'Mattoni' e' il secondo intervento del progetto 'L'Aquila l'identita' del contesto'. L'artista stabilisce un legame invisibile tra il passato e il presente di Dresda - citta' tedesca che durante la II Guerra Mondiale subi' un terribile bombardamento - e il presente e il futuro dell'Aquila. Dopo la presentazione del progetto in piazza Duomo, Arena lascera' al Comune dell'Aquila una 'lapidella' che racconta la motivazione dell'intervento.
a cura di Francesca Referza e Maria Rosa Sossai
Sabato 25 giugno alle ore 18.00 in piazza Duomo all’Aquila verrà presentato Mattoni di Francesco Arena, il secondo
intervento del progetto L’Aquila l’identità del contesto a cura di Francesca Referza e Maria Rosa Sossai. Con Mattoni
Francesco Arena stabilisce un legame invisibile, ma potente tra il passato e il presente di Dresda e il presente e il
futuro dell’Aquila. Dresda è un centro d'arte di importanza internazionale e di eccezionale bellezza, tanto da essere
stata definita la Firenze sull’Elba. La città tedesca è stata scelta da Francesco Arena perché durante la seconda guerra
mondiale (13‐15 febbraio 1945) ha subito un terribile bombardamento con migliaia di vittime (le stime ufficiali
oscillano fra 18.000 e 25.000). Grazie alla collaborazione di Andreas Aumüller, Console Onorario d ́Italia a Dresda, la
terra utile a realizzare i Mattoni pensati da Francesco Arena per l’Aquila, è stata raccolta in quattro diversi punti della
città tedesca, ossia nei pressi dello Zwinger, della Kulturrathaus, dell’Hellerauerau e del Museum für Militärgeschichte.
Lo Zwinger è uno dei principali punti di attrazione della città di Dresda. Si tratta di un complesso architettonico
(palazzo con giardini) in stile barocco, costruito tra il 1709‐10 e il 1732‐33 per volere di Augusto II di Polonia, detto il
Forte e progettato dall’architetto Matthäus Daniel Pöppelmann con la collaborazione dello scultore Balthasar
Permoser. Il termine Zwinger, con cui è conosciuto il complesso, significa ‘fra le mura cittadine’ e fa riferimento ad una
pre‐esistente fortezza medievale. Il complesso, pressoché interamente ricostruito dopo le distruzioni dovute ai
bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale, è considerato una delle massime espressioni
dell’architettura barocca tedesca e il simbolo della rinascita postbellica della città di Dresda. Un tempo utilizzato per
giochi e feste di corte, attualmente ospita alcune importanti collezioni museali, tra cui la prestigiosa Gemäldegalerie.
La Kulturrathaus è invece uno splendido edificio del 1735 che si trova proprio nel cuore della vecchia Dresda. Durante
tutto l’anno qui si svolgono eventi di importanza nazionale e internazionale tra cui concerti sinfonici, convegni e
ricevimenti. Gli altri due luoghi, altrettanto significativi per la storia passata e l’identità attuale di Dresda, da cui è stata
prelevata la terra richiesta da Francesco Arena per l’Aquila sono l’Hellerauerau, il Centro Europeo per le Arti e il
Museum für Militärgeschichte, il Museo di Storia Militare.
L’intervento pensato da Francesco Arena a L’Aquila assume dunque per più di un motivo un valore fortemente
simbolico. Il monumento, inteso in senso classico per sua stessa definizione, mira innanzitutto a ricordare
(monumentum: monumento, ricordo, segno, memoria, dal latino monere: ammonire, avvertire, avvisare, richiamare
l’attenzione o la memoria, ricordare, insegnare, esortare, stimolare), ossia a lanciare un messaggio di valore
solitamente civile. Si pone come una testimonianza legata alla celebrazione di un evento. La presenza di un
monumento, di solito una piazza o un luogo rappresentativo della città, crea una spazialità autoreferenziale che, con il
passare del tempo, si tende progressivamente a ignorare. L’usura spesso riguarda anche l’occasione storica che ha
collocato lì quel segno. Francesco Arena, con Mattoni, intende ottenere esiti differenti. In un edificio pubblico
dell’Aquila, l’artista lascerà una scritta, una “lapidella” come l’ha chiamata lui, che racconti l’occasione e la
motivazione dell’intervento. La terra di Dresda, invece, servirà a realizzare una ventina di mattoni che entreranno nel
DNA della ricostruzione dell’Aquila, nel tessuto murario di alcune case della città. I Mattoni spariranno alla vista,
saranno quindi volutamente antimonumentali, nella pratica, ma contribuiranno emotivamente, nelle intenzioni
dell’artista, a rigenerare quell’identità della città che il terremoto e il tempo che passa, stanno provando a cancellare
per sempre.
In Storia naturale della distruzione – spiega Francesco Arena ‐ Sebald narra come si presentavano le città tedesche
distrutte dai bombardamenti compiuti dagli alleati alla fine della seconda guerra mondiali. Città distrutte, alcune rase
completamente al suolo, come Dresda, luoghi nei quali i sopravvissuti cercavano di riconquistare una qualche forma di
normalità e nelle cui strade l’erba cresceva tra i mattoni e sulle macerie. Queste città sono state ricostruite, la gente
ha continuato a viverci. La distruzione innaturale di queste città operata dagli uomini somiglia alla distruzione naturale
operata dalla natura e dalla furia degli elementi. Terremoti, inondazioni, frane, cancellano l’attività costruttiva
dell’uomo, il suo tentativo di fare comunità. Anche in questo caso l’uomo ricostruisce. Qualunque sia l’origine della
maceria o della rovina l’uomo tenta di riappropriarsi di quello che era il suo spazio di vita.
La realtà de L’Aquila è chiaramente molto complessa, credo che il mio intervento debba essere un interstizio poetico
in mezzo alla distruzione, un monumento invisibile ma che è come una candela che brucia nel buio, anche se nessuno
la vede; il mio intervento è rivolto alle mura delle case aquilane, alla loro possibilità di ricrescere come rampicanti sulle
macerie. Il mio progetto prevede la realizzazione di alcuni mattoni di terra realizzati con terra proveniente da Dresda,
la città che più di altre è stata distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale ma che è stata
ricostruita; la terra di Dresda una volta era in aria perché le bombe sconvolgevano la sua natura, questa terra ora
ferma e trasformata in mattoni, servirà per iniziare la ricostruzione del muro di un edificio pubblico. Saranno mattoni
tra i mattoni, un pezzo di distruzione artificiale e ricostruzione utilizzata per ricostruire lì dove la distruzione è
naturale.
Per realizzare l’intervento, mi farò spedire da Dresda venti chili di terra e con questa realizzerò dei mattoni che farò
cuocere e che una volta pronti potranno essere portati all’Aquila e utilizzati per costruire. Questi mattoni faranno
parte di muri della città che bisogna tirare su e che lì resteranno. Per il giorno dell’inaugurazione si individuerà un solo
luogo in cui porre qualche mattone e successivamente, in collaborazione con l’amministrazione della città, saranno
scelti gli altri edifici. Credo sia fondamentale disperdere i mattoni in diversi muri, visto che la terra utilizzata è tratta da
diversi punti della città di Dresda. D’altronde l'invisibilità è la parte fondante dell’opera, un monumento che c'è, ma
che non si vede, in antitesi con la retorica di tanti altri monumenti, un monumento dislocato in vari luoghi, come
reazione all’idea del monumento da piazza. In municipio a Palazzo Margherita, in piazza Palazzo a L’Aquila invece sarà
collocata una lapidella di piccole dimensioni (cm 30 x 20).
Francesco Arena ha esposto in diversi spazi pubblici e privati in tutta Italia. E’ tra i cinque finalisti dell’ultima edizione
del Premio Furla per l’arte contemporanea (2011). Tra le mostre personali ricordiamo 3,24 mq, Nomas Foundation,
Roma, 2008; Impannellamento, Galleria Monitor, Roma, 2006; Arena, De Marco, Schirinzi, G.A.M. Galleria d’arte
Moderna Bologna (con De Marco e Schirinzi), Bologna, 2005. È uno dei 5 vincitori di una residenza di 3 mesi a Villa
Arson, a Nizza, per il Premio LUM per l’arte contemporanea, 1° Edizione, LUM, Libera Università Mediterranea, Bari,
2009. Nel 2008 ha vinto: Premio Torino Milano incontrano l’arte, 6° Edizione, Camera di Commercio di Torino, Torino;
Premio Terna per l’arte contemporanea, 1° Edizione, Terna, Roma. Nel 2005 ha partecipato al Corso Superiore di Arte
Visiva 2005, Fondazione Ratti, Como, Visiting Professor Alfredo Jaar.
Si ringraziano
PD – Dipartimento Cultura; Andreas Aumüller, Console Onorario d ́Italia a Dresda; galleria Monitor, Roma
Ufficio Stampa del Partito Democratico
Roberto Seghetti r.seghetti@partitodemocratico.it
Chiara Muzzi c.muzzi@partitodemocratico.it
Incontro e presentazione del progetto 25 Giugno 2011, ore 18, Piazza Duomo
Inserimento della lapidella in Piazza Palazzo, sede del Comune dell'Aquila
Piazza Duomo e Piazza Palazzo, l'Aquila