Tropical Prospects. Alla sua prima mostra personale da SpazioA, Missika si occupa del sogno tropicale e di quanto esso permanga nell'immaginazione delle nostre menti moderne. In mostra video, carte da parati, eliografie.
Alla sua prima mostra personale da SpazioA, Adrien Missika si occupa del sogno tropicale e di quanto esso permanga nell’immaginazione delle nostre menti moderne. L’artista stesso si abbandona deliberatamente alla seduzione di un tale richiamo. Guardare quei luoghi attraverso gli occhiali da sole di Missika significa immergersi insieme a lui in una doppia visione, dove ad affermazione e seduzione corrisponde una sottile malinconia. Con ironia, le sue opere riciclano i cliché della nostra cultura visiva pop, mantenendo al contempo una certa distanza analitica nei confronti del soggetto.
All’entrata della galleria riceviamo un caldo benvenuto da "All sunset postcards available in Hawaii" prima di incontrare le due opere centrali della mostra. Tra estetica pubblicitaria e rimandi alla op e alla pop art, "Ultimate Thrill" è una gigantesca carta da parati prodotta a partire da due fotografie di grandi onde tagliate a strisce. La sovrapposizione visiva rimanda al fenomeno fisico delle “standing waves”, che si verifica con la collisione di onde aventi diversa direzione. La carta da parati funziona come fondale decorativo, in estremo contrasto formale, per la serie fotografica-concettuale "A Dying Generation". Quest’opera rivisita l’iconica prima generazione di palme di Los Angeles quarant’anni dopo la pubblicazione del libro d’artista di Ed Ruscha "A few Palm Trees". Cresciute fino ad una dimensione monumentale, quelle palme si trovano ora nei loro ultimi anni prima della morte. Attraverso di esse Missika ci presenta una tipologia di biosfera urbana fragile e temporanea come le rovine industriali di Bernd e Hilla Bechers.
Ugualmente malinconico è l’inizio del video "Black Sand Beach". Una grande radice di un albero arenato si staglia davanti all’orizzonte marino facendo da set per la comparsa di bizzarri e anacronistici protagonisti che abitano oggi le isole Hawaii. Ibrido tra la tradizione musicale hawaiana e le influenze americane, la canzone "Sweet Lei Mokihana" di Hui Ohana fa da colonna sonora. E il cerchio si chiude con "Oahu", un’eliografia creata dall’artista addirittura prima di partire per il suo viaggio. Immaginazione e ricerca in situ, fatti e fiction sono gli agganci per il ponte sospeso di Missika. O è forse un’amaca? Se i tropici sono solari o tristi – per citatare Levi-Strauss – anche questo non ci è dato sapere.
Inaugurazione 30 aprile alle ore 18.00
SpazioA gallery
via Amati, 13 - Pistoia
Dal martedi al sabato 15.30 - 19.30 e su appuntamento
Ingresso libero