La consistenza dello schermo. L'artista osserva il brulicare di vita e ce lo mostra attraverso un denso linguaggio poetico deformante che perde i riferimenti reali attraverso il 'fuori fuoco' provocato dal solidificarsi della cera. L'utilizzo dei materiali da lei scelti, dalla cera agli acetati, e' infatti determinante.
a cura di Angela Madesani
Di norma, uno schermo trasmette immagini. Ma in senso fisico, crea un’interruzione. Diventa filtro. Quasi divisione. Si pone tra il riguardante e l’oltre assumendo il duplice ruolo di mediatore tra le due parti, restituendo ciò che sta da un lato e ciò che sta dall’altro attraverso una deformazione. Elena Modorati osserva, guarda un brulicare di vita che scorre davanti ai suoi occhi e ce lo mostra attraverso un denso linguaggio poetico (che è parola a tutti gli effetti) ma che perde i riferimenti reali attraverso il “fuori fuoco” provocato dal solidificarsi della cera. Resta, in sottofondo, un lieve raccontare senza voce: piccoli, semplici episodi che diventano il desiderio inespresso di qualcosa che fugge e dell’impossibilità di trattenerlo. Un privato svelato che subito ritorna indecifrabile.
“Sono lavori evocativi”, scrive Angela Madesani nella presentazione in catalogo, “dove la dimensione mnemonica e quella riflessiva giocano un ruolo portante, dove si creano atmosfere, in cui l’utilizzo dei materiali da lei scelti dalla cera agli acetati è determinante. In tal senso il velo che si viene a creare non è un impedimento nei confronti della conoscenza, anzi. Persino l’inganno percettivo ci dice qualcosa a proposito della realtà. È l’indeterminatezza del determinato”.
Catalogo in galleria.
Immagine: Stazioni. Meditazione degli ultimi giorni, 2005, legno, carta, garza e alluminio
Inaugurazione Martedì 14 giugno 2011 alle ore 18.30
Spaziotemporaneo
via Solferino, 56 – 20121 Milano
Orari: dal martedì al sabato 16,00-19,30