Olimpia Ferrari
Paolo Vallorz
Franco Bemporad
Enrico Baj
Roberto Crippa
Gianni Dova
Piero Manzoni
Arnaldo Esposto
Gianni Stirone
Riccardo Guarneri
Attilio Carreri
Francesco Guerrieri
Lia Drei
Gianni Bertini
Sergio Lombardo
Bruno Di Bello
Paolo Baratella
Fernando De Filippi
Umberto Mariani
Giangiacomo Spadari
Stefano Di Stasio
Carlo Maria Mariani
Aldo Mondino
Antonella Bersani
Davide La Rocca
Dacia Manto
Federico Pietrella
Cristiano Pintaldi
Nicola Verlato
Andrea Facco
Corrado Bonomi
Carlo De Meo
Hubert Kostner
Enrico Iuliano
Antonio Riello
Gabriella Belli
Jean Clair
Franco de Battaglia
Vittorio Sgarbi
Paolo Vallorz
Walter Guadagnini
Daniela Ferrari
'La donazione Paolo Vallorz', con la direzione scientifica di Gabriella Belli, presenta un'ampia selezione di dipinti che ricostruisce l'intero percorso artistico di uno dei piu' importanti pittori trentini contemporanei. 'Percorsi riscoperti dell'arte italiana nella VAF-Stiftung 1947 - 2010' si divide in due mostre distinte: la prima parte ha come tema la riscoperta di quegli artisti che dagli anni '50 agli anni '80 sono stati molto attivi ma che sono stati in parte dimenticati dalla critica militante. Il secondo percorso e' dedicato agli artisti piu' giovani della collezione, esposti in dialogo con la generazione attiva negli anni '80. I nomi sono stati selezionati dai curatori del Mart con lo stesso Volker W. Feierabend. 'Reflect what you are' presenta una serie di lavori recenti di Olimpia Ferrari: una riflessione sulla labilita' delle identita' personali, nata da un'osservazione del riflesso del viso dell'artista sullo schermo acceso di un televisore. La mostra e' a cura di Walter Guadagnini, per la rassegna Contemporanea.
La donazione Paolo Vallorz
Al Mart, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto,
dal 2 luglio al 13 novembre, un’importante mostra celebra un grande artista
contemporaneo europeo, strettamente legato alle proprie radici trentine.
Paolo Vallorz, nasce a Caldés (Trento) nel 1931, ma vive a Parigi da sempre. Ha
studiato all'Accademia di Belle Arti di Venezia e all'Accademia Libera di Montparnasse e
ha percorso la storia dell’avanguardia artistica internazionale, frequentando artisti e
critici del calibro di Ives Klein, Alberto Giacometti, Alberto Burri e Pierre Restany. Il
suo segno distintivo è una personalissima pittura figurativa nella quale vivono i colori, le
luci e i profumi della sua terra.
"Sono nato tra gli alberi multicolori della Val di Sole – ha scritto l’artista – valle baciata
da acque limpide e fresche. Ho fatto la mia esperienza informale e concettuale, ma me
ne sono ritratto avvilito e scontento. Sono ritornato alla vita, alla natura, ai fiori".
La donazione Paolo Vallorz, visitabile a Rovereto dal 2 luglio al 13 novembre,
presenta un’ampia selezione di dipinti che ricostruisce l’intero percorso artistico di uno
dei più importanti pittori trentini contemporanei. Una parte di queste opere provengono
da una precedente donazione dell’artista, che risale al 1993.
Nel complesso, le due donazioni rappresentano un patrimonio importantissimo per il
Mart. “Il nucleo del 1993 – dichiara Gabriella Belli – ci ha permesso di realizzare molte
esposizioni, ma questa seconda, generosa donazione, rende possibile mostrare e
valorizzare al meglio l’opera di un artista dalla straordinaria coerenza. In oltre
sessant’anni di attività, Paolo Vallorz ha sviluppato un percorso artistico che è sempre
andato contro ogni moda o regola economica, contro ogni mercificazione dell’arte.”
