Sala Santa Lucia
Venezia
Campo San Geremia

Pietro Loffredo
dal 14/1/2003 al 23/1/2003
335 6514541

Segnalato da

Fabio De Chirico



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Pietro Loffredo



 
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14/1/2003

Pietro Loffredo

Sala Santa Lucia, Venezia

Icone profane. Pietro Loffredo, artista napoletano, evidenzia nei suoi lavori l'interesse per le tecniche e per le immagini restituite dal tempo, dai riflessi dei mosaici bizantini, ai colori e agli intrecci arabi, fino ai cupi toni caravaggeschi e al paesaggismo ottocentesco: il fascino dei materiali e dei colori, le stupefacenti cromie multimateriche, risultano fondamentali per la formazione dell'artista.


comunicato stampa

Icone profane

Pietro Loffredo, artista napoletano, evidenzia nei suoi lavori l'interesse per le tecniche e per le immagini restituite dal tempo, dai riflessi dei mosaici bizantini, ai colori e agli intrecci arabi, fino ai cupi toni caravaggeschi e al paesaggismo ottocentesco: il fascino dei materiali e dei colori, le stupefacenti cromie multimateriche, risultano fondamentali per la formazione dell'artista che inizia le sue sperimentazioni non dimenticando mai il territorio e la cultura sedimentatasi nel suo vissuto. Abbandonata l'esperienza della grafica, troppo algida e asettica nei suoi tempi e nelle tecniche procedurali, dirige la sua attenzione e il suo fervore sperimentale dapprima verso la produzione di arazzi: in questi lavori sono già presenti alcuni degli elementi essenziali che caratterizzeranno il suo percorso artistico, come la ricerca sui materiali (le sete, il lino, i tessuti preziosi, ecc.) e l'adozione di procedure fattuali in cui è implicito un rapporto 'fisico' con la realizzazione del lavoro (l'uso dei pennelli, i colori tradizionali).

La ricerca di Pietro Loffredo si inserisce pienamente nel clima culturale mediterraneo e partenopeo che costituisce il suo background culturale e umano, arricchendosi di una mitologia ideale e di un bagaglio figurativo che riemerge di volta in volta, quasi si trattasse di reperti di una personale archeologia visiva, nel concreto del fare pittorico. I frammenti, chiaramente rintracciabili, fino alla vetta estrema della citazione, cara alle più recenti declinazioni artistiche, trovano un percorso espressivo proprio, volutamente isolante dal contesto, che ne esalta il valore di traccia, di segnale di un antico passato quasi decaduto, e spesse volte tralasciato dall'incuria e dalla trascuratezza dell'uomo. Come attraversando una via della sua città si può essere tentati di giocare alla riscoperta del frammento prezioso appena evidente nel tessuto urbano frettoloso e ipercinetico, così nei suoi lavori si potrebbe giocare alla ricerca del dettaglio appena conosciuto, spesso talvolta appena evocato dalla lucentezza della foglia d'oro.

Le prime personali si caratterizzano per l'esposizione di arazzi, leggibili come dipinti murali, in cui l'aspetto decorativo viene completamente sottomesso alla ricerca di nuovi valori espressivi.
Agli inizi degli anni Novanta la sua attività artistica intraprende un nuovo percorso: i frequenti soggiorni a Venezia, lasciano un segno tangibile nel suo lavoro. Il paesaggio e i colori della laguna, i riflessi dei mosaici e delle pietre, sollecitano una diversa ricerca espressiva, una nuova sperimentazione sui materiali. È in questa fase, infatti, che inizia a dipingere su tavola, portando però con sé il bagaglio di esperienze acquisito: l'uso dell'oro zecchino, perciò, diventa una sorta di cifra stilistica che caratterizza quasi tutte le sue opere da questo momento in poi. Parallelamente compaiono i primi volti, i primi personaggi, inquiete presenze di una personale visionarietà, parvenze umane pronte a diventare il vessillo di una ritrovata dimensione terrena. Altra importante caratteristica della sua vicenda biografica è il costante confronto con altre realtà e con altri interpreti del panorama artistico contemporaneo: pur escludendo dal suo lavoro l'utilizzo dei nuovi media e dei nuovi canali virtuali, è in questi ultimi anni che il suo lavoro acquista un maggiore spessore espressivo, indirizzandosi verso l'individuazione di una personale iconografia (la serie con gli 'angeli neri'), ma senza dimenticare la cornice ludica e fantasmagorica del contesto di appartenenza (i giocosi quanto passionali 'cornetti').

Pur continuando a partecipare a varie mostre, tra Venezia e Napoli, riceve un significativo riconoscimento con la personale <> nel 2001 per la XV edizione del Premio Letterario <>.In questa sede propone le sue ultime opere e installazioni, alcune delle quali sono state recentemente esposte a Castel Sant'Angelo a Roma nell'ambito delle Giornate Europee del Patrimonio, a confronto con lo scultore francese Guillaume de la Chapelle.

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