Caffe' galleria Betti
Ponteginori (PI)
Strada Regionale di Val di Cecina
0588 37002

Paolo Fidanzi
dal 14/10/2011 al 14/11/2011
lun-ven 7-20

Segnalato da

Caffe' galleria Betti



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Paolo Fidanzi



 
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14/10/2011

Paolo Fidanzi

Caffe' galleria Betti, Ponteginori (PI)

La luce enigmatica rivelatrice del contemporaneo. La mostra percorre il passaggio dell'artista dall'informale alla figurazione, in opere pittoriche astratte, nature morte simboliche, ambienti cittadini e paesaggi.


comunicato stampa

Un sofferto e sotteso dialogo tra luce e colore, tra segno e vuoto, positivo e negativo, contorni e assenze, luci e ombre, nell’ “impossibile”, ma concreta compresenza di semplicità ed enigma, di rigore figurato e tormento informale, negli spazi trasfigurati da un rinnovato significato.

S’inaugura sabato 15 ottobre 2011, presso al sede espositiva del Caffè Enoteca Betti a Ponteginori (Montecatini VC - PI), nel vernissage delle ore 17.30, la personale dell’artista poeta, medico e psicologo, Paolo Fidanzi, in una mostra che sonda il percorso espressivo nelle arti visive, di una ricerca multi-filone più che eclettica, nei temi ricorrenti di un autore tra i più interessanti della città di arte, storia e cultura, Volterra.
Dalla produzione irrefrenabile dell’artista autodidatta, ma in grado di gestire tecniche anche agli antipodi con forza espressiva e disinvoltura esecutiva, la selezione di Enrico Betti ne ripercorre in particolare il passaggio “non lineare” dall’informale alla figurazione, fino alla stessa “distruzione” successiva dell’opera figurata.

Oltre le correnti e categorizzazioni, una inconsapevole atmosfera ricorrente consacrata a toni inconsueti di luce che lasciano emergere l’identità stessa del mistero esistenziale custodito nel colore.
Una sorta gioco che imita i sistemi aperti e mutanti, chiavi interpretative di un’epoca rivelata dal suo interno, ma anche “ammonita” con rimandi consapevoli alle forme espressive, capisaldi di un senso più autentico, ritrovato nella modernità (le correnti del post-impressionismo, futurismo, astrattismo, informale, pop art, rimandi optical art), alla ricerca di una nuova o “rinnovata” poesia, restituita da una luce ricorrente, che plasma e sedimenta in egual misura opere astratte e figurative, nature morte simboliche o più semplicemente in Decó di stile (ma con infiltrazioni concettuali sottili, come l’espediente del decentramento e della gestione autonoma della dimensionalità spesso irrisolta fra la seconda e la terza dimensione), boschi e ritagli roteanti da ambienti cittadini, liriche - ma non retoriche - vedute marine.

La nostalgia dei contenuti stessa è spesso sostenuta dalla cristallina luminescenza, che riflette in un bianco puro, quasi allucinato, intrigante ed introspettivo, stati d’animo custoditi in spazi evocativi.

Scenari dalla prospettiva che va “amichevolmente”, ma anche diretta e decisa verso lo spettatore. Seducenti “movimenti” di ulivi (soggetto ricorrente e relativamente recente, precipitato biografico da un simbolo identitario della campagna toscana), e gli scorci urbani storicizzati, carichi di atmosfere, di Volterra, la città di appartenenza, che acquisiscono nuova vitalità, in cromie sintetiche di composizioni pittoriche eredi e oltre, la rivoluzione cezanniana, in grado di conservarne l’ambientazione accogliente e densa di storia, ma in un linguaggio consacrato alla progressiva semplificazione.
Nella serie degli ulivi, la ricerca sonda richiami interni fra i toni del cielo e quelli delle piante, inversioni e scambi fra naturale e innaturale, in un magma di luce-colore, che parte dal dato sensibile, al contempo fra il mentale e il sensibile, per spingersi dallo spazio oltre lo spazio.
“Un discorso”, quello degli ulivi, che ruota intorno alla volontà, espressa dall’autore, di rendere il colore “secco senza ombre o con ombre”.

Un parallelo possibile è fra l’animismo quasi caotico delle chiome degli alberi - in contrasto con una maggiore linearità delle campiture delle colline negli sfondi, come fa notare l’artista - e quello di case e costruzioni arroccate. Esemplificativo il pezzo dedicato ad Ischia, ritaglio “amplificato” di paesaggio in cui le barche sembrano “abbracciare” l’agglomerato costiero, ammassandosi sulla riva.

