Galleria Niccoli
Parma
via Bruno Longhi, 6
0521 282669 FAX 0521 230338
WEB
La breve e intensa stagione di Paolo Scheggi
dal 22/11/2002 al 22/2/2002
0521 282669 FAX 0521 230338
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Segnalato da

Sabrina Rastelli




 
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22/11/2002

La breve e intensa stagione di Paolo Scheggi

Galleria Niccoli, Parma

Nel periodo che va dal '60 al '70 l'artista sviluppa tutto il ciclo della sua creativita'. Il suo lavoro, iniziato sotto l'indubbia influenza di Fontana e molto vicino a quello di Castellani e Bonalumi, venne ad ancorarsi a quel drappello di artisti che Gillo Dorfles defini' ''artisti oggettuali'', proprio perche' artefici di 'quadri-oggetto'.


comunicato stampa

Con il Patrocinio della
Regione Emilia-Romagna
Con il Patrocinio e in collaborazione con il Comune di Parma

LA BREVE E INTENSA STAGIONE DI PAOLO SCHEGGI

catalogo ragionato a cura della Galleria d'Arte Niccoli
testi di Gillo Dorfles e di Luca Massimo Barbero

Sabato 23 novembre 2002 alle ore 18.00 presso la Galleria d'arte Niccoli verrà inaugurata una mostra dedicata a Paolo Scheggi (Firenze 1940 - Roma 1971).
In concomitanza di questo atteso avvenimento sarà presentata la più completa pubblicazione mai dedicata all'Artista, contenente il catalogo ragionato di tutte le opere fino a questo momento rintracciate, più numerose testimonianze ed un importante antologia critica.
Paolo Scheggi nel brevissimo periodo che va dal '60 al '70 sviluppa tutto il ciclo della sua creatività.

Il suo lavoro, iniziato sotto l'indubbia influenza di Fontana e al tempo stesso, molto vicino a quello degli altri due artisti, pure essi influenzati da Fontana, Castellani e Bonalumi, venne ad ancorarsi a quel drappello di artisti che Gillo Dorfles, all'epoca, definì "artisti oggettuali", proprio perché artefici di "quadri-oggetto". Ossia di lavori che non avevano più nulla della pittura a base di impasti cromatici e materici, o di figurazioni più o meno astratte ma che miravano a realizzare opere essenzialmente geometrizzanti il cui valore di "modulatrici spaziali" fosse sempre preminente e quasi sempre costituisse un fattore di composizione architettonica oltre che cromatica. Questo fare che si esprimeva molto efficacemente nelle tele estroflesse di Castellani, in quelle variamente sagomate di Bonalumi, e in parte in alcune di quelle monocrome di Piero Manzoni, nel caso di Scheggi procedeva verso una tridimensionalità più accentuata, attraverso la costruzione di "oggetti" realizzati con la sovrapposizione di due o tre tele (intersuperfici curve, intercamere plastiche, ecc.) e la presenza nelle stesse di squarci longitudinali o di aperture circolari, molto lontani dai "buchi" e dai "tagli" di Fontana perché quasi sempre essenzialmente geometrici, non lasciati al caso e all'azzardo.

Ma, mentre nel caso di Castellani e Bonalumi il problema della spazialità di solito si arrestava all'opera singola (salvo nei ben noti "ambienti" di Palazzo Trinci o di S. Benedetto al Tronto), nel caso di Scheggi si assiste a una decisa "invasione" dello spazio architettonico. Così nel caso dell'"Intercamera Plastica" del Naviglio (1967), nell'ambiente ideato per l'atelier di Germana Marucelli (1968), e nelle sale di Palazzo Trinci a Foligno. E permette di constatare, a distanza di quasi quattro decenni, il peso che il "quadro-oggetto" riveste in un periodo nel quale era appena spenta la fase concretista del MAC e quella dello spazialismo, e dove non era ancora esplosa del tutto l'epoca dell'happening e dell'installazione. Ed è appunto allo happening e all'installazione - trasformate in vere e proprie performances - che Scheggi doveva dedicare l'ultima fase del suo lavoro. Infatti l'operazione "Oplà-Stick" a Zagabria (1969) con la presenza di lettere-personaggi, o "Oplà" per una strada di Firenze, sono tutte prove di un fatto molto significativo: la consapevolezza che la "funzione" di pittura e scultura stava subendo una decantazione ed una necessaria mutazione verso forme espressive più vicine al teatro, e ad altre forme di comunicazione visiva. E, infatti, "Oplà-Stick" intitolato "Passione secondo Paolo Scheggi" consisteva in una "azione teatro" (interpretata da Alviani, Bento, Dall'Acqua, Simonetti): un'azione in 19 movimenti svolgentesi all'interno di un contenitore bianco con la presenza di uno schermo nero, con le lettere dell'alfabeto e una voce comunicante ai quattro personaggi i movimenti e le fasi dell'azione. Insomma una vera azione teatrale; come, del resto, quella dell'"Autospettacolo" (1969) ordinato a Caorle; e che come precisa Tommaso Trini nella sua presentazione: ''Può costituire l'anello estremo di un'interrotta serie di spoliazioni artistiche; ma potrebbe anche risultare uno dei primi contributi a quella permeazione estetica dell'anonimo o del massificato che molti artisti perseguono''.

L'"Autospettacolo", con la regia di Raffaele Maiello, la musica di Franca Sacchi, la critica di Franco Quadri, la scenografia di Scheggi, è indubbiamente un'anticipazione di molte performances "parateatrali" degli anni successivi.Scheggi si era evidentemente reso conto dell'eccessiva "staticità" e dell'eccessivo "costruttivismo" delle sue tele (ad esempio l'"inter-ena-cubo" e gli "spazi recursivi").

L'esposizione di Parma, quasi a completare il percorso che la Galleria d'arte Niccoli ha attuato negli ultimi anni, segna un importante momento di rivisitazione e messa a punto della figura di questo grande Artista per troppo tempo dimenticato, forse anche per la prematura scomparsa.

periodo 23 novembre 2002 - 22 febbraio 2003
inaugurazione sabato 23 novembre ore 18.00
orario 10.00 - 12.30 / 16.00 - 19.30 escluso lunedì e festivi
edizioni Galleria d'Arte Niccoli collana Attraverso le Avanguardie n°43

Galleria Niccoli Via Bruno Longhi 6 Parma

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