Attraverso l'opera di Robert Langennegger, Enrique Marty, Steven Montgomery, Erik Thor Sandberg, Failing Grace tende ad esplorare il sentimento della 'grazia' in relazione all'esperienza contemporanea, con opere che vanno dalla pittura ad olio ed acquarello alle sculture in ceramica e in poliuretano.
La galleria Jerome Zodo Contemporary è lieta presentare Failing Grace, collettiva che vede per la prima volta
insieme quattro artisti internazionali: Robert Langennegger, Enrique Marty, Steven Montgomery, , Erik Thor
Sandberg. La mostra inaugura giovedì 15 settembre 2011 alle ore 18:00, in occasione della VI Edizione di
STARTMILANO, presso lo spazio di via Lambro 7, in Milano.
Attraverso l'opera degli artisti invitati Failing Grace tende ad esplorare il sentimento della “grazia” in relazione
all'esperienza contemporanea. In un'antologia di materie e tecniche eterogenee, dalla pittura ad olio ed
acquarello alle sculture in ceramica e in poliuretano, ogni lavoro propone l'emergere di un nuovo modello
rispetto all'ordine della “grazia”.
L'espressione grazia trova nell'etimologia latina di gratia, il signifcato di riconoscenza, favore e benefcio. Nel
corso della storia al signifcato sono state attribuite diverse polisemie, spesso adottate indifferentemente rispetto
a Dio, a una persona o ad un oggetto bello ed attraente o in relazione ad un atto benefco, privato, pubblico e
giuridico. Nel cristianesimo si riconosce alla grazia, il dono gratuito della salvezza che Dio fa all'uomo
indipendentemente dai suoi meriti [gratia quia gratis datur]. Sul piano estetico il termine viene associato
all'armonia naturale o acquisita di un corpo, capace di esprimere bellezza, esteriore quanto d'animo. La grazia
svolge un ruolo fondamentale nelle arti e nelle poetiche rinascimentali, è tradotta dal Vasari e da Leonardo Da
Vinci, con la formula «je ne sais quoi» «quel non so che» che trasfgura l'opera d'arte, espressione di
un'incognita che tuttavia dell'arte costituisce l'elemento essenziale.
La prospettiva lungo la quale si muove il percorso espositivo evidenzia quanto nelle dinamiche odierne e nella
ricerca artistica portata avanti da questi autori, si siano proflati contorni e sfumature diverse e sempre più
lontane dalla classica concezione. Failing Grace presenta un'anatomia di opere postume alla condizione della
grazia, ogni artista fa denuncia e rivela a suo modo, lo stato di crisi in cui tende oggi il sentimento della grazia,
mettendo in luce la sua caducità e la desacralizzazione. I lavori sotto varie forme, tecniche ed espressioni
esaltano i deterrenti di questo passaggio: soggetti, elementi, eventi o fattori che hanno indirizzato nell'uomo
contemporaneo, un processo di autonomia e di indipendenza da una certa estetica, etica e morale.
Nel flm di Terrence Malick Tree of Life (2011), presentato all'ultimo Festival di Cannes e vincitore della Palma
d'Oro – si fa riferimento proprio al carattere labile e trasgressivo dell'uomo moderno, in bilico fra natura come
istinto bestiale e vita devota “Ci sono due vie per affrontare la vita: la via della natura e la via della grazia”. La
grazia e la sua negazione sono i poli su cui viene rappresentata la scala di valori per la conoscenza dell'essere
umano e dell'universo, l'antitesi diviene l'espressione di un certo disagio e malessere, l'epifania di una condotta
che cerca nell'abbandono il principio ordinatore del vivere contemporaneo.
