Per Scheuerecker l'arte e' strumento per amare la natura nei cicli vitali che in in essa si susseguono. Anna Di Febo crea i suoi quadri come un compendio di sogni, di meditazioni e di esperienze.
La mostra intitolata IN DUE (due personali) proporrà al pubblico una
selezione di lavori sulle api e un'installazione di 295 lampadine in cera di
Christoph Scheuerecker e una serie di lavori in cera di Anna Di Febo
risalenti agli ultimi anni di attività.
Christoph Scheuerecker è nato a Monaco di Baviera nel 1963. Ha studiato
scultura con Heribert Sturm presso l'Accademia delle Belle Arti a Monaco.
Espone dal 1984 soprattutto in Germania in mostre personali e collettive, in
spazi pubblici e in gallerie private. In Italia espone a Milano presso la
galleria Dieci-due e, sempre a Milano, effettua personali presso le gallerie
Bazart Arte Contemporanea e Scoglio di Quarto
Anna Di Febo nasce in Atri (TE) nel 1965. Dal 1979 al 1983 segue lezioni di
disegno del pittore Carlo Verdecchia e nel 1987 si diploma allAccademia di
Belle Arti di Perugia. Attualmente vive a Roma.
La mostra è accompagnata per Anna di Febo da un pieghevole con presentazione
di Gérard-Georges Lemaire e da un pieghevole di Christoph Scheuerecker con
presentazione di Stefano Soddu.
Progetto: Gabriella Brembati
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Christoph Scheuerecker
C'era un "confronto"
Ho conosciuto Christoph Scheurecker a Monaco di Baviera. Sono trascorsi più
di dieci anni. Me lo ha presentato Babette Eid, anch'essa artista e amica.
Mi ricordo un appartamento spartano. Pochi gli arredi. Grandi tavoli sparsi
per le stanze. Migliaia di disegni di piccole dimensioni ricoprivano le
pareti e i tavoli. Disegni di api: teste di api, ali e zampette di api,
anatomia delle api. Nuvole e sciami di api. Ci racconta della sua attività
di artista e apicoltore. Le sue api succhiano i fiori nei giardini pubblici
di Monaco. La sua passione di artista e di apicoltore sono legate
indissolubilmente. L'artista e l'apicoltore in lui coincidono.
L’arte è, per Christoph, mezzo per amare le api e il loro dorato prodotto.
E' strumento per amare la natura nella sua laboriosa vita, nei cicli vitali
che in continuo in essa si susseguono. Ecco quindi in mostra gli eterei
pollini, le loro forme geometriche, i fiori e il richiamo dei loro profumi.
E ancora le arnie, intervento umano a servizio della laboriosità delle api.
Il favo dalle celle esagonali. La musica delle api in volo. E poi l'ape
regina con il suo fedelissimo seguito. Il miele, dolce dai più svariati
sapori secondo i fiori succhiati, nel loro regno di cera. E così la cera,
materiale che l'uomo usa anche per l'arte, viene utilizzato da Christoph
Scheurecker per comporre una installazione di 295 lampadine , simbolo di
luce e di calore, che offre una lettura del mondo e spezza, con il suo
intenso e latteo chiarore, le tenebre. In questo modo la mostra che ci
propone Christoph è anche metafora di misteri appena svelati. L’”alchimia”
delle api (dal polline all'oro del miele) richiama simbolicamente
l’”alchimia” dell’arte. Dove tutto è possibile, anche ciò che appare
improbabile.
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Anna Di Febo
Figure assenti dentro uno studio di cera
Già nel 1930, nella presentazione di una mostra della galleria Goemans a
Parigi, dove furono riuniti dei collages di Dalì, Duchamp, Arp, Picasso, Picabia,
Tanguy, Louis Aragon dichiarava che non ci sarebbe assolutamente niente di
nuovo nel mondo se non si dipingesse più…” E profetizzava la fine della
pittura così come la si intendeva. Anna Di Febo fa pittura senza pittura, in
altre parole senza i motivi tradizionali. Non è di certo la prima a farlo,
si sa: Alberto Burri ha utilizzato sacchi di juta, Villeglé e Aeschbacher,
manifesti (ecc.). Nel suo lavoro, la cera ha occupato il posto dei pigmenti,
uova e leganti. Questo cambia tutto.
Ma la pittura sussiste nella sua essenza. Questo materiale le permette di
produrre una sensibilità nuova, di trasparenze tali che danno al dipinto una
profondità non più legata alle teorie di Alberti o di Piero della
Francesca, ma che non di meno costituisce una vera e propria prospettiva
mentale. Mette l'accento sul colore (desidera "vivere nell'oltremare, nel
magenta, nel blu di Prussia e il carminio e di altre tinte, indistinte").
Ogni colore è legato ad una forma. Le sue forme ci appaiono informi. Il che
è un errore. Così, le sue uova non sono semplici forme ovoidali, ma cornici
che racchiudono una forma assente. Il colore insinua questa presenza in
apparenza occultata. Procede un po’ alla maniera di Josef Sima: dire il più
o meno, ma introducendo un'estrema sottigliezza di sensazioni e di
sentimenti. Ella è metonimica per definizione. Sembra tacere, ma sa essere
d'una eloquenza travolgente.
Il suo Filo rosso (trittico) è lo spiegamento, in seno ad uno spessore
biancastro di sottili linee sinusoidali rosse che ondeggiano addensandosi,
si ritirano, incrociandosi. Queste linee di vita (è il sangue o una metafora
del sangue) non possono interpretarsi tali e quali: devono essere provate al
corpo perduto, e prendere tutto il loro senso in fondo all’occhio, là dove
la pittura afferma di essere "cosa mentale". Nel paradosso di questo
incrocio di sensi e di pensiero.
Questa forma rossa incurvata? È un nido sospeso nell’infinito delle sue
reminiscenze, ma anche un “deposito immobile […], dorme lì. Ma è un istante
di sonno e di riposo. Non per sempre resterà lì nel nido.” Il cuore è
frutto di una visione, "il cuore immobile nel silenzio dell'acqua immobile
del lago", prigioniero del suo elemento come Ofelia nel quadro di Millais,
che va alla deriva per l’eternità dell’immaginario.
Questi quadri, Anna Di Febo li ha creati come il compendio di sogni, di
meditazioni e di esperienze. Racchiudono un'idea della pittura e un'idea del
sentimento della pittura.
Questa pittura è sapiente, sottile e rapita di bellezza, ma di una bellezza
inaudita, che non esiste se non nel suo spirito (è la sua poetica), nel e
con il rischio costante della sua genesi, la bellezza che prospetta, così
calma e così avvincente, è in realtà una messa in pericolo dell’anima.
Gérard-Georges Lemaire
Presentazione della monografia di Gérard-Georges Lemaire su Anna Di Febo,
Gino Di Paolo Editore.
Inaugurazione: Mercoledì 8 giugno ore 18
Galleria Scoglio di Quarto
Via Ascanio Sforza 3, Milano
Orari: martedì a venerdì dalle ore 17,00 alle 0re 19,30 0 su appuntamento
Ingresso libero