Entrano il Coro e gli Attori. Questa mostra introduce un nuovo tipo di figurazione, apparentemente senza tempo, di alcuni cartamodelli che l'artista ama definire dall'aspetto semi psichedelico, di una forma piu' organica di stratificazione audio e di nuove semplici strutture scultoree che somigliano ad un misto tra scene teatrali e arrangiamenti di esposizioni pittoriche.
La Galleria Fonti è lieta di presentare “Entrano il coro e gli attori”, seconda mostra personale in Italia di Seb Patane.
Il progetto della mostra si compone di una serie di nuovi lavori bidimensionali e tridimensionali e di una nuova opera sonora.
Il lavoro dell’artista è incentrato sulla ricerca di ciò che sembra essere un particolare tipo di immagine archetipica, sul successo o il fallimento della nozione del dissenso e sulla storia, e sulla politica passata e presente. Questa nuova mostra propone un livello successivo di elaborazione delle opere attraverso l’introduzione di un nuovo tipo di figurazione, apparentemente senza tempo, di alcuni cartamodelli che l’artista ama definire dall’ aspetto semi psichedelico, di una forma più organica di stratificazione audio e di nuove semplici strutture scultoree che somigliano ad un misto tra scene teatrali e arrangiamenti di esposizioni pittoriche.
Idee di performance e cerimonie vengono filtrate attraverso impliciti riferimenti a concetti di stadi psicologici confusionali, ricordi cerebrali e fisici, di meccanismi di attacco e difesa, e assensi alla nozione dell’ eroe Junghiano e i suoi vari stadi di sviluppo dall’ “imbroglione” attraverso i “gemelli” in guerra.
Gli assemblaggi e le narrazioni contaminate di Patane, con le loro implicazioni di danza, consumo di alcool e falsa violenza, conservano un approccio indiretto rispetto all’ intendere teatro e coreografia accidentale, mentre puntano ad indurre lo spettatore a prendere una posizione allineata o una resistenza, concettiche l’artista sembra orchestrare nelle stesse installazioni.
«C’é un grande evento che accade all’inizio dell’anno. Tra coloro che seguono allegramente i costruttori di barili, ci sono pure dei ridicoli arlecchini che fanno capriole in giro tra di loro.
Un’usanza della processione é quella di farsi largo attraverso la folla e creare uno spazio circolare per la danza. Gli uomini in costume da giullare fanno ciò, martellando le teste con una spranga sferragliante brandita con piú rumore che forza.
Di seguito arriva la banda dei musicisti, seguita dal corpo principale dei ballerini, venticinque bei giovani, che portano tra loro l’armamentario caratteristico.
La musica e la danza cominciano, la melodia vecchia tanto la danza stessa.
Per più di mezz’ora i ballerini eseguiscono una serie di attraenti figure, durante le quali uomini e ghirlande si snodano in giravolte in continuo cambiamento ed effetto.
In un punto della danza il più quieto degli arlecchini si ferma impugnando un’alta sbarra dorata, sormontata dal “ globo del potere”. Questa diventa velocemente il centro di una corona regale colossale, che I ballerini sviluppano, snodandosi sempre più vicini, e successivamente ne aggiustano le ghirlande attorno al globo di modo da completarne la forma.
Ad un tratto la musica si arresta, gli uomini con le giacche scarlatte si soffermano alle spalle del cerchio, divisi l’un l’altro dagli archi verdi che mantengono in alto, e quindi il barile viene fatto rotolare al centro e poi messo in piedi. Tre dei costruttori vi si mettono attorno, percuotendo sul suo bordo una sorta di segnale, un’azione questa che rappresenta I costruttori di barile a lavoro; di seguito, quello che tra di loro e’ il capo, monta sul barile e comincia ad esibirsi con dei trucchi graziosi da giocoliere, facendo roteare due cerchi, nei quali bordi interni si trovano dei bicchieri di vino, e del quale vino non ne lascerà traboccare nemmeno una goccia.
Infine egli propone un brindisi al padrone e quindi ne beve il vino, lanciando il bicchiere vuoto alle sue spalle.
I suonatori della banda allora iniziano a suonare una marcia spensierata per l’intera festa, e mentre continuano a sorreggere in alto i loro archi verdi, si dirigono verso la taverna più vicina.»
(da ‘A Series of Graceful Juggling Tricks, 2011)
Immagine: Imperial (Enter Chorus and Actors), 2011, legno, stampa, acrilico, matita colorata e penna su tela, ferro, tintura, nastro adesivo, misure variabili
Galleria Fonti
via Chiaia, 229 Napoli 80132
dal lunedì al venerdì ore: 11-14/16-20 o su appuntamento
chiuso dal 29 luglio al 28 agosto 2011