Nei lavori proposti da Francesco Barocco in questa mostra avviene che installazioni nate sulle pareti dello studio dell'artista siano riprodotte in fotografia - dapprima in bianco e nero, piu' di recente anche a colori - a grandezza naturale: riprese - uniformemente illuminate - da una posizione frontale.
Diceva Man Ray: «Fotografo quello che non voglio dipingere e dipingo quello che non voglio fotografare».
Nei lavori proposti da Francesco Barocco in questa mostra avviene invece che installazioni nate sulle pareti dello studio dell?artista siano riprodotte in fotografia - dapprima in bianco e nero, più di recente anche a colori - a grandezza naturale: riprese - uniformemente illuminate - da una posizione frontale.
L?intervento della fotografia è neutrale: dà conto dei segni tracciati sulla parete, degli elementi tridimensionali - ottenuti con filo metallico, nastro adesivo, elastici - e delle asperità del muro. Da una parte le foto rilevano e preservano un lavoro compiuto; dall?altra lo trasformano nella sua impronta luminosa.
La dimensione altamente temporalizzata della fotografia documenta un istante nella vita di un oggetto: la carica emotiva presente nelle installazioni è quindi attutita o, meglio, differita perché mediata, resa obiettiva dal filtro meccanico della macchina fotografica.
L?emozione è registrata nel suo quotidiano variare, in un dialogo serrato con lo spazio vitale intimo dell?artista, e le immagini si succedono come rapide annotazioni in un diario, raccolte nel momento in cui - nelle parole di Tomas Tranströmer, poeta caro all?artista -: «affiorano sulla vernice dell?oblio -/ la parete bianca -/ spariscono e ritornano».
Franco Masoero Edizioni d'Arte
via Giulia di Barolo 13
Torino