Traiettorie invisibili. Nelle opere di Francoise Calcagno, rigorosamente bianche, il vuoto intorno alle fotografie e' in realta' pieno di segni. Michela Buttignon racchiude in piccoli scrigni dettagli che riemergono filtrati dalla luce, che trasforma colori e forme.
Domenica 29 maggio si inaugurerà negli spazi del Françoise Calcagno Art Studio, la mostra
“Traiettorie Invisibili”, l'ottava mostra del ciclo “Dialogo in corso”, delle pittrici Michela
Buttignon e Françoise Calcagno.
Michela Buttignon propone le opere-sculture "Haiku Box". L'artista racchiude in piccoli scrigni
dettagli che riemergono filtrati dalla luce, che trasforma colori e forme. Sono filtri i vetri dorati,
le pellicole sottili e fragili di carta, sono labirinti i fili sospesi. La luce, al mutare delle sue
condizioni, plasma l’opera.
Gli "Haiku Box" non racchiudono, non separano, non definiscono un dentro e un fuori. Sono
aperti. Lo sguardo li attraversa. Uno sguardo trasparente sulle cose del mondo, che si
vorrebbero leggére. Foglie pendule di argento e oro, garze bianchissime sospese nel vuoto, un
po’ di sabbia che si fissa sul vetro perchè neanche la luce sia pesante. Pulviscolo in uno scorcio
di sole nella stanza in penombra, "smeriglio di vetro calpestato"..
L'artista prova a guardare il mondo con queste lenti. Lenti selettive, che tolgono peso alla fitta
rete di costrizioni che avvolgono ogni esistenza e che rendono la realtà così pesante. Ma non è
forse per sottrazione che si raggiunge la poesia?
Michela Buttignon nasce a Belluno, dove vive e lavora fino al 2005. Per vent’anni si occupa di
restauro acquisendo conoscenze di tecniche artistiche antiche; nei vent’anni bellunesi si dedica
anche al teatro, come attrice, scenografa, costumista e regista. Frequenta la scuola di disegno
“Disegnare il nudo” condotta da Roberto Totaro e corsi di intaglio di maschere lignee tenuti
dall’artista Gianni Pezzei. Dal 2006 vive a Brescia, dove in un piccolo studio si dedica alla
pittura e alla scultura.
Nelle opere di Françoise Calcagno, rigorosamente bianche in questa nuova esposizione, il vuoto
intorno alle fotografie è in realtà pieno di segni, che rappresentano traiettorie invisibili,
relazioni, strutture: da un lato questi segni sono la sua impronta, il suo appropriarsi dello
spazio del supporto, dall’altro i segni rappresentano l’invisibile, i rapporti tra le cose, i legami e
le distanze, la struttura che sostiene. L'artista lascia emergere, in trasparenza, brandelli di
esistenza (foto sbiadite dagli anni, appunti di grafia incerta), nei suoi lavori coesistono forma e
forza come trama e ordito, e la forma non è costrizione, ma continuo autoritratto dello sguardo
(che è acqua in cui specchiarsi)... Lasciare traccia, ecco una costante, quasi per non smarrire
la via: pittura-bussola, tenera e caparbia, l’opera commuove per vibrazione e consonanza, per
attribuzione di destini, per déjavu... Alcune opere hanno persino una valenza olfattiva, che non
è quella dei materiali puri e semplici. Assomiglia, piuttosto, al profumo di una grande casa di
terra, con larghe finestre a far entrare la luce e l’odore dei giorni.
Inaugurazione 27 maggio ore 18.30
Françoise Calcagno Art Studio
Campo del Ghetto Nuovo 2918, Venezia
Orari: da lunedì a venerdì dalle 14.00 alle 18.00
sabato e domenica su appuntamento