Per il terzo anno consecutivo Spazio Papel dedica una mostra a Diabolik: Giu' la maschera - Diabolik e Eva. L'esposizione mette al centro il disegnatore e la sua capacita' di sottolineare alcuni elementi che caratterizzano il personaggio.
Per il terzo anno consecutivo Spazio Papel dedica una Mostra a Diabolik. La prima mostra ha visto in posizione centrale la coppia Eva e Diabolik, la seconda la riconosciuta eleganza dei personaggi e delle ambientazioni, GIU’ LA MASCHERA mette al centro il disegnatore e la sua capacità di sottolineare alcuni elementi che caratterizzano il personaggio: il pugnale lanciato, la bellissima Jaguar, la maschera, la romantica coppia, l'eleganza... La Mostra sarà completata da trittici composti dalla copertina, dalla splash page e dal ritratto della retrocopertina di alcuni albi seriali disegnati da Facciolo.
L'immagine principale è quella che mostra Diabolik che si toglie la maschera. La maschera riproduce proprio il volto del disegnatore italiano, Vincenzo Facciolo. Il titolo dell'immagine è Alter Ego. Il titolo della Mostra ( e della cartella che conterrà la riproduzione delle 8 immagini inedite) è GIU' LA MASCHERA !
Fra realismo e ironia
di Gianni Brunoro
per Edizioni Papel 2011
Da quando i disegnatori di fumetti hanno preso consapevolezza della propria dignità artistica (più o meno dagli anni Sessanta, ossia dopo la nascita di quella entità, prima inesistente, che è la critica fumettistica) più di qualcuno di loro ha sciolto le briglie della propria creatività, evadendo dai confini – non angusti, certo, però monocordi – della creazione fumettistica. Per cui c’è chi si è dato alla grafica d’autore, chi alla illustrazione, chi magari alla pittura. E anche Enzo Facciolo, una delle colonne portanti dell’équipe che ormai da decenni sta dando consistenza visuale alle vicende di Diabolik, dimostra di non sottrarsi alla tendenza. Lo evidenziano come minimo i portfolio a lui affidati e pubblicati dalle edizioni Papel. Il primo dei quali era imperniato sulla coppia Eva e Diabolik e il secondo sulla loro indiscutibile eleganza e sulle ambientazioni tipiche del loro «mondo» (bensì cartaceo, ma in fondo specchio fedele del nostro). E ora Facciolo torna nuovamente sui suoi personaggi – della cui messa a punto egli è storicamente, come ben noto, uno dei maggiori responsabili – per evidenziarne certi requisiti, irrinunciabili sul piano narrativo oltre che su quello visivo. Ed è proprio su questo piano che, nella apparente semplicità compositiva delle immagini, emerge la loro complessità concettuale.
Innanzitutto, non si tratta di semplici illustrazioni. Perché l’illustrazione tende a raffigurare comunque un evento, mentre ciascuna di queste immagini ha piuttosto la valenza di un simbolo, concretizza – sintetizzandola – un’idea. Si sa, per esempio, che Diabolik è un formidabile lanciatore di coltelli. Ebbene, si veda in certe di queste immagini come il personaggio si presenti in tutta la sua atletica flessuosità, nell’energia delle sue movenze, nella elasticità della sua imponente figura, ma quasi soltanto – in certo senso – per costituire lo sfondo sul quale il vero protagonista – non a caso, raffigurato in primo piano – è il pugnale, infallibilmente diretto verso il bersaglio. Il quale rimane fuori vista: tanto, sappiamo benissimo che esso sarà infallibilmente colpito.
Un’altra cosa ben nota ai lettori di Diabolik è anche un altro suo indispensabile marchingegno, la Jaguar (fornita, oltretutto, di requisiti quasi da fantascienza). Ebbene, un’altra di queste immagini “ritrae” bensì gli utilizzatori – Eva Kant e lo stesso Diabolik, ovviamente – ma la protagonista in primo piano è lei: la Jaguar, elegante, funzionale, veloce... Diva e comprimaria di gesta e imprese del personaggio...
E così via, ciascuna di queste immagini riconduce – e non su un piano “illustrativo” bensì nella astrazione di un’adeguata simbologia – alla circostanza che il personaggio medesimo si circonda di una serie di elementi che fanno un po’ un tutt’uno con la sua personalità.
Su tutto ciò, Enzo Facciolo conduce un gioco di doppia sofisticheria. Da una parte c’è la raffinata qualità della sua arte: nella sottile eleganza grafica che, strizzando l’occhio anche agli stili fumettistici richiama con la sua pulizia formale quella del disegno privo di ombre, caratterizzante la cosiddetta scuola franco-belga, con la sua tipica ligne claire. Dall’altra c’è però un ammiccamento contenutistico: nel sorridente rimando alla raffigurazione di
Diabolik – maestro di infiniti mascheramenti – “sorpreso” nell’atto di togliersi una delle tante maschere, quella che ha il volto del disegnatore stesso. Un’allusione metanarrativa che invita al sorriso, inducendo lo spettatore a una considerazione sul rapporto, mai epidermico, fra i disegnatori di fumetti e i propri personaggi.
Inaugurazione sabato 5 marzo dalle ore 18 alle 20
Spazio Papel
via Savona, 12 - Milano