E anche la dialettica esistenzial-filosofica “costruens-destruens”, la compresenza di costruzione e distruzione, già cara al maestro Mino Trafeli, il sistema aperto e dinamico, connota una parte della produzione di Fidanzi, instillando nell’opera generale un elemento ulteriore e fondamentale di lettura, che acquisisce anche sottese valenze di mistero.
“Nel mio figurato moderno, costruisco e distruggo”, precisa, introducendo una fondamentale chiave interpretativa che raccorda la produzione informale a quella figurata moderna, appunto di matrice cezanniana e matissiana, in un percorso multi-direzionale, arrovesciato rispetto a quello usuale e che si concretizza dall’informale alla figura. Ma l’indagine è anche circolare, quando di nuovo “dopo il realismo” si ritorna verso l’astrazione progressiva ed ai moti espressionisti astratti, e la figura stessa, spesso “perfetta”, viene aggredita e dichiaratamente distrutta, da spatolate porose e trasfiguranti, “strati di colore raschiati a spatola” come descrive l’autore, nella distruzione che crea una sintesi di quello che definisce con ironia il “mio stile apprezzato dalle accademie”. Ne sono un esempio i cavalli da corsa con fantini, i Tetti a Firenze, alcune still-life.
Un capitolo ancora a sé, ma correlato per interrelazioni di forme al ritmo di luce-ombra costruita da cromie sintetiche (dove anche bianco e nero sono cromie) meritano poi gli acrilici dal taglio quasi grafico, come la serie “sentieri” costruiti nel contrasto di nero-verde-biaco, neo-grovigli boschivi che custodiscono la sensazione di smarrimento in ambiente minimal, dove domina quadro selezionato tra i primi 120 del Concorso Arte Mondadori 2011 e pubblicato sulla rivista omonima.

“Pittore autodidatta da sei anni” e “fondamentalmente un ricercatore”, si definisce Paolo Fidanzi, ma poi scopriamo un pezzo elegante quanto un Matisse, completamente monocromo - perché all’epoca non aveva abbastanza soldi per i colori – che risale a molto tempo fa. Non ama interpretazioni analitiche dei suoi lavori, ma afferma anche di tirar fuori dentro di sé quello che si prefigge. Ma la luce si insinua enigmatica fra forma e non forma, presenza e assenza e, oltre gli opposti, rivela l’equilibrio instabile di uno sguardo reciproco e mai risolto fra individuale e universale.

Paolo Fidanzi medico psicologo e psicoterapeuta, poeta e pittore, nasce a Pomarance (PI) il 28 dicembre del 1957. Attualmente residente a Volterra (PI), esordisce nel panorama culturale come fondatore di tre riviste di poesia insieme a Roberto Veracini e ad altri poeti. Pubblica alcune raccolte, tra cui "Nel tempo delle cose" di Felici Editore 2004, recensito sulla rivista “Poesia” Crocetti Editore Milano n° 193 da Fabio Simonelli. Con lo stesso libretto è finalista per la poesia al premio Anguillara Sabazia  2004 insieme, tra gli altri a Roberto Pazzi e Aldo Toscano.
Pittore consolidato, con studio, laboratorio ed esposizione permanente in via Lungo Le Mura, 1 a Volterra, presso la Piazzetta dei Fornelli, il punto più panoramico della città e immediatamente sopra a Porta all´Arco (Etrusca) è anche “artista in permanenza” presso il Centro d´arte Moderna e Contemporanea “Sbrana” di Pisa.
Dal 2008 espone in varie sedi di Pisa (tra cui la collettiva presso la Expo Arte Stazione Leopolda), in collettive a Roma, Livorno, Udine, fino ai due eventi a Volterra, nel 2011: la personale presso Il Caffè dei Fornelli di Carlo Bigazzi e “Metafore”, installazioni di quadri tra gli ulivi presso la suggestiva Badia Camaldolese arroccata sullo scenario delle Balze, in contemporanea con la mostra di scultura “Silenzio tra gli ulivi” di Giuliano Mannucci.
Elena Capone

Inaugurazione sabato 15 ottobre, ore 17.30

Caffe' galleria Betti
Strada Regionale di Val di Cecina Ponteginori (PI)
Orari: dal lunedì al venerdì 7-20, sabato apertura anche serale, domenica pomeriggio chiuso.
Ingresso libero

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