La mostra La donazione Paolo Vallorz, si avvale della direzione scientifica del
direttore del Mart, Gabriella Belli e dei contributi critici (nel catalogo pubblicato da
SilvanaEditoriale) di Jean Clair e Vittorio Sgarbi e una biografia di Franco de
Battaglia.
Anni di amicizia legano l’artista trentino a Vittorio Sgarbi, che si interessa all’opera di
Vallorz già dagli anni Ottanta e nel 1989 ne cura una doppia mostra nelle gallerie
milanesi Compagnia del Disegno e Bergamini. E’ quindi questa l’occasione per
aggiornare, in un contesto museale, una riflessione critica sull’opera del pittore trentino.
Nel 1989 Sgarbi scriveva: “ciò che interessa a Vallorz non è dipingere l'aspetto delle
cose, l'apparenza e i paludamenti dei corpi, ma il respiro, il calore, gli umori”. Questa
riflessione è ora ulteriormente sviluppata da Sgarbi, che aggiunge un nuovo tassello alla
propria interpretazione critica. Ricordando una dichiarazione dell’artista (“Mi interessa
che la pittura sappia trovare il linguaggio che la lega alla società: non alle minoranze che
guidano le società, ma alla gente che compone una certa società.”), Sgarbi vede nel
vincolo di sentimenti con la propria terra l’essenza della pittura di Vallorz: “Ogni volta
che dipinge Vallorz torna nella sua valle, con la mente, con la memoria, e si commuove
[...] I dipinti portano la sua commozione, ce la trasmettono, ma non vogliono dire
niente di più. [...] un calore di emozioni semplici che il pittore è in grado di sentire per
tutti quelli che quelle stesse cose vedono e sentono ma non riescono a trasmettere.
Questo è il pittore: la voce di tutti”.
Nel testo di Jean Clair, già direttore del Museo Picasso di Parigi e oggi membro della
prestigiosa Accademia di Francia, un’analisi rigorosa e approfondita sgombra il campo
da un “equivoco”: quello di dedurre che il recupero da parte di Vallorz di generi
considerati superati come il ritratto, la natura morta, il paesaggio, sia sufficiente a
relegare l’artista in una condizione di marginalità. Vallorz corre il rischio, secondo il
critico francese, “di passare per un pittore modesto, arretrato, marginale, un po’ poeta,
un po’ contadino, un po’ ingenuo, un po’ scaltro che, seppur dotato, si lascia tuttavia
andare alla facilità del dipingere.” Il motivo per cui questo giudizio precipitoso non è
accettabile, è argomentato da Jean Clair che sottolinea innanzitutto una complessità
psicologica evidente nella vicenda biografica di Vallorz, che in quarant’anni di soggiorno
parigino ha dipinto, allo stesso tempo, paesaggi urbani e cime alpine. E soprattutto, Jean
Clair vede nella pittura di Vallorz una reazione meditata e consapevole al processo di
riduzione della pittura allo sguardo operata da buona parte delle avanguardie del
Novecento. “Se [il pittore] vede il mondo ciò avviene, come per me e per voi, anche
attraverso l’intero suo corpo, le sue mani, la sua epidermide, i movimenti delle membra,
non solo attraverso la retina. Vedere, ma anche pensare, riflettere, percepire. [...] [La
pittura di Vallorz] è dunque rimasta fedele agli oggetti e agli effetti che questi ultimi
producono su di noi.” Sotto questa luce, Jean Clair vede Vallorz come continuatore di
una tradizione pittorica che “rispetta ciò che vediamo”, sulla strada aperta da Courbet,
Manet e Balthus.
Infine, il saggio di Franco de Battaglia inquadra la riflessione critica approfondendo la
vicenda biografica di Vallorz. Tra episodi fiabeschi nei boschi in una Val di Sole fuori
dal tempo e vagabondaggi nella bohéme parigina degli anni Cinquanta, emerge la figura
di un artista dalla sincerità disarmante, che si è imposto di fermarsi e “ricominciare
daccapo” ogni volta che ha sentito di tradire la realtà “inciampando nelle teorie”.
