If I Were a German...Un ciclo di fortografie sulle ferite del recente passato postbellico, filtrate dall'umorismo nero di un ebreo che riflette sull'idea di Germania, assurta a simbolo del potere e della dominazione.
If I Were a German…
Realizzato a Kharkov, in Ucraina, nel 1994, grazie ad una collaborazione con Vita
