Ridotto del Teatro Comunale
Latina
via XXI Aprile 31d
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Pitecus
dal 29/1/2003 al 30/1/2003
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Segnalato da

massimiliano clemente




 
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29/1/2003

Pitecus

Ridotto del Teatro Comunale, Latina

'I miei spettacoli sono molto aggressivi, non compiacciono mai il pubblico proprio perche' il pubblico non va compiaciuto. Viene aggredito nella vita borghese tutti i giorni e non vedo perche' quando paga il biglietto una sera deve essere leccato... Deve sempre patire, anche perche' il biglietto che paga lo porta a patire per un'ora e mezzo in piu' e quindi a chiudere bene la giornata.'


comunicato stampa

Antonio Rezza e Flavia Mastrella [ http://www.rezzamastrella.it ]

in collaborazione con
Renato Chiocca | arti(e)rumori

regia Antonio Rezza e Flavia Mastrella
con Antonio Rezza
quadri di scena Flavia Mastrella
testi Antonio Rezza

Latina 30 gennaio 2003
Ridotto del Teatro Comunale
Ingresso EURO 10,00

Dopo la memorabile prima esibizione su un palcoscenico di Latina, lo scorso anno, con lo spettacolo ''Io'', torna a calcare queste scene Antonio Rezza con ''Pitecus''.
Antonio Rezza e Flavia Mastrella, coadiuvati nuovamente nell'organizzazione dell'evento da Renato Chiocca e dall'associazione culturale arti(e)rumori, rappresentano un caso unico nel panorama artistico nazionale: spaziando dal teatro alla televisione, dal cinema alla letteratura fino a toccare la scultura, si pongono al di fuori della narcolessia intellettuale che sempre piu' va diffondendosi.
''I miei spettacoli sono molto aggressivi, non compiacciono mai il pubblico proprio perche' il pubblico non va compiaciuto. Viene aggredito nella vita borghese tutti i giorni e non vedo perche' quando paga il biglietto una sera deve essere leccato... Deve sempre patire, anche perche' il biglietto che paga lo porta a patire per un'ora e mezzo in piu' e quindi a chiudere bene la giornata.''

LO SPETTACOLO
''Pria che l'uomo canti due volte e rinneghi il suo spirito libero, li', a contatto di gallo, l'uomo alzera' gomito e cresta e cozzera' le sue basse ambizioni contro un soffitto di inutile speranza''.

Gidio e' chiuso in casa, Fiorenzo, uomo limbo, sta male fisicamente; il professor Stella, videodittatore dipendente, mostra a migliaia di telespettatori alcuni malati terminali, un padre logorroico non si capacita dell'omosessualita' del figlio; Saverio, disinvolto ed emancipato, prende la vita cosi' come viene, cosciente del suo fascino fuggevole.
Mirella prega intensamente le divinita' per essere assunta alle poste, Roscio, di nome e di fatto, frequenta una nuova compagnia di amici che lo sbeffeggiano a tracotanza.
La bella addormentata non prende sonno ed il re, stanco di fasce e capricci, tenta di asfissiare il corpicino bambino.
Un giovane studente ha un rapporto conflittuale con la radiosveglia mentre mariti annoiati e lussuriosi vengono rapiti dal fascino indiscreto del solito Saverio, borghese che miete amori ed affitta sentimenti.
Un nuovo dibattito a tinte fosche analizza il rapporto uomo-droga, un signore solo e mediocre adotta Fernando Rattazzi a distanza, due ragazzi restano a piedi e sfidano le leggi della sopportazione, uomini che tentano di godersi sprazzi di liberta' ma, proprio perche' a sprazzi, non la riconoscono piu'.
Giovani handicappati incattiviti e solidali si scagliano contro creato e convinzioni, esseri senza ottimismo dividono il proprio corpo pur mantenendo intatto l'istinto luciferino.
Questi personaggi parlano un dialetto frastagliato e tronco, si muovono nervosetti, fanno capolino dalle fessure e dai buchi dei vasi di stoffa variopinti, i menti e le capoccette pensanti spuntano e si alternano dalle sete, dalle reti e dalla juta dando il senso di quartieri popolari affollati dove il gioco e la fantasia alzano il vessillo dell'incomprensione media. Il quadro di scena e' la scenografia mista al costume, ogni storia ha il suo habitat, ogni personaggio un corpetto diverso e mortificato.
E' uno spettacolo che analizza il rapporto tra l'uomo e le sue perversioni: laureati, sfaticati, giovani e disperati alla ricerca di un occasione che ne accresca le tasche e la fama, pluridecorati alla moralita' che speculano sulle disgrazie altrui, vecchi in cerca di un'identita' che li aiuti ad ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi loro, persone che tirano avanti una vita ormai abitudinaria, individui che vendono il proprio corpo in cambio di un benessere puramente materiale, esseri che viaggiano per arricchire competenze culturali esteriori e superficiali.
''Pitecus'' racconta storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato: stracci di realta' si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici ed aggressivi anche argomenti delicati.
Non esistono rappresentazioni positive, ognuno si accontenta, tutti si sentono vittime, lavorano per nascondersi, comprano sentimenti e dignita', non amano, creano piattume e disservizio.
I personaggi sono brutti somaticamente ed interiormente, sprigionano qualunquismo a pieni pori, sprofondano nell'anonimato ma, grazie al loro narcisismo, sono convinti di essere originali, contemporanei e, nei casi piu' sfacciati, avanguardisti. Parlano un dialetto misto, sono molto colorati, si muovono nervosi e, attraverso la recitazione, assumono forme mitiche e caricaturali, quasi fumettistiche.
Per quanto riguarda i quadri di scena, che consideriamo un'operazione di arte applicata alla drammaturgia, essi conferiscono allo spettacolo un linguaggio figurativo che mischia colori e parole.
L'uso dei materiali si rifa' all'arte povera anche se un occhio e' sempre attento alla moda ed al costume che influenzano mentalita' e portamento dei personaggi.
Nei quadri di ''Pitecus'' prevale il triangolo, figura mistica un po' per tutte le religioni: teste spigolose fingono ragionamenti razionali, spicchi di volto incattiviscono somatismi gia' di per se malvagi e corruttibili.
Colori usati a tinte piatte, gialli, verdi, azzurri, rossi, riportano al mondo dell'infanzia, alle costruzioni, ai giocattoli di legno.
La stoffa avvolge i personaggi completandoli: juta, seta, cotone, sintetici, plastica, li rendono opachi o scintillanti.
Parti di corpo che aggrediscono parti di realta', porzioni di arti che inveiscono contro la narcosi che sembra fare scempio di uomini e desideri, parole tronche che inneggiano alla libera immaginazione: non è stato inventato tutto, non tutto e' stato enunciato, le parole sono infinite ed infinite le combinazioni, chi vuole farci credere che non c'e' piu' nulla da scoprire e' il primo nemico da combattere.
''Pitecus'' si scaglia contro la cultura dell'assopimento e della quiescenza creativa.