Realizzate principalmente ad olio e acrilico, su grande e media dimensione, le pitture del giovane artista
flippino Robert Langennegger (St. Gallen, Svizzera, 1983) per la prima volta esibite in Italia, ripetono le
frequenze di un sentimento violato, che in un esercizio più narrativo e didascalico, offrono voce al lato oscuro
e trasgressivo della natura umana. I suoi personaggi, biblici, politici o comuni mortali, sfdano ogni
convenzione etica e sociale, in cui si rende evidente la negazione di ogni forma di grazia. Fra simpatica ironia e
psicopatologia, Robert Langennegger inventa barbare mitologie in cui gli idoli sono resi a bestie, venendo
sviscerati in tutte le loro contraddizioni. Nelle sue opere prende vita il carattere più primitivo e brutale della
pratica artistica, memoria non solo della propria terra d'origine ma conferma di un'arte capace di farsi beffa
dell'assurdità dell'uomo.
Robert Langennegger vive e lavora a Manila, nelle Filippine. Ha studiato Belle Arti presso il Kalayaan College ed è principalmente attivo
sulla scena asiatica contemporanea, con diverse mostre fra Makati City, Quenzon City (Filippine) e Singapore. Nel 2011 esordisce in Europa
con una personale presso la galleria Zimmermann di Graz, in Austria.
Figura singolare dell'arte contemporanea spagnola, Enrique Marty (Salamanca, Spagna, 1969) ritorna in Italia a
distanza di anni dalla sua ultima partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 2001 e nel 2005. L'opera
dell'artista spagnolo attraversa diversi linguaggi, principalmente pittura e scultura. Interessato alla ricerca dei
signifcati esistenziali, Enrique Marty fa dell'essere umano il protagonista assoluto delle sue opere: i suoi
personaggi sembrano rintracciare le celebri pagine dei Miserabili di Victor Hugo, spiriti duri e ribelli, anime
perse e grottesche, estrapolate da un ambiente sociale che resta sempre ai margini della “normalità”. Attraverso
un percorso che lo porta a selezionare episodi e soggetti di vita quotidiana, l'artista colleziona una serie di
ritratti e d'immagini da posa fotografca, ostaggi della propria immaginazione e della cultura mediatica. Nel
gruppo scultoreo Children Parents (2009) e A Sleepwalker Noelia (2010) come negli acquarelli, le fgure
assumono la realtà in maniera profonda, rivelando senso d'angoscia nelle forme e nei vezzi. Il corpo diviene il
mezzo per esprimere il rifuto di una certa bellezza canonica, rinunciando al grazioso e ai suoi moti, Enrique
Marty affronta il lato oscuro e sinistro della psiche umana, fnendo per abbracciare e condividere un'estetica
sgraziata, forse tradita dagli effetti del vivere oggi.
Enrique Marty vive e lavora a Salamanca, in Spagna. Principalmente noto alla scena europea, vanta di molte ed di importanti mostre
museali e manifestazioni internazionali, tra le personali si ricordano: al Museo Nazionale e Centro di Arte Contemporanea REINA SOFIA, di
Madrid in Spagna; Kunsthalle Mannheim, a Mannheim, in Germania; al Gemeentemuseum. A Den Haag, nei Paesi Bassi; al MUSAC di
Leon, Spagna; all'Artspace Witzenhausen, ad Amsterdam; al Museo di Arte Contemporanea, di QuerŽtaro e il Museum of Contemporary
Art, (MAC0) di Oaxaca, in Messico. Tra le collettive si ricordano: al P.S.1 MOMA Contemporary Art Center, di New York, USA; all'Ensor and
Contemporary Art, SMAK, a Gent, in Belgio; Het Valkhof Museum nei Paesi Bassi; al Museo Nacional de Bellas Artes, a Buenos Aires, in
Argentina; ARTIUM, a Vitoria, in Spagna; GAM, Galleria di Arte Moderna di Torino; Freemantle Art Centre, a Perth, in Australia. Le opere di
Enrique Marty sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private: collezione Verdec, Belgio; al Kunsthalle Mannheim, in Germania;
al Marugame Hirai Museum of Art, in Giappone; al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofa, Madrid, in Spagna; al M.U.S.A.C. (Museo
de Arte Contempor‡neo de Castilla y Leon), Leon, in Spagna; al Museo Patio Herreriano, Valladolid, in Spagna; Het Valkhof Museum, a
Nijmegen, Paesi Bassi.
