Through the globe. A cura di Roberto Daolio
A cura di Roberto Daolio
Through the Globe è un ciclo di immagini la cui sequenza ci restituisce la possibilità unica, e non ultima, di vedere e riconoscere luoghi simbolo della nostra memoria collettiva. Per la costruzione dell’immagine, Davide Tranchina sceglie una distanza ravvicinata al soggetto. Tanto ravvicinata da poter solo intuire, attraverso la percezione dei contorni ricurvi - che racchiudono luoghi o monumenti storici immersi in un tempo passato - quegli oggetti della memoria in forma di palle di vetro con la neve finta. "Ancora una volta un tentativo coerente - scrive Roberto Daolio in catalogo - di ricomporre una unità impossibile se non attraverso l’esercizio di una condizione mentale di sospensione nel sedimento di un lapsus di contatto, a cui anche il linguaggio della fotografia non può sottrarsi".
Sensazione di sospensione atemporale dell’immagine imprigionata, che qualifica anche quanto Gillo Dorfles ha scritto a proposito del significato ambivalente di un "feticcio del ricordo": "L’esotismo nel tempo e nello spazio trovano una splendida integrazione nel souvenir, grazie alla sua caratteristica di ‘mini-monumento’!" Ma l’emozione della lontananza, l’esotismo, e l’assenza del territorio appena conosciuto sono, seppur stereotipate, ancora immagini presenti di un’esperienza passata. O meglio, sembra che possano ancora esserlo solo in forza di una sensazione confezionata. Un elogio alla lentezza quindi, per non dire un aut aut il cui significato va oltre la funzione antropologica dei souvenirs turistici. Una critica alla società contemporanea, che trova un alter ego nella costruzione di quello che Paul Virilio ha definito un ipotetico Museo degli Incidenti, dove il dovere della memoria, secondo una prima esposizione parigina, rappresenta i temi simbolici della Caduta e della Catastrofe. Immagini che si impongono drammaticamente non come "eventi della Storia", ma come souvenirs della nostra realtà sociale: ambivalenza, comunque, ma non piacevole, della sospensione tra il mio qui e ora e il mio tempo-passato.
Through the globe, Roberto Daolio, 2002
In altre occasioni ho avuto modo di sottolineare come il ricorso al mezzo fotografico da parte degli artisti delle ultime generazioni sia contrassegnato da una forte e consapevole volontà di presenza e di partecipazione. Da intendersi come adesione completa ad una condizione mentale che giustifica appieno il riconoscimento di un livello unitario e non separato tra soggetto e oggetto. Dove tuttavia la differenza e lo scarto si avvertono nell'esercizio di una ricognizione comportamentale che ristruttura la modalità dell'essere nei confronti del mondo. Tale contiguità di riferimento diretto e partecipato si avvale di un deciso spostamento teorico (rilevato e sostenuto da C. Marra) che registra con l'avvicendamento di un'estetica dell'impronta e del contatto (F.C. Florez) anche il passaggio dalla categoria dell'icona a quella di indice (R. Krauss). Tutto ciò mi sembra possa valere in modo puntuale per la ricerca fotografica di Davide Tranchina e del suo procedere per "ibridazioni" tra la persistenza di una condizione di rilevamento reale e la messa in atto di uno scarto performativo. In questo senso l'apparente attitudine a formalizzare uno sguardo e, al tempo stesso, un'azione di slittamento da un campo a un altro, da un interno a un esterno, da una configurazione concreta a una mise-en-scène ripetuta e variata, aderisce ad una modalità di ripensamento e di verifica delle relazioni tra le immagini e i punti di vista suggeriti e compiuti a tutti gli effetti. Attraverso le pieghe del quotidiano sovrapporsi di dislocazioni e di dilatazioni spazio-ambientali, Tranchina inserisce una soggettività riconducibile al bisogno di marcare e di includere una sfasatura di piani e di confini. Qualcosa di inaspettato e al limite che, proprio per questo annidarsi ai margini, si offre come indizio e "prova" allo stesso istante. Nella serie di fotografie dedicata a catturare all'interno della città emblematici reperti di una natura secondaria e tradotta nel doppio artificio dell'immagine pubblicitaria, si innesta un procedimento di presa di possesso di una diretta disposizione alla persistenza simultanea delle differenze. E delle ambiguità polifoniche di un apparato consunto, ma ancora in grado di sorprendere e di svelare il "realismo" di uno sguardo condiviso. Così come nell'ambito di un'altra ricerca effettuata all'interno delle abitazioni di studenti, dove la presenza dei soggetti si contrappone in "sordina" all'apparato simbolico riflesso nell'esaltazione di un poster in primo piano o di una parete invasa di icone mediatiche. Nell'ultima serie di lavori, presentati per questa personale, Tranchina affronta la messa in opera di un complesso rapporto tra fotografie di architetture e di edifici monumentali da "cartolina" e la loro ripresa attraverso un globo di vetro dal prevedibile effetto-speciale: "nevicata su...". Mentre la soggettività dello sguardo, della messa in opera in studio e dell'immagine scattata personalmente e direttamente nei luoghi reali, si confonde e si immerge nella doppia "finzione" rilevata dal ricercato riflesso di una fonte luminosa "estranea" e rivelatrice. Ancora una volta un tentativo coerente di ricomporre una unità impossibile se non attraverso l'esercizio di una condizione mentale di sospensione nel sedimento di un lapsus di contatto, a cui anche il linguaggio della fotografia non può sottrarsi.
CATALOGO: R. Daolio, Through the globe, in Davide Tranchina, Quaderni Di segno e scrittura n.3, Studio Mascarella, Bologna, 2002.
Davide Tranchina è nato a Bologna nel 1972.
Diplomato al Liceo Artistico Statale di Bologna, è iscritto al Dams.
Mostre personali:
2001
Galleria Il Graffio, R. Daolio (testo di), Bologna.
2002
Through the Globe, R. Daolio (a cura), Studio Mascarella, Bologna.
Mostre collettive:
1999
Automobile, R. Salbitani, A. Tromellini (a cura), Palazzo Marescalchi, Bologna.
Gioco di luce, G. Pellizzola (a cura), S. Wolf (testo di), Santa Maria delle Grazie, Ferrara.
Alogenuri d’argento, Daniela Facchinato Image Gallery, Bologna.
2000
Artificiale, R. Daolio (testo di), Daniela Facchinato Image Gallery, Bologna.
Arte in contemporanea, O. Corradini (a cura), Modena.
2001
Contemporanea, F. Niccoli (testo di), V Mostra Mercato d’Arte Moderna, I.B.C., Forlì.
2002
Arte Fiera, Daniela Facchinato Image Gallery, Bologna.
Selezione n.1. Fotografia Italiana, F. Castelli (a cura), Farsetti Arte, Milano.
Studio Mascarella Arte Contemporanea, Via Miramonte, 22 - 40124 Bologna
ORARIO: martedì-venerdì: 16.00-19.00 e per appuntamento