le citta' della gente - the cities of people - die Stadte der Menschen - les villes des gents - les ciudades de la gent. Questa edizione intende offrire alle giovani generazioni creative operanti in Toscana l'opportunita' di lavorare a fianco di artisti internazionali e di presentare le opere concepite per l'occasione in un'ampia rassegna finale. Obiettivo di questa edizione, curata da Marco Scotini, e' da un lato affiancare e mixare generi e contesti produttivi diversi come videoarte, moda, architettura, arte, design; dall'altro, aprire le attuali culture creative ad un vasto contesto ricettivo e ad un'ampia partecipazione sociale. Scadenza del bando di partecipazione 31 gennaio 2003
le citta' della gente - the cities of people - die Stadte der Menschen - les villes des gents - les ciudades de la gent
a cura di Marco Scotini
laboratorio territoriale
con
Meshac Gaba, Carlos Garaicoa, Stalker, Superflex, Bert Theis
riservati ai giovani artisti della Toscana
Promosso dalla Regione Toscana-TRA ART Rete Regionale per l'Arte Contemporanea, e dai Comuni di Firenze, Livorno, Monsummano Terme, Prato, Siena, "Networking" nasce nel 2000 come progetto annuale finalizzato alla valorizzazione e alla formazione della creativita' giovanile nei campi della sperimentazione e della ricerca, oltre che come manifestazione tesa a potenziare e ad incrementare la visibilita' dei centri toscani nei circuiti della produzione artistica nazionale e internazionale.
In occasione della sua seconda edizione, "Networking" intende offrire alle giovani generazioni creative operanti in Toscana l'opportunita' di lavorare a fianco di artisti di fama internazionale e di presentare le opere concepite per l'occasione in un'ampia rassegna di fine corso che raccogliera' in un unico luogo i lavori di cinquanta nuovi talenti.
Obiettivo di questa edizione, curata da Marco Scotini, e' da un lato affiancare e mixare generi e contesti produttivi diversi come videoarte, moda, architettura, arte, design; dall'altro, aprire le attuali culture creative ad un vasto contesto ricettivo e ad un'ampia partecipazione sociale, quale campo privilegiato su cui misurare le pratiche artistiche contemporanee.
In questo senso Le citta' della gente/The cities of people, titolo di questa seconda edizione, prevede la successione dinamica di cinque workshop sul tema della trasformazione urbana contemporanea da tenersi nelle citta' coinvolte nel progetto, nell'arco di tempo compreso tra marzo e aprile 2003.
Il programma di ciascun workshop si caratterizza e si diversifica secondo le strategie operative dei diversi artisti invitati, tra i maggiori esponenti nell'ambito dell'arte pubblica e relazionale internazionale: Meshac Gaba, Carlos Garaicoa, Stalker, Superflex, Bert Theis.
Gli scopi e le necessita' fondamentali del progetto sono la valorizzazione di luoghi ed ambienti urbani di uso pubblico, la promozione di un aperto interscambio culturale non solo tra le figure coinvolte ma anche tra i saperi, attraverso tattiche trasversali ai vari campi dell'arte, della comunicazione e dell'entertainment, che vedono le nuove forme della creativita' giovanile calate al centro del tessuto sociale e della vita ordinaria.
La Regione Toscana, Tra Art Rete Regionale per l'Arte Contemporanea, e i Comuni di Firenze, Livorno, Monsummano Terme, Prato, Siena, invitano tutti i giovani artisti residenti e operanti nei territori provinciali delle citta' sopra menzionate a partecipare alla seconda edizione di "Networking" che si terra' dal 5 marzo al 31 maggio 2003.
Tutti gli artisti interessati che abbiano compiuto la maggiore eta' ma non superato i 35 anni potranno partecipare alla serie di workshop che si terranno nelle cinque citta' della Toscana e alla mostra finale secondo le modalita' specificate nel seguente bando.