Composto argilloso particolarmente duttile e malleabile, la ceramica è il materiale che l'artista statunitense
Steven Montgomery (Detroit, U.S.A., 1954) predilige utilizzare per le sue opere. Intento alla creazione di un
immaginario post-apocalittico, Steven Montgomery realizza sculture imponenti e massicce che riproducono in
modo autentico elementi del mondo industriale, come le viti, i bulloni e le chiavi della serie Test Site (2006) e
Red Wrench (2011), qui proposte in esclusiva italiana. Il suo lavoro porta lo spettatore a conoscere una poetica
della rovina, alcune parti di questi lavori sono in evidente stato di decomposizione, apparentemente usurati dal
tempo divengono il pretesto per allargare la rifessione alla decadenza sociale ed intellettuale della nostra
epoca. Questa pratica evidenzia il passaggio dell'interesse artistico, che dalla natura come unica fonte e forma
di bellezza, passa al mondo dell'artifcio e del disumano, denunciando altresì il proprio stato di crisi.
Steven Montgomery vive e lavora a New York. Le sue opere sono presenti nei più importanti musei statunitensi, fra cui: il Metropolitan di
New York; l'American Museum of Art di Washington; il Museo di Arte e Design di New York; l'Everson Museum of Art, a Syracuse; Mint
Museum of Art, a Charlotte (NY); Daum Museum of Contemporary Art a Sedelia (MO); Racine Museum of Art, a Racine (WI). Fra le
collezioni pubbliche estere: Il Museum of Shigaraky Ceramics Art Center and Cultural Park, Shigaraki, in Giappone; il National Museum of
History e il Tapei County Yingge Museum, a Tapei, Taiwan; l'Icheon World Ceramic Center, a Icheon nel Sud della Corea.
Per il pittore americano Erik Thor Sandberg (Quantico, VA, U.S.A. 1975) l'incontro con l'esperienza estetica si
rivela come un viaggio a ritroso nella tradizione pittorica. Il riferimento all'antica scuola famminga di
Hieronymus Bosch e di Pieter Bruegel, si risolve nella scelta di soggetti allegorici, principalmente femminili, e
nell'adozione di un realismo metodico. Attraverso umorismo e senso tragico, Erik Thor Sandeberg scioglie il
mistero del reale avvalendosi di simbologie che rimandano ad un universo nascosto e trascendente. I suoi
personaggi confessano un profondo risvolto psicologico sospeso fra vulnerabilità e sofferenza, portato sempre al
limite della provocazione. La dimestichezza con la materia pittorica porta a riscoprire il fascino della dolcezza,
morbidezza, vaghezza, leggiadra ed eleganza [Vasari] delle pose, tipico della bellezza classica. Tuttavia
l'iniezione con elementi estranei o bizzarri come il paraorecchie di peluche nell'opera Concession III (2007) o
la bomboletta spray e l'infradito in Alterations (2010), suggeriscono l'inevitabile confronto con la cultura
contemporanea, sforando la sottile linea fra attrazione e repulsione, fra sacro e profano.
Erik Thor Sandberg è presente soprattutto sulla scena americana con diverse mostre fra New York e Washington, dove vive e lavora. Il suo
lavoro ha ricevuto particolare attenzione dalla stampa di settore, ARTFORUM ne celebra l'importanza per le sue personali presso la galleria
Conner Contemporary di Washington. L'artista è presente in diverse collezioni pubbliche e private: alla Rubell Family Collection di Miami;
Bollag-Rothschild Collection, in Svizzera; Brown Collection nei Paesi Bassi; Cohen Collection di Città del Messico; DeWoody Collection di
New York; Barbara and Aaron Levine Collection, Ognibene Collection e la Podesta Collection, di Washington.
In mostra: Sant'Agostino, Le Confessioni, Co' Tipi del Gondoliere, Venezia, 1841
Inaugurazione giovedì 15 settembre 2011 alle ore 18
Jerome Zodo Contemporary
via Lambro, 7 – 20129, Milano, Italia
Orari: martedì – sabato, 10 – 19
Ingresso libero