Tout est la'. Una doppia personale che cerca un dialogo formale e spirituale tra le pitture su fogli di plexiglass sovrapposti di Bertrand e le opere scultoree di Rizzoli, fra le quali 'Five violinists', 'Boa nera', 'Cassettiera'. A cura di Bruno Cora'.
GalleriaMichelaRizzo
JEAN PIERRE BERTRAND
GIOVANNI RIZZOLI
Tout est là
a cura di Bruno Corà
dal 9 aprile al 21 maggio 2011
Dopo il successo di Movimenti e Situazioni di Muntadas e Mariateresa Sartori e Paso Doble di
Franco Vaccari e Mauro Ghiglione, Galleria Michela Rizzo presenta sabato 9 aprile Tout est là la
terza mostra che mette a confronto due artisti di generazioni diverse: JEAN PIERRE BERTRAND
raffinato e poliedrico artista francese e GIOVANNI RIZZOLI tra i più interessanti e significativi
scultori italiani di oggi.
Alla più semplice domanda che si può formulare su cosa abbiano o non abbiano in comune due
artisti come Jean Pierre Bertrand e Giovanni Rizzoli, le cui opere sono osservabili contestualmente
in questa mostra veneziana, si può replicare senza forzature: osservando i rispettivi lavori, facendo
conoscenza con presupposti e modi che hanno accompagnato ciascuno di loro nell’elaborazione
delle opere, soprattutto cogliendo le ‘aperture’ che il pensiero visivo di ognuno dischiude ai nostri
occhi, si otterrà la risposta.
Si tralasciano dunque una folta schiera di dati che sottolineerebbero le molte differenze sicuramente
tra loro esistenti – per ragioni generazionali, di contesto culturale, di vita vissuta, e d’altro – per
affrontare – ciò che interessa di più – il quid dei rispettivi nervi portanti gli atti artistici. Entrambi sono
dotati di un raggiunto stato di grazia intuitiva che li guida rabdomanticamente ad ottenere e mettere
in risalto i molti aspetti insoliti, atipici e inediti di quel ‘Wirklich’ (reale) enigmatico in cui tutti siamo
immersi.
Ciò che di Jean Pierre Bertrand si mostra ai nostri occhi, in forma di superfici elaborate mediante
pittura su fogli di plexiglass sovrapposti, suscita invero alla percezione sensibile del pensiero
un’obiettiva incognita entità, poiché ben oltre quanto appare è soprattutto quel che ‘raggiunge’ ad
essere più rilevante e significativo; tanto che i criteri e il lessico adoperati comunemente quando si
osserva o descrive un dipinto, colore, materia, stesura, forma, misura e gli altri elementi distintivi
sembrano qui passare in secondo piano, o avere relativa importanza, lasciando invece venire ai
sensi qualcosa che da nascosto, attraverso il medium, affiora e si manifesta. [...]
Consapevole nell’azione ma poeticamente estatica, si palesa l’attitudine di Giovanni Rizzoli per
giungere a coniugare autentici ‘stati di illuminazione’ con l’elaborazione di scelti materiali. Non
diversamente da Bertrand, egli muove alla realizzazione di un’opera solo se sospinto dall’autentico
impatto con un’improvvisa epifania. Negli ultimi tempi il frequente accesso ad uno stato di grazia
sembra averlo favorito nell’impiegare una sorprendente naturalezza per dar forma a un diversificato
gruppo di lavori riusciti.
Si ricordi tra quelli l’inquietante Five violinists, 2007, pentamorfica apparizione fantasmatica
evocativa della scultura tribale, nella quale il vuoto degli ‘astucci’ di bronzo sembra evocare la
nostra stessa silente interiorità; questa scultura peraltro si richiama per fare da anello di
congiunzione possibile con le opere in bronzo nero Doppio infinito, l’impossibilità dell’eschaton,
2009; Boa nera, 2010; Cassettiera, 2009 presenti in questa mostra.
Queste recenti realizzazioni, allucinantemente simmetriche e con un forte coefficiente di
impenetrabile integrità formale, hanno tutte origine da cose e oggetti riconoscibilmente vicini al
quotidiano. Ma Rizzoli, elaborandone la valenza strutturalmente saliente, mediante elementari ma
risolutive modificazioni, muta quegli ‘étant donné’ in ‘étant modifié’, giungendo a introdurre nella
forma un’entità sensibilmente estraniante. Ciascun lavoro, senza rinunciare alle qualità originarie di
oggetto, estende tuttavia verso improbabili funzioni la propria nuova morfologia modificata
introducendo un’inedita cifra immaginaria. [...]
Comprendere sensibilmente ora è una chance; infatti, il filo sottile che unisce i due artisti ora è
evidente: per entrambi Tout est là.
- Bruno Corà
Jean Pierre Bertrand (1937) vive e lavora a Parigi
nel 1999 rappresenta la Francia al padiglione della Biennale di Venezia di Harald Szeemann
nel 1992 partecipa a Documenta IX, Kassel di Jan Hoet
2005 Comme le rêve, le dessin, Musée du Louvre/Centre Georges Pompidou, Paris
2007 “Ligne – B, Connexion aux Abattoirs”, Musée d’art moderne et contemporain, Les Abattoirs,
Toulouse, France
2010 “The Promises of the Past” Centre Pompidou – Musée National d’Art Moderne, Paris
i suoi lavori sono presenti in numerosi collezioni pubbliche e private
Giovanni Rizzoli (1963) vive e lavora tra Venezia e Milano
1998 Klein Skulpturen Triennale, Stüttgart (D), a cura di / curated by Werner Meyer.
nel 1999 viene invitato da Harald Szeemann alla 48° Biennale di Venezia “d’ Apertutto”
nel 2008 partecipa alla 15° Quadriennale di Roma a cura di Gino Agnese, Chiara Bertola, Bruno Corà,
Daniela Lancioni e Claudio Spadoni.
2009 “Corpo, Automi, Robot” tra arte scienza e tecnologia, Museo d’Arte di Lugano e Villa Ciani Lugano, a
cura di /curated by Bruno Corà e Pietro Bellasi.
2010 “Coupdeville” a cura di Jan Hoet & Stef Van Bellingen
nel 2010 partecipa a “Scultura italiana del XXI secolo” a cura di Marco Meneguzzo presso la Fondazione
Arnaldo Pomodoro di Milano.
Inaugurazione Sabato 9 aprile ore 18.30
Galleria Michela Rizzo - Palazzo Palumbo Fossati
San Marco, 2597 (Fondamenta della Malvasia Vecchia) - Venezia
Orari: dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Ingresso libero