Ciascun workshop si terra' in una sola delle citta' coinvolte, avra' la durata di quattro giorni e sara' aperto ad un numero limitato di massimo dieci partecipanti selezionati. Ogni citta' partner del progetto mettera' a disposizione un'area urbana dove tenere il workshop, scelta in comune accordo con l'artista invitato e di cui verra' data comunicazione quanto prima ai partecipanti.
La distribuzione dei workshop seguira' il seguente schema:
Meschac Gaba, Firenze 5 - 8 marzo 2003
Superflex, Prato 12 -15 marzo 2003
Stalker, Livorno 19 - 22 marzo 2003
Bert Theis, Monsummano Terme 26 - 29 marzo 2003
Carlos Garaicoa, Siena 8 -11 aprile 2003
La mostra conclusiva si terra' a Prato, OFFICINA GIOVANI, dal 26 aprile al 31 maggio 2003.
La manifestazione si svolgera' in tre fasi distinte:
Prima fase:
- Gli artisti dovranno inviare domanda di iscrizione e materiale richiesto entro e non oltre il 31 gennaio 2003 ad uno dei centri di raccolta delle cinque citta' coinvolte nel progetto (vedi indirizzi specificati piu' avanti nel bando).
- Una Commissione composta da Marco Scotini, curatore della seconda edizione di "Networking" e dai membri del gruppo tecnico di lavoro (Daniele Ciullini, Marco Giori, Simona Innocenti, Daniela Nenci, Marco Pierini) entro il 12 febbraio 2003 selezionera', sulla base dei materiali presentati, gli artisti piu' idonei a partecipare al progetto, nel numero massimo di 50 in tutto (dieci per ogni partner del progetto). Le decisioni della commissione sono inappellabili e saranno documentate da un verbale riportante le motivazioni delle scelte operate.
- I candidati riceveranno l'avviso di accettazione e le modalita' di partecipazione non oltre il 20 febbraio 2003.
Seconda fase:
- Gli artisti selezionati saranno suddivisi in gruppi di lavoro di massimo dieci partecipanti ognuno e affiancati a ciascun artista tra i cinque invitati, in relazione alle preferenze da loro espresse nella domanda di iscrizione e in base alle attitudini riscontrate. Come da calendario, i partecipanti selezionati seguiranno per quattro giorni il progetto di lavoro collettivo e specifico affrontato dal proprio workshop. L'ultimo giorno, a partire dalle ore 17.00 gli studi rimarranno aperti per la presentazione al pubblico.
Terza fase:
- Una mostra finale che si terra' a Prato, presso lo spazio di Officina Giovani, dal 26 aprile al 31 maggio 2003, presentera' i lavori prodotti dai cinquanta partecipanti.
Accompagnera' la mostra un catalogo in cui sara' pubblicata la documentazione fotografica dei workshop, raccolta lungo l'intero mese nelle foto di Andrea Abati.
GLI ARTISTI
Meschac Gaba
(Nato nel 1961, in Benin. Vive e lavora ad Amsterdam)
Originario del Benin (Cotonou 1961) e dal '95 residente ad Amsterdam, dove attualmente vive e lavora, Meschac Gaba è noto internazionalmente per aver partecipato all'ultima edizione di Documenta e per aver esposto in musei come il Palais de Tokyo di Parigi, il Witte de With di Rotterdam, lo S.M.A.K. di Gent, lo Stedelijk di Amsterdam, il Fine Arts Museum di Taipei, la Voncouver Art Gallery, il Bildmuseet di Umea.
Impegnato nella ridefinizione critica dei nuovi rapporti tra potere economico, flussi migratori e culture locali, la figura di Meschac Gaba si è imposta all'attenzione della critica e del pubblico per una sola, unica, grande opera: un progetto ambizioso, frammentato e complesso, articolato nel tempo e concepito attraverso stadi successivi e strategie diverse di intervento.
