Magnificence. Per la sua ultima personale, l'artista presenta due sole opere: un grande quadro formato da 20 bandiere nazionali, 'Failed States', parla di fallimento e di ambiguita' dei parametri utilizzati nel formulare giudizi e un grande neon bianco riproduce una frase dei 'Quaderni dal Carcere' di Antonio Gramsci.
Venerdi 27 maggio 2011, dalle 18.00, presso Guido Costa Projects, in via Mazzini 24 a Torino, si inaugura la nuova personale di Peter Friedl.
Artista tra i piu' complessi e sofisticati della sua generazione, Friedl in questa mostra ci propone un'incisiva riflessione sui confini tra micro e macropolitica attraverso due sole opere recenti.
La prima, "Failed States", un grande quadro formato da 20 bandiere nazionali, ci parla di fallimento e dell'ambiguità dei parametri che siamo soliti utilizzare nel formulare giudizi. Il riferimento è, ovviamente, al celebre "Failed States Index", pubblicato annualmente in collaborazione con "Foreign Policy" da "The Fund for Peace", sorta di organizzazione statunitense con finanziamenti privati, che nella sua redazione compara dati non soltanto provenienti dalla sfera economica, ma piu' spesso di schietta matrice ideologica .
I 20 stati scelti, assemblati in ordine alfabetico e tra cui sono inclusi stati non ancora esistenti, sono il simbolo di un ulteriore fallimento, che coinvolge gli stessi parametri che hanno portato alla selezione.
Peter Friedl, coerentemente con la logica dello smascheramento che da sempre anima il suo lavoro d'artista, sia che si applichi alla verità delle immagini, che alla presunta extraterritorialità dell'estetica, ci offre con questo lavoro un preciso esempio di decostruzione ideologica e formale nella forma icastica di bandiera delle bandiere. La scelta proposta da Friedl gioca su un'estetica dell'arbitrario, in cui la stessa selezione delle bandiere mette in questione il concetto di criterio adeguato.
Stesso spirito, vagamente sovversivo, anima il secondo lavoro in mostra, in bilico, ancora una volta tra motto di spirito e analisi micropolitica. Qui ci confrontiamo con un diverso fallimento, o meglio, ad un lapsus involontario, di portata freudiana.
Un grande neon bianco riproduce, rispettando il corsivo un po' arcaico dei manoscritti, una frase dei "Quaderni dal Carcere" di Antonio Gramsci, in cui l'autore si esercita nella traduzione dall'inglese di un passo di "Magnificence", testo teatrale dell'eccentrico poeta e umanista inglese John Skelton.
"Magnificence" e' un "morality play" con figure allegoriche, in cui il bene vince sul male. Nel verso 1040 una delle figure, "Fancy", dice: "I can find fantasies where none is". Gramsci traduce erroneamente: "Io posso trovare fantasie dove non c'e' nessuno", - anziché "...dove non ce n'è alcuna".
La traduzione, come si vede, e' sbagliata, ma ciò che importa e' che ci troviamo di fronte ad un nuovo punto di collasso tra micro e macropolitica. In questo varco sottile e non voluto irrompe il desiderio, o, volendo enfatizzare, il peso del rimosso.
Anche in quest'opera - una superficie perfetta dell'imperfezione -, fedele al suo stile asciutto e al suo metodo di progressiva distillazione dei significanti, Peter Friedl ci propone un interessantissimo ed elegante saggio di analisi concettuale in forma d'arte, che lo conferma tra le figure più profonde e argomentate dell'attuale scena internazionale.
Peter Friedl e' nato nel 1960 in Austria. Vive e lavora a Berlino. La sua pratica artistica - eterogenea quanto allo stile e ai mezzi utilizzati -, enfatizza la frizione tra estetica e consapevolezza politica nei loro rispettivi contesti narrativi. Il suo lavoro esplora le condizioni e i generi della rappresentazione, impiegando strategie di delocazione, editing e sovra-esposizione. Ha esposto internazionalmente in spazi pubblici e privati. Ha partecipato a due edizioni di Documenta (X,12), alla 48a Biennale di Venezia, alla Biennale di Berlino nel 2004, e alle Biennali di Siviglia nel 2006, di Gwangjiu nel 2008, di Sao Paulo (2008), di Tirana nel 2009, e a Manifesta 7. Una retrospettiva del suo lavoro e' stata ospitata tra il 2006 ed il 2007 dal MACBA di Barcellona, dal Miami Art Museum e dal Musée d'Art Contemporain di Marsiglia. Questa e' la sua prima mostra presso Guido Costa Projects.
Image: Untitled, 1964, drawing on paper
courtesy Galerie Erna Hécey, Brussels
Inaugurazione venerdi 27 maggio 2011, dalle ore 18.00
Guido Costa Projects
Via Mazzini 24 - Torino
Orari: dal lunedì al sabato, h 15.00-19.00