ad ampie campiture restituisce atmosfere, grandi cieli nei colori della nebbia (padana!), del fumo e del temporale. Blu inconfondibili, usciti dalla sua tavolozza, si mixano, negli ultimi lavori, alla riscoperta di toni più chiari, nella gamma delle creme, che sembrano spostare la scena dai paesaggi del nord verso terre più asciutte e deserte, dove anche il gesto cambia linguaggio in direzione di modi più informali e astratti.
La mostra a Gli eroici furori Arte contemporanea sarà affiancata da una esposizione parallela allestita a Chiasso, nella galleria Galleria Mosaico.
Dal testo in catalogo di Chiara Gatti:
Poeta della sintesi e della leggerezza, costruisce racconti minimi dove l'orizzonte finisce sul bordo di un piano. Più in là, non si sa cosa ci sia. Lo sguardo rotola sulla superficie immaginando colline fra le pieghe di una tovaglia disseminata di michette simili a menhir misteriosi, monoliti tondi, colore della foschia e della notte, che sembrano scolpiti (più che dipinti) nel marmo serpentino. È il suo modo di sublimare la realtà, traslocando dettagli di un mondo quotidiano in una dimensione dove la memoria smussa i ricordi, ma dove, spingendosi troppo oltre, si rischia di perdersi nei territori dell'inconscio. Attenzione. «Qui non c'è nessun significato nascosto» sibilava Giorgio Morandi a chi, avventuratosi nel suo studio nella penombra bolognese, gli chiedesse cosa si celasse dietro le sue foreste di bottiglie. «Le bottiglie sono solo bottiglie» chiosava – forse – per scoraggiare l'avventore.
Non so se, per Alfredo Casali, si possa dire lo stesso. Certo, anche per lui, la composizione viene prima di tutto. Non c'è gamba sbilenca di seggiola o sgabello che non trovi il suo equilibrio perfetto in un'asticella di passaggio, filo d'erba, pesciolino rosa, messo lì per bilanciare ogni cosa. Per non parlare dell'armonia di quei toni un po' bigi e un po' vespertini, che sembrano aver rubato (ancora) i pigmenti al marmo azzurro di Bahia. Ma, checche' ne dicano i cultori dell'essenza, Alfredo Casali è anche un gran narratore. Di storie brevi, è vero. Ma in cui la forma va di pari passo con l'immaginazione.
Nota biografica
Alfredo Casali nasce a Piacenza nel 1955. All’esordio tende a una personale interpretazione del repertorio fantastico e surreale cui si dedicavano, nei medesimi anni, vari altri artisti piacentini. Si tratta però solamente di una fase di ricerca, abbandonata negli anni ’80 per dedicarsi a esperienze nel campo della poesia visiva (nel 1982 Casali è tra i firmatari del Primo Manifesto Internazionale di Mail Art) che approderanno a un originale linguaggio fondato su pochi elementi archetipici, ognuno dei quali sarà ricorrente all’interno di veri e propri cicli. Sono le case, i tavoli, i pani, le montagne, le nuvole a costituire da ora gli idoli permanenti di una riflessione che si applica alle radici delle cose e dell’esistenza, sulla base di una estrema, poetica, rarefatta e anche scabra essenzialità. A determinare tale visione contribuiscono anche implicazioni filosofiche (nel 1983 Casali si laurea in Filosofia a Bologna con Luciano Anceschi) ma quel che più conta è lo sviluppo di un linguaggio che, nei suoi risalti materici, nell’animazione continua della superficie pittorica, si definisce sempre più come diagramma di un’interiorità profondamente vissuta anche se mai esibita in modo compiaciuto. Tra i primi a scoprire e a valorizzare la sua arte, è Giovanni Fumagalli, che lo vuole tra gli artisti della sua galleria (la storica Galleria delle Ore di Milano) e che, dal 1986 al 1996, gli farà da guida e da maestro. Nel 1993 è invitato alla XXXII Biennale d’Arte Città di Milano e alla III Biennale di Cremona, dove torna nel 1999 per la VI edizione. Numerose le mostre, anche personali, in Italia e all’estero.
inaugurazione mercoledì 2 marzo 2011 ore 18.30
Gli eroi ci furori Arte contemporanea
via Melzo 30, 20129 Milano
orari: lunedì – venerdì ore 16-19.30 , mattina e sabato su appuntamento
Ingresso libero