Se Marcel Broodthaers portava a conclusione nel 1975 il suo Musée d'Art Moderne, nel 1997 veniva inaugurata presso la Rijksakademie di Amsterdam la prima sezione (Salle Esquisse o Draft Room) del Museum of Contemporary African Art da parte di Meschac Gaba, nelle vesti di fantomatico direttore istituzionale ed autore in via d'affermazione. Altre sezioni avrebbero poi fatto seguito, in tempi diversi e in numerosi musei e gallerie europee: Museum Architecture, Game Room, Wedding Room, Museum Shop, Museum Restaurant, Summer Collection, Music Room, Museum Library, Humastic Space.
Un museo processuale ed evolutivo che nell'arco di sei anni avrebbe costretto il suo autore a mutare continuamente ruolo e funzione, proponendo la figura dell'artista - di volta in volta - come imprenditore, collezionista, maestro di cerimonie, cuoco, fashion designer, bibliotecario e musicista sopra una piattaforma nomade, uno spazio virtuale e reale allo stesso tempo, che variando locazione avrebbe cambiato funzione e identità o pur riproponendo invariata una stessa sezione, l'avrebbe presentata sempre alterata: mai - in sostanza - la stessa. Un museo senza pareti, intermittente e flessibile, in grado di migrare da un luogo ad un altro: tanto un modello utopistico quanto un progetto di critica culturale e sociale.
Ma quello che Meschac Gaba mette in scena entro ogni sezione del dispositivo museale non è altro che la propria autobiografia presentata, come all'interno di un diorama contemporaneo, in contesti living, spazi di aggregazione pubblica, luoghi a funzione relazionale. Un'amplificazione coerente del modello dei naturalia raccolti nei musei etnografici o nei cabinet de curiosité del passato ma, allo stesso tempo, una critica radicale al potere della cultura occidentale. Perché l'esistenza che Gaba presenta mina ogni cliché d'esotismo, di presunto e alternativo primitivismo, non rivendica nessuna origine mitica d'appartenenza, ma elabora una serie di pratiche d'adattamento, tattiche d'appropriazione frammentarie, ordinarie e mimetiche che non possono avere altro sfondo se non quello egemonico dell'"altro", dell'Occidente. Quello a cui si dà forma è, in sostanza, uno spazio intermedio, un terreno contingente su cui - e solo su cui - è possibile costruire un'alternativa teorica e sociale all'ordine politico globale.
Bert Theis
(Nato nel 1952, in Lussemburgo. Vive e lavora tra Milano e Lussemburgo)
Bert Theis appartiene a quella generazione di artisti che, emersi all'inizio degli anni '90, cercano di calare le loro strategie operative nello spazio pubblico, ancorandole a contesti sociali e modalità relazionali, non rinunciando però alla categoria dell'opera d'arte in quanto tale.
Situando il loro lavoro all'incrocio tra ambito culturale e sfera vitale, tali artisti presuppongono ogni volta un'idea di arte intesa come servizio simbolico, comportamentale e psicologico o come modello di socialità .
E' per questo che le loro tipologie di riferimento sono sempre tratte dall'ambito urbano della strada e del quartiere o dalle strutture precarie dell'attivismo popolare: tutti quei segni disseminati per la città come pedane, altari non ufficiali, padiglioni, panchine, memoriali spontanei, chioschi, containers architettonici che vedono gli individui in posizione attiva e partecipativa.
Le opere di Bert Theis sono sempre state elaborate per essere collocate direttamente negli spazi esterni della città anche se l'artista lussemburghese è giunto a notorietà per aver partecipato alle principali manifestazioni espositive internazionali, dalla Biennale di Venezia, a Manifesta 2, da "Skulptur. Projekte in Münster 1997", all'ultima edizione della Biennale di Gwangju, in Sud Corea.