GLI AUTORI
Antonio Rezza e Flavia Mastrella dal 1987 hanno realizzato sei opere teatrali interpretate da Rezza in questione: ''Nuove parabole'' 1988, ''Barba e cravatta'' 1990, ''I Vichinghi elettronici'' 1991, ''Seppellitemi ai fornetti'' 1992, ''Pitecus'' 1995, ''Io'' 1998. Estratti di queste opere sono state trasmesse da Rai1, Rai2, Canale5, TMC, Videomusic, Italia1, La Sept Art e pluripremiate nei maggiori festival nazionali della comicita' (Cetona, Forte dei Marmi, Grottammare).
Nel 1990 realizzano la mostra fotografica ''I Visi...goti'' esposta al ''Fotogramma'' di Giovanni Semerano: simulazioni ironiche di concetti, oggetti e personaggi scorrono sul volto di A. Rezza. Nel 1991 ''Barba e cravatta'' e' stato rappresentato in francese al Festival di Avignone.
Nel 1992 Antonio Rezza realizza i cortometraggi ''Il vecchio dentro'' (Gabbiano d'oro a Bellaria Anteprima per il cinema indipendente) e ''La divina provvidenza'' (Primo premio Bolzano opere nuove).
Flavia e Antonio hanno inoltre prodotto, realizzato e interpretato i cortometraggi ''Suppietij'' 1991 (Primo premio Fano Festival), ''Confusus'' 1993 (Gabbiano d'oro a Bellaria), ''Torpore Internazionale'' 1993, ''De civitate Rei'' 1994 (primo premio per la fotografia a Castrocaro), ''Il piantone'' 1994 (Primo premio a Torino Cinema Giovani), ''Schizzopatia'' 1995 e una serie infinita di micrometraggi trasmessi da RAI 3 ''Blob'' e ''Fuori orario''.
Nel 1996 realizzano ''Escoriandoli'' lungometraggio presentato alla mostra del cinema di Venezia. Nello stesso anno Flavia Mastrella espone le sculture di ''Autopatia'' all'interno del festival internazionale di Polverigi e immortala in un fotomontaggio Enrico Ghezzi esponendolo al Lavatoio Contumaciale. Nello stesso anno iniziano a collaborare con il Teatro Stabile delle Marche.
Nel 1997 alcuni micrometraggi sono trasmessi da Rai2.
Nel 1998 Antonio Rezza vede l'uscita del romanzo a piu' pretese ''Non cogito ergo digito'' pubblicato da Bompiani grazie allo splendido editor Elisabetta Sgarbi.
Nel 1998 Bellaria e Tele+ dedicano ai due autori una retrospettiva comprendente ''Escoriandoli'' ed alcuni cortometraggi. Sempre nel 1998 debutta ''Io'' al teatro Parioli di Roma, prosegue al C.R.T. di Milano, al teatro Puccini di Firenze e, nell'estate del 1999, viene presentato dal Teatro di Roma ad Ostia antica.
Nel 1999 esce il secondo romanzo di Antonio Rezza ''Ti squamo'', ancora edito da Bompiani. Nello stesso anno Flavia Mastrella espone le sculture de ''L'emozione fatta suono'' al Kongresshaus di Zurigo.
Il Festival Torino Cinema Giovani dedica ai due la retrospettiva ''Farro nella notte''. Sempre nel 1999 Flavia Mastrella e Antonio Rezza curano la regia della trasmissione televisiva ''Troppolitani'' Rai3, con la collaborazione autoriale di Annamaria Catricala' e Stefano Coletta: sei puntate di interviste a corpo libero condotte da A. Rezza cui seguono, all'inizio del 2000, altre nove puntate da trenta minuti scritte e realizzate da Antonio e Flavia.
Nell'estate del 2000 girano il film ''Delitto sul Po''.
Sono attualmente impegnati nella realizzazione dello spettacolo teatrale ''L'altalena'' (titolo provvisorio).

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