Fondazione Bevilacqua La Masa - Palazzetto Tito
Venezia
Dorsoduro, 2826 (Palazzetto Tito)
041 5207797 FAX 041 5208955
WEB
do it for
dal 1/12/2002 al 4/12/2002
041 5207797 FAX 041 5208955
WEB
Segnalato da

Fondazione Bevilacqua la Masa




 
calendario eventi  :: 




1/12/2002

do it for

Fondazione Bevilacqua La Masa - Palazzetto Tito, Venezia

Il Venice Utopia Seminar ha avuto inizio alla Facolta' di Design e Arti e alla Facolta' di Architettura nel 2001, curato da Hans Ulrich Obrist, Stefano Boeri e Alessandro Petti. Nel corso di due anni intellettuali, artisti, antropologi, architetti sono stati invitati ad interrogarsi sulle diverse possibilita' di un'utopia concretamente realizzabile.


comunicato stampa

with someone else

Istituto Universitario di Architettura di Venezia
Facoltà di Design e Arti_clasAV
Facoltà di Architettura_clasA
Venice Utopia Seminar
A cura di Hans Ulrich Obrist, Stefano Boeri, Alessandro Petti
con Molly Nesbit e Rirkrit Tiravanija
Fondazione Bevilacqua La Masa

Il Venice Utopia Seminar ha avuto inizio alla Facoltà di Design e Arti e alla Facoltà di Architettura nel 2001, curato da Hans Ulrich Obrist, Stefano Boeri e Alessandro Petti. Nel corso di due anni intellettuali, arstisti, antropologi, architetti, Agnes b, artway of thinking, Maurizio Cattelan, Marco De Michelis, Olafur Eliasson, Yona Friedman, Carsten Hoeller, Francesco Jodice, Gyula Kosice, Ugo La Pietra, Armin Linke, Bart Lootsma, Enzo Mari, Sèbastien Marot, Luca Molinari, Marco Moretti, Molly Nesbit, Philippe Parreno e Pierre Huyghe, Paolo Soleri, Lorenzo Romito, Martha Rosler, Grazia Toderi, Angela Vettese, Piero Zanini sono stati invitati ad interrogarsi sulle diverse possibilità di un'utopia concretamente realizzabile. Ora, quale naturale prosecuzione, il progetto do it for / with someone else, nato insieme con Molly Nesbit e Rirkrit Tiravanija, si renderà visibile dal 2 dicembre 2002 alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
do it for / with someone else prende la forma di una mostra evento con progetti realizzati dagli studenti della Facoltà di Design e Arti e dagli studenti della Facoltà di Architettura. Ogni studente oltre a produrre un lavoro fatto insieme con un'altra persona o per un'altra persona, fornirà ad ogni visitatore le istruzioni per realizzare l'opera: la mostra si svolge tra attualizzazione e virtualizzazione, ripetizione e differenza.

Il progetto do it è nato nel 1993 da una discussione tra Hans Ulrich Obrist, Christian Boltanski e Bertrand Lavier. do it discende da un modello espositivo aperto, un'esposizione in progress. Le istruzioni individuali possono dar luogo all'occupazione di spazi vuoti e aprono alle potenziali interpretazioni e rielaborazioni delle opere d'arte in un modo assolutamente libero. do it dà luogo ad interpretazioni basate sul contesto, e richiede una corrispondenza tra le strutture locali e le opere d'arte stesse.
Le diverse città in cui ha luogo do it partecipano attivamente alla costruzione del contesto dell'opera e lo arricchiscono con i propri tratti distintivi. È essenziale tenere presente che do it concerne meno le copie, le immagini o le riproduzioni delle opere che non l'interpretazione umana. Le opere d'arte non sono spedite al luogo espositivo, piuttosto le azioni e i materiali quotidiani costituiscono il punto di partenza per la nuova creazione delle opere in ogni "sito performativo" secondo le istruzioni scritte dell'artista.
Ogni realizzazione del do it si verifica come un'attività nel tempo e nello spazio. La natura esatta di questa attività è indefinita e si può localizzare da qualche parte tra la metamorfosi e la negoziazione, all'interno di un campo di tensione descritto da ripetizione e differenza. Il significato si moltiplica attraverso l'accumularsi delle diverse interpretazioni dei testi di luogo in luogo. Non esistono mai due interpretazioni delle stesse istruzioni che siano identiche.

do it for/with someone else è inoltre un modo per ragionare sull'UTOPIA di un nuovo confine tra Israele e i Territori Palestinesi. Un confine utopico: mobile, intermittente, discontinuo, capace di sdoppiarsi e di ospitare al suo interno spazi per le due popolazioni. Un confine a termine, biodegradabile, che si scioglie. Un confine invisibile, che si coagula per punti. Un confine che diventa un sistema di spazi di dialogo, che raccoglie esperienze e memorie. Che entra nei due territori invece che dividerli. Un confine-dispositivo, che genera tensioni fertili tra ciò che distingue.

Il ClasAV è il primo corso di laurea specialistica in arti visive in Italia; è nato nel novembre 2001 e consiste in un programma intensivo di due anni. I docenti sono scelti tra artisti e studiosi di fama internazionale quali Francesco Bonami, Joseph Kosuth, Hans Ulrich Obrist, Giulio Paolini, Tobias Rehberger, Rirkrit Tiravanija, Grazia Toderi,. Il numero limitato di studenti, la possibilità di realizzare mostre di gruppo, gli scambi frequenti con le classi di Teatro, Architettura e Urbanistica, aiutano gli studenti a rendere il proprio studio un'intensa esperienza personale e culturale.

inaugurazione: 02.12.2002 h 18.00

3_4 dicembre 2002 dalle 15.00 alle 20.00

Fondazione Bevilacqua La Masa
Piazza San Marco, Venezia

IN ARCHIVIO [167]
De l'ombre a la lumiere
dal 19/10/2015 al 14/11/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede