Altre Resistenze. Installazione con una serie di 9 tavoli sui quali sono esposte altrettante armi, riprodotte in cartapesta. Tra queste una bomba a mano, una P38, un carcano 91, tutte armi utilizzate durante alcuni episodi della Resistenza che hanno interessato il quartiere di Ponticelli.
Il 23 giugno alle ore 19 la Fondazione Morra Greco inaugura la mostra personale Altre Resistenze
dell’artista napoletano Domenico Antonio Mancini.
Per l’occasione l’artista ha realizzato una grande installazione nel basement del Palazzo. Lo spazio
è occupato da una serie di 9 tavoli sui quali sono esposte altrettante armi, riprodotte in cartapesta.
Tra queste una bomba a mano, una P38, un carcano 91, tutte armi utilizzate durante alcuni episodi
della Resistenza che hanno interessato il quartiere di Ponticelli. Ad accompagnare l’installazione,
nove tracce audio ripropongono in maniera frammentaria alcune interviste ai protagonisti delle vicende in questione; interviste che fanno parte di un archivio che ricostruisce alcuni eventi bellici che si sono svolti nell'area orientale di Napoli e dalle quali l’artista ha ricavato le notizie
relative alla tipologia di armi usate , le circostanze e gli umori dei protagonisti. La cartapesta con
cui sono realizzate le armi è ottenuta utilizzando le pagine della Costituzione Italiana. Questo
procedimento era già stato utilizzato da Domenico Antonio Mancini nella realizzazione dell’opera
Senza Titolo (2010), che consisteva in una rastrelliera di fucili, moschetti, utilizzati dai partigiani
contro le truppe nazi-fasciste. Entrambi i lavori si legano ai contesti territoriali in cui sono
presentati e reagiscono a un clima preciso. Rispondono a una necessità di memoria. Oppongono al
rischio di offuscamento e ai tentativi di sabotaggio della storia, una chiarezza formale e linguistica
che corrisponde a un pensiero inequivocabile.
Gli elementi considerati, la Costituzione Italiana
e le armi d ella Resistenza, diventano durante l’ elaborazione formale del lavoro i termini di
un’ affermazione tautologica. Se la Costituzione è la materia con cui l’ artista riproduce le armi
con cui si combatté la Resistenza, il suo pensiero è inequivocabilmente chiaro: gli elementi in
questione presentano una mutua derivazione, il soggetto e il predicato si rispecchiano. Mentre il
racconto orale è frammentario e resta piuttosto aperto, gli oggetti realizzati dall’ artista sono una
sintesi chiusa, un’ interpretazione precisa della relazione che intercorre tra gli elementi in questione
e che ha determinato i fatti. Da un lato la memoria, dall’ altro l’ oggetto che esprime gli accadimenti
mostrandone gli strumenti attuativi: le armi e lo spirito. L’ oggetto occupa lo spazio in maniera
chiara. Ogni arma ha il proprio tavolo ed è illuminata da una lampada. Le lampade sono basse, la
loro luce non illumina altro che la superficie del tavolo, indirizzando lo sguardo verso un punto
preciso. L’ oggetto è esattamente quello che dice. Non è l’ oggetto iniziale, piuttosto il giudizio
che esprime. La sua funzione non è quella originaria e la sua materia è ora pregna di contenuto.
Che la Resistenza abbia dato vita alla nostra Repubblica e che nella Costituzione siano presenti
i sentimenti che l’ hanno mossa, potrebbe sembrare un’ ovvietà. Ma è dovere etico e civile che il
pensiero sia chiaro e talvolta ridondante. Il rigore della definizione, la finitezza e la circolarità del
concetto sono la reazione al dubbio, all’ alibi della complessità, alla messa in discussione dei fatti e
della Storia.
Opening 23 giugno ore 19
Fondazione Morra Greco
largo Avellino, 17 - Napoli
Orari: Lunedì-Venerdì ore 10-14
Ingresso libero