Ufficio Stampa Real Academia de Espana
Faccia a faccia: confronti. Una serie di teste scolpite - operai in cerca di leader, personaggi storici conosciuti, maddalene, martiri, fumatori - che formano la galleria di un immaginario trattato di fisiognomica, tutt'altro che immobile.
Nato a Las Palmas di Gran Canaria, Juan Bordes Caballero è un artista molto attento sia alla figura umana che alla composizione architettonica. Strenuo difensore della scultura, ha lavorato per anni, con continue modifiche, su corpi e volti, “il testo plastico più breve – spiega Bordes - col quale possiamo intrappolare il tempo, personale e culturale, e condensare lo spazio geografico”.
Le sue statue e le teste esposte in questa mostra sono il mezzo attraverso cui lo scultore comunica con lo spettatore, con colui che guarda altri occhi, stavolta di pietra. In un faccia a faccia pieno di rimandi, di incontri e di confronti, come indica il titolo dell’esposizione.
La scultura diventa così, come ha scritto Delfin Rodríguez, un racconto. Non solo per immagini, in questo caso tridimensionali e solide, ma anche per parole.
È antica e tutta romana la tradizione che vuole le statue parlanti. Basti pensare a Pasquino, nei pressi di piazza Navona. E il rimando a Roma non è affatto casuale. Perché Bordes ha intessuto e allacciato con la Capitale un rapporto speciale e privilegiato.
“Pur essendo un viaggiatore perduto per infiniti luoghi – scrive ancora Rodríguez - è a Roma che Juan Bordes si sente a casa, come se fosse nel proprio laboratorio: luogo storico e territorio di sogni che conosce bene. Ma c'è di più: è da là, da quella Roma che è il suo laboratorio di sogni, la sua casa di artista, è da là che tesse quella ragnatela che è il proprio universo creativo, muovendosi abilmente e con precisione lungo i suoi fili, viaggiando senza sosta verso luoghi più o meno reconditi”.
Ne nascono serie di teste - pazzi, operai in cerca di leader, personaggi storici conosciuti ma anonimi, oratori, maddalene, martiri, fumatori, grazie – che formano una galleria di illustrazioni di un immaginario trattato di fisiognomica, tutt’altro che immobile. Sono volti, “il cui mistero è tutto da sviscerare”, che stanno in scena, sono di per se stessi teatro, comunicano, tra loro e con il pubblico. E finanche con il regista. In questo caso, l’artista. Simile, per certi versi all’Italo Calvino di “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, scrittore e lettore al tempo stesso. Con qualche differenza materiale.
“Credo di rendere palese in questa mostra la mia invidia verso la creazione letteraria (anche se quella cui maggiormente tendo è la musica) – scrive Juan Bordes - poiché lo scrittore oltre a costruire un personaggio e la sua storia dal nulla, non è schiavo del materiale e delle tecniche che noi scultori ci portiamo dietro”.
Maggiori informazioni sull'artista www.juanbordes.com.
Inaugurazione Giovedi 24 marzo ore 19
Accademia Reale di Spagna a Roma
P.zza San Pietro in Montorio, 3
Orario
Martedi-Domenica: 10-13/ 16-19