Il presupposto di una società dell'accelerazione e della sovraccumulazione fa da sfondo comune alle opere di Bert Theis che cercano di porsi al suo interno come aree interstiziali, zone di sosta o piattaforme per il relax, capaci di coagulare temporaneamente piccole comunità di persone con esplicito riferimento alle isole felici, all'utopia delle terre ferme, all'esotico, alle vegetazioni tropicali.
Nel lavoro di Bert Theis l'apertura verso la sfera vitale assume il rigore di una condizione intellettuale, utopica e, nello stesso tempo, quello più ordinario di una dimensione quotidiana e sottilmente ironica dell'esperienza. Per la XLVI edizione della Biennale di Venezia (1995) ha realizzato Potemkin Lock, un padiglione nazionale effimero e temporaneo per il Lussemburgo, collocato tra quello belga e quello olandese in cui il pubblico poteva prendersi una piacevole pausa su delle sedie a sdraio. A Münster, per l'ultima edizione di "Skulptur. Projekte", ha installato una pedana in legno verniciata di bianco, dietro il castello barocco. L'opera dal titolo Philosophical platform e che idealmente richiama lo stilobate della "Scuola di Atene" di Raffaello è stata utilizzata dagli abitanti e dai visitatori in vario modo: per feste di compleanno, letture universitarie, per gare di skates, per rappresentazioni teatrali e concerti jazz. Così come un terrazzo pensile con palme e sabbia si presentava It's Hard Work to Be Idle (2002), una sorta di avancorpo architettonico posto sopra l'ingresso della Biennale di Gwangju. Infine, calcata sul modello del viaggio turistico è l'opera Dialectical Leap realizzata da Bert Theis in occasione di "Manifesta 2" nel 1998, in cui era stato predisposto un bus navetta, appositamente corredato di percussionisti afro, ananas e profumi, con servizio di trenta minuti tra il luogo della mostra in Lussemburgo e la casa natale di Karl Marx, a Trier.
Carlos Garaicoa
(Nato nel 1967 a L'Avana, Cuba, dove vive e lavora)
Internazionalmente noto per aver partecipato all'ultima edizione di Documenta e per avere esposto alla Biennale di Johannesburg (1995), alla Biennale di Sao Paulo (1998) e a quella di Gwangju (1997) oltre a varie edizioni della Biennale de L'Avana, Carlos Garaicoa rappresenta più di ogni altro l'inconscio sociale della città contemporanea, la caduta definitiva dell'utopia e le sue presenti rovine.
"Fin dai primi anni '90 Carlos Garaicoa ha studiato attentamente la realtà urbana della vecchia Avana nel tempo della sua obsolescenza. Le sue fotografie e i sui interventi architettonici trasformano fisicamente una struttura urbana e, allo stesso tempo, conservano il ricordo di ciò che è stato lasciato deteriorarsi al tempo della rivoluzione socialista di Cuba.
Ancora con addosso l'odore di un passato coloniale e di un vecchio, eclettico modo di vita borghese, molti luoghi a L'Avana sono divenuti punti focali per rintracciare crisi politica e cambiamento sociale. Le rovine dell'Avana stimolano il desiderio di Garaicoa per un'architettura utopistica che allude ironicamente all'architettura modernista americana: strutture panoptiche, templi, grattacieli, blocchi indipendenti e costruzioni ad un unico piano.
Attraverso disegni e la creazione di paesaggi architettonici a partire da elaborate impalcature di legno, pali di supporto collocati contro le costruzioni, o di vere e proprie torri piramidali, Garaicoa trasferisce il reale nel regno dell'immaginario in opere come Frank Lloyd Wright y la casa del agua (1999), Abraham Lincoln y san Juan Bosco, o los mapas del deseo (1996), Torre de Babel (1991), Primer sembrado de hongos alucinogenós en La Habana (1997), Acera de esos incansables atlantes que sostienen dia por dia nuestro presente (1994/95), e Ilustración para el libro 'AnatomÃa de la Ciudad'(1994).
La città come spazio di percezione, immaginazione e proiezione mentale è esplorata attraverso la fotografia in Cuando del deseo se parece a nada (1996), che prende come punto di partenza il primitivo tatuaggio delle Torri del Word Trade Center sul braccio di un operaio immigrato.
In un'epoca in cui sempre più tutto assume il carattere di merce - un processo che nega la memoria in quanto nuovi prodotti devono rimpiazzare i precedenti - i progetti di Carlos Garaicoa assumono il carattere di una vera e propria archeologia urbana, che si confronta attivamente con un passato represso a livello collettivo e rifiutato da un discorso politico egemonico.
Come l'angelo benjaminiano della storia che guarda indietro al cumulo di macerie, di rovine e di sconfitte del passato nel tentativo di redimerle, Carlos Garaicoa non riesce a liberarsi dai campi di forza del desiderio, del paesaggio del corpo, della mappa e del tessuto urbano, che intrecciano realtà e finzione, mentre contemporaneamente si trova sospinto in avanti dalle forze del progresso e della modernizzazione". Nadja Rottner, dal catalogo di Documenta 11, 2002.
Superflex
(Bjoernstjerne Christiansen 1969, Jakob Fenger 1968, Rasmus Nielsen 1969. Vivono e lavorano a Copenhagen)
Superflex è uno dei più importanti gruppi artistici del panorama contemporaneo. Nasce a partire da un nucleo centrale di tre artisti danesi - Bjoestjerne Christiansen, Jakob Fenger, Rasmus Nielsen - che si avvalgono, di volta in volta, della collaborazione di vari specialisti internazionali per lo sviluppo e l'elaborazione di singoli progetti a carattere sociale.
Ma quello che caratterizza Superflex fin dalla sua origine nel 1993 è un principio di "democrazia radicale" che i tre componenti perseguono attraverso differenti strategie partecipative e modelli funzionali alternativi che rispondono a precise esigenze della vita sociale. Tutti i progetti di Superflex vengono visti dagli stessi autori come "tools" in grado di permettere lo sviluppo di attività , di innescare processi e quindi acquistano senso solo nel momento in cui vengono utilizzati dagli utenti reali. Hanno il carattere dell'auto-organizzazione, della risorsa economica, del forum pubblico, del servizio sociale.
Così il prototipo di una unità funzionale di biogas - realizzata nel 1997 con la collaborazione di ingegneri danesi e africani - è stato il primo lavoro che li ha resi famosi nel sistema dell'arte internazionale e da allora sempre presenti nei maggiori musei e alle principali manifestazioni espositive: dalla Biennale di Berlino (2001) alla mostra itinerante "Cities on the move" (2000), dalla Biennale di Gwangju (2002) a "Democracy" (RCA , Londra 2000).
Ma che cosa è il progetto "biogas"? Calibrato sulla domanda di un utente africano contemporaneo, il sistema biogas, con destinazione Tanzania, è un'unità semplice, portatile, che può produrre sufficiente gas per gli usi domestici di una singola famiglia a partire dalla trasformazione di rifiuti organici in gas.
Altri progetti come Superchannel investono direttamente il sistema dei media attraverso la costituzione di un network di studi televisivi locali e la creazione di nuovi canali (da Copenhagen a Liverpool) capaci di produrre una serie di programmi TV interattivi su internet.
Superchannel è quindi un canale internet che si prefigge di raccogliere idee, proposte, opinioni dall'audience e di metterle a confronto in pubbliche discussioni in cui anche il singolo spettatore può intervenire direttamente.
Ma l'idea della città contemporanea è quella che emerge da vari progetti come quello relativo a Wolfsburg e Karlskrona 1 e Karlskrona 2. Si tratta di perfette copie digitali di città accessibili ai cittadini via internet e in grado di produrre una versione virtuale di città reali e dei concreti rapporti sociali. Soltanto che la città replicata è uno spazio libero in cui le funzioni degli edifici possono essere ridefinite come le gerarchie sociali e i sistemi legali ed economici. Spetta ai cittadini produrre una rappresentazione digitale delle possibili trasformazioni, delle modalità con cui pensare le nuove comunità , delle relazioni alternative con cui immaginare la città contemporanea.
Stalker
(Gruppo attivo dal 1995, con base a Roma)
Stalker è un soggetto collettivo, composto da dieci componenti, tra artisti e architetti, che compie ricerche e azioni sul territorio con particolare attenzione alle aree di margine e ai vuoti urbani in via di trasformazione.
Attivo a Roma dal 1995, Stalker si caratterizza come un soggetto nomade, un nuovo cartografo delle attuali geografie territoriali, un esploratore della città contemporanea.
Al confine tra ambito urbanistico e strategie artistiche, Stalker è noto per aver condotto una serie di attraversamenti metropolitani esplorando a piedi le zone interstiziali di Roma, Milano, Torino, Parigi, Berlino e Miami, per sviluppare una metodologia di analisi e di intervento progettuale su quelle parti di territorio urbano in continuo divenire che nel proprio manifesto del 1996 sono state definite come "Territori attuali".
Grande esponente della rappresentazione contemporanea dello spazio, Stalker ha partecipato alla Biennale di Tirana (2001), alla VII edizione della Biennale di Architettura di Venezia (2000), a Manifesta 3 (Lubljiana 2000), a "Mutations" (Bordeaux 2000).
Dal maggio 1999 Stalker occupa, insieme alla comunità kurda di Roma, l'edificio dell'ex veterinario del Campo Boario (ex Mattatoio), per sperimentare una nuova forma di spazio pubblico contemporaneo fondata sull'accoglienza e l'ospitalità . Un territorio dove verificare, attraverso un'attenta percezione e l'interazione con lo spazio vissuto, le potenzialità di relazione tra l'attività artistica e la solidarietà civile.
L'edificio, ribattezzato "Ararat" dal nome della montagna kurda che emerse dal Diluvio Universale, vuole essere un centro multietnico, una speranza per i popoli in esilio e uno spazio pubblico che costituisca una ricchezza per l'intera città .
Attraverso azioni, progetti, concorsi, mostre, workshop e diverse forme di mappatura e riciclaggio del territorio Stalker si propone di indagare possibilità alternative alle tradizionali modalità dell'intervento urbano. Una tra tutte: l'"abbandono" diviene una pratica sistematica e una metodologia operativa per la cura e per la salvaguardia dei luoghi stessi.
Autore di "tappeti volanti" per unire le sponde del Mediterraneo, di ponti aerei, di campi per rifugiati, di orti pubblici, di giochi urbani e di feste popolari, Stalker mette in forma, ogni volta, un'architettura dello spostamento secondo il modello della "New Babylon" di Constant.
Per un intero anno - il 2000 - il simbolo di Stalker è stato un lungo tunnel praticabile di tubolare metallico e tela come segno alternativo all'idea del confine: uno spazio pubblico a carattere ludico, oppure un canale di comunicazione, nato da una alterazione della spirale di filo spinato nota a tutti quale presidio territoriale o quale "frontiera".
MODALITA' DI PARTECIPAZIONE
Potranno partecipare tutti gli artisti in eta' compresa tra i 18 e i 35 anni (non ancora compiuti alla data dell'iscrizione) domiciliati, residenti, studenti o lavoratori provinciali delle citta' di Firenze, Livorno, Monsummano Terme, Prato, Siena.
Le domande di iscrizione dovranno essere inviate ad uno dei cinque centri di raccolta (uno per ogni citta' partner del progetto) entro e non oltre il 31 gennaio 2003, tramite raccomandata r.c. specificando sulla busta la dizione "Domanda di partecipazione - Networking".
I candidati potranno partecipare alla selezione presentando il seguente materiale:
- Un curriculum artistico, con i dati anagrafici dell'artista o dei componenti del gruppo
- Una scheda informativa inerente il materiale documentativo presentato
- Documentazione di opere gia' eseguite, preferibilmente diapositive e fotocopie laser
- Non e' ammesso l'invio di opere originali.
PUNTI DI RACCOLTA
Le domande vanno inviate entro e non oltre il 31 gennaio 2003 ad uno dei seguenti punti di raccolta:
* Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze - V. Ghibellina 30 - 50122 Firenze
* Assessorato alla Cultura del Comune di Livorno - V. Pollastrini 5 - 57123 Livorno
* Assessorato alla Cultura del Comune di Monsummano Terme - P.zza 4 novembre 75/h - 51015 Monsummano Terme (PT)
* Assessorato alla Cultura del Comune di Prato - V. Migliorati 1a - 59100 Prato
* Assessorato alla Cultura del Comune di Siena - P.zza del Campo 1 - 53100 Siena
SELEZIONE DEI PARTECIPANTI
La Commissione entro il 12 febbraio 2003 selezionera', tra tutte le documentazioni arrivate nei vari punti di raccolta locali, le 50 ritenute migliori. Gli artisti selezionati verranno poi contattati telefonicamente non oltre il 20 febbraio per la definizione dei dettagli per la partecipazione ad uno dei workshop in programma.
La qualita' dei progetti presentati, il grado di innovazione delle idee, il livello della ricerca artistica e l'implicazione di quest'ultima con il tessuto sociale, saranno i criteri fondamentali a cui la Commissione si atterra' per la selezione degli artisti e della loro produzione.
ALLESTIMENTO WORKSHOP
La scelta di intervenire nel porto di Livorno o nel centro storico di Firenze e' dovuta alla diversa strategia di ciascun artista invitato a calarsi direttamente sul territorio. Il workshop intensivo di quattro giorni che si terra' in ciascuna delle citta' coinvolte, a partire dal 5 marzo 2003 fino alla data finale del 9 aprile 2003, permettera' ai giovani partecipanti di lavorare a fianco di artisti di fama internazionale e di stringere rapporti con studenti di aree e culture diverse. La frequenza al workshop e' gratuita; i costi dei materiali e dei soggiorni sono a carico dei partecipanti.
ALLESTIMENTO DELLA MOSTRA FINALE
La mostra finale sara' allestita presso gli spazi di Officina Giovani a Prato dal 26 aprile al 31 maggio 2003. Scopo della esposizione sara' potenziare la visibilita' del laboratorio territoriale condotto a scala locale, come un work-in-progress dislocato nel tempo e nello spazio, mettendo a confronto le diverse pratiche seguite e le molteplici modalita' di intervento.
A fine progetto verra' realizzato un catalogo con la pubblicazione delle opere esposte e della documentazione fotografica di ciascun workshop.
VARIE
Il materiale consegnato dagli artisti aderenti al bando non verra' in alcun caso restituito.
L'adesione al bando prevede l'accettazione integrale del regolamento ed il consenso all'eventuale libera e gratuita riproduzione (da parte delle amministrazioni delle citta' partner del progetto) fotografica, grafica e video dei materiali per qualsiasi pubblicazione di carattere documentario e promozionale in riferimento alla manifestazione.
Ogni artista si assumera' la responsabilita' totale della propria opera che non dovra' arrecare danni a persone o cose. L'organizzazione declina ogni responsabilita' per furti o danni alle opere.
I partecipanti al bando dovranno compilare integralmente la SCHEDA TECNICA disponibile presso gli Assessorati alla Cultura dei Comuni coinvolti, oppure scaricabile dai siti internet
http://www.cultura.toscana.it
oppure
http://www.portalegiovani.comune.fi.it
Ufficio stampa: Davis & Franceschini
Lea Codognato - Sabrina Zini Tel. 055/2347273 - Fax 055/2347361