-----------------------
Percorsi riscoperti dell’arte italiana nella VAF-Stiftung 1947 - 2010
A cura di Gabriella Belli e Daniela Ferrari
2 luglio 2011 - 30 ottobre 2011
Ideale prosecuzione della mostra del 2005 intitolata "Un secolo di arte italiana", questo evento espositivo si divide in due mostre distinte.
La prima ha come tema predominante la riscoperta di quegli artisti che dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta sono stati protagonisti di un ricco percorso espositivo e creativo, ma che sono stati in parte dimenticati dalla critica militante.
Con questa mostra si vuole documentare la storia dell’arte italiana dal secondo dopoguerra, ponendo attenzione innanzitutto ai molti gruppi formatisi in quegli anni. Si tratta di esperienze come quella del “Gruppo nucleare”, del quale hanno fatto parte tra gli altri Franco Bemporad, Enrico Baj, Roberto Crippa, Gianni Dova e Piero Manzoni, presente in mostra con un “Senza titolo” del 1957. Oppure di “Tempo 3” (Arnaldo Esposto, Gianni Stirone, Riccardo Guarneri, Attilio Carreri) di “Sperimentale p.” (Francesco Guerrieri, Lia Drei).
Particolarmente importante la sezione che documenta tendenze artistiche come il Razionalismo concreto, il Costruttivismo e l’Informale. La ricchezza e la completezza di questa parte della mostra testimoniano come molti siano gli artisti italiani che hanno proseguito lungo la via dell’astrazione affermatasi in Italia durante gli anni Trenta; e, per converso, di come altrettanto nutrito fosse il gruppo di artisti che reagirono al rigore dell’astrazione per seguire un’espressività comunque non figurativa ma legata all’energia e alla libertà del gesto.
L’informale è rappresentato in mostra da opere degli anni Cinquanta e Sessanta di Toti Scialoja, Franco Meneguzzo e Gianni Bertini, dalla declinazione in senso marcatamente segnico di Achille Perilli e soprattutto dalle sperimentazioni polimateriche di artisti come Gino Marotta, Edgardo Mannucci, Gino Marotta, Andrea Raccagni e naturalmente Agenore Fabbri, estesamente collezionato da Feierebend e a cui è dedicata una mostra-concorso biennale, giunta nel 2011 alla quinta edizione, che la VAF-Stiftung organizza e promuove per fare il punto sulle posizioni attuali dell’arte italiana. L’opera di Fabbri, in questi mesi è stata oggetto anche in una retrospettiva curata dal Mart ed esposta al Museo della Permanente di Milano.
Sono della fine degli anni Sessanta le opere di artisti impegnati in una critica ironica o feroce della società, come Vettor Pisani e Gino de Dominicis (“Una tomba per Claretta Petacci”, 1974), Gianni Bertini (“Oil”, 1965 e “Che sacramento”, 1968), Sergio Lombardo (“Charles De Gaulle”, 1961-62), Bruno Di Bello (“Berlino. Rudi Dutschke”, 1968), ma anche Paolo Baratella, Fernando De Filippi, Umberto Mariani o Giangiacomo Spadari.
Il secondo percorso della mostra è dedicato agli artisti più giovani della collezione, esposti in dialogo con la generazione attiva negli anni Ottanta (Stefano Di Stasio, Carlo Maria Mariani, Aldo Mondino). I nomi sono stati selezionati dai curatori del Mart con lo stesso Volker W. Feierabend. Si tratta di preferenze maturate dal collezionista nel corso delle lunghe fasi di ricerca, selezione e progettazione delle edizioni del Premio Agenore Fabbri.
