Yorgos Sapountzis: Apparere. Un'installazione e una performance che si tiene il 1 aprile alle ore 20. La performance e' il risultato di un workshop che l'artista ha svolto negli spazi della Fondazione, insieme a un gruppo di studenti dell'Accademia di Belle Arti di Napoli. In contemporanea una doppia personale di Danh Vo e Henrik Olesen.
Danh Vo e Henrik Olesen
libertà [li-ber-tà]s.f.inv. 1 Condizione di chi all’interno della società è libero da restrizioni oppressive imposte dall’Autorità riguardo al proprio modo di vivere e di comportarsi e alle proprie idee politiche: il pensionamento coatto interferirebbe con la libertà individuale. schiavitù [schia-vi-tù] s.f.inv. 1 Condizione di chi è schiavo: • figurativo: condizione di chi è fortemente limitato da circostanze o obblighi. La dialettica Servo-Padrone può essere interpretata sia come un processo interno che ha luogo in un’unica persona che come un processo esterno tra due o più persone, e pone fine dell’antitesi tra soggetto ed oggetto. Solitamente siamo portati a pensare al potere come qualcosa che schiaccia il soggetto dall’esterno, lo subordina, lo sottomette.
Ma il potere può anche essere inteso come qualcosa che forma il soggetto, che rappresenta la sua ragion d’essere e la traiettoria dei suoi desideri. Da questo punto di vista il potere non è più semplicemente qualcosa su cui dissentire, ma la nostra stessa ragione di vita. In Fenomenologia dello Spirito di Hegel, il rapporto Servo-Padrone è descritto attraverso l’incontro tra due figure nervose, che ingaggiano una battaglia alla fine della quale uno dei due asservisce l’altro, per poi scoprire che ciò non servirà a dargli il controllo sul mondo a cui aspirava. Il servo, che crea sempre più prodotti e sempre più sofisticati grazie alla sua creatività, ad un certo punto comincia a vedersi riflesso nei prodotti che ha creato, e a realizzare che il mondo che lo circonda è stato creato dalle sue mani. Il Padrone, che in un primo momento appare “esterno” al servo, ora invece appare come la coscienza di quest’ultimo, intesa nel senso del bene e del male. L’infelicità della coscienza che ne deriva dipende dalla percezione di sé, dall’effetto della trasformazione del padrone in realtà psichica.
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Yorgos Sapountzis - Apparere
a cura di Francesca Boenzi
Il 1 aprile 2011 alle ore 19 l’artista greco Yorgos Sapountzis presenta Apparère, un progetto realizzato durante la residenza presso la Fondazione Morra Greco e a cura di Francesca Boenzi. Apparère comprende un’installazione e una performance che si terrà alle ore 20. La performance è il risultato di un workshop che l’artista ha svolto negli spazi della Fondazione, insieme a un gruppo di studenti* dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
L’installazione site specific Apparère, nel basement di Palazzo Caracciolo di Avellino, esplora il momento in cui i corpi e le cose si rivelano. L’artista ha costruito dodici strutture espositive, ricoperte di tessuti con colori primari. L’illuminazione dell’ambiente proviene da tre lampade a gas. Le strutture ricordano quelle molto comuni nei mercati o nelle strade della città ma l’artista ne modifica le proporzioni, riproducendo quelle del corpo umano in dodici diverse posizioni. Lo spazio espositivo diventa un’agorà, un mercato, o un teatro, un luogo dunque in cui si attende che qualcosa sia presentato, rappresentato o svelato. Nello stesso spazio vi sono alcune sculture realizzate con tubi metallici, stoffe e contenitori di alimenti. Queste figure creano una nuova misura nello spazio, cercano un contatto con il desiderio umano per i prodotti e il suo bisogno di proiettarsi e riflettersi. La performance esplora infine l’apparire del corpo nello spazio pubblico e il suo uso, oltre che le modalità di condivisione e interazione tra individui che rendono possibile un reciproco appagamento.
La pratica di Yorgos Sapountzis combina media diversi, analizza il ruolo della scultura, le strutture dello spazio pubblico, il rapporto tra il nostro corpo, la visione e lo spazio. La tensione tra ordine e disordine è un elemento centrale nel suo lavoro. La confusione è un metodo, il processo che rende possibili le sorprese e gli incontri casuali che non si verificherebbero se avessimo a disposizione un campo di azione dai confini rigidi. Le installazioni così come le performance sospese tra la confusione del momento creativo e la formalizzazione di un nuovo ordine, celebrano dunque le coincidenze dell’improvvisazione. Lo spazio in cui si collocano è difficile da definire, liminale, ibrido, aperto. La sua pratica è tangente: sfiora il teatro, la poesia, alcune forme di ritualità.
* Si ringraziano gli studenti Gennaro Schiano, Paola Raimondo, Francesca Mozzillo, Marino Sasso, Efthalia Kerouli, Chiara Giandomenico, Pasquale Apuca, Viola Basile, Tommaso Caruso, Paolo Incarnato e il Prof. Pasquale Pennacchio per la collaborazione.
Opening 1 aprile ore 19
Fondazione Morra Greco
largo Avellino, 17 - Napoli
Orari: Lunedì-Venerdì ore 10-14
Ingresso libero