La prima sezione di questo secondo percorso testimonia la propensione del collezionista verso una rappresentazione figurativa, con le opere di Antonella Bersani, Davide La Rocca, Dacia Manto, Federico Pietrella, Cristiano Pintaldi e Nicola Verlato
In un successivo capitolo sull’astrazione, accanto ai cementi lavorati di Arcangelo Sassolino, spiccano i light box di Pino Falcone, le lamiere di Riccardo De Marchi e le scritture su tela di Sergio Fermariello.
La mostra si conclude con una sezione intitolata Concettualismo ironico. Tematiche familiari al pubblico del Mart, che in questi anni ha avuto modo di ammirare molte opere delle correnti internazionali di arte concettuale, qui declinate da artisti italiani come Andrea Facco, Corrado Bonomi, Carlo De Meo, Hubert Kostner, Enrico Iuliano, Antonio Riello.
---------------
Olimpia Ferrari. Reflect what you are
a cura di Walter Guadagnini
dal 2 luglio al 30 ottobre 2011
Contemporanea
Il Mart presenta Reflect what you are, una serie di lavori recenti dell’artista romana
Olimpia Ferrari.
Concepiti per parlare di un mondo in cui “la linea di distinzione tra i soggetti non è
facile da tracciare”, i lavori di Olimpia Ferrari riportano al Mart l’arte contemporanea
italiana, dopo le personali di Alessandro Roma e Olivo Barbieri.
A cura di Walter Guadagnini, la mostra si svolgerà dal 2 luglio al 30 ottobre 2011 negli
spazi della Project Room del Mart di Rovereto.
Nelle immagini di Ferrari si vedono strati sovrapposti, in cui volti umani si mescolano
tra di loro. Una riflessione sulla labilità delle identità personali, nata da un’osservazione
del riflesso del viso dell’artista sullo schermo acceso di un televisore. “I miei non
sonoritratti o auto-ritratti – dice l’artista –ma nemmeno stereotipi; piuttosto sono
momenti di con-fusione e di ricerca emotiva.”
Olimpia Ferrari (Roma, 1980) vive e lavora a New York. Ha conseguito il Master of
Fine Arts in Advanced Photographic Studies alla Bard University-ICP.
Dal 2008 ha esposto i suoi lavori in numerose collettive a Roma e a New York, per poi
presentare la personale “Serenity”, alla Henry Gregg Gallery, nel 2009. Il lavoro svolto
come tesi per il Master alla Bard University-ICP è stato esposto come mostra personale
nel 2011 con il titolo “Modus Operandi”
Il Mart ringrazia:
Provincia autonoma di Trento
Comune di Trento
Comune di Rovereto
In partnership con: UniCredit
Partner tecnici:
Cartiere del Garda
Trentino Marketing
Per le attività didattiche: Casse Rurali Trentine
Con il sostegno di: Nando Peretti Foundation
Responsabile Comunicazione Mart
Flavia Fossa Margutti
Ufficio Stampa Mart
Luca Melchionna
Clementina Rizzi
press@mart.trento.it
t. +39 0464 454127/124
facebook: http://www.facebook.com/martrovereto
twitter: @mart_museum
Immagine: Paolo Vallorz, Temporale sul monte di Bolentina, 1993
olio su tela, 100 x 100 cm
Mart, donazione Paolo Vallorz
Venerdì 1 luglio 2011
ore 12.00 Anteprima per la stampa
ore 18.00 Inaugurazione della mostra
In occasione della visita in anteprima per la stampa
Vittorio Sgarbi con Gabriella Belli raccontano Paolo Vallorz
Daniela Ferrari presenta 'Percorsi riscoperti dell'arte italiana VAF-Stiftung 1947 - 2010'
Walter Guadagnini presenta Contemporanea - Olimpia Ferrari. Reflect what you are.
Mart - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
corso Bettini 43 . 38068 Rovereto (TN)
orari: mar-dom 10.00-18.00 ven 10.00-21.00.
tariffe: Intero 11 Euro, Ridotto 7 Euro
Gratuito fino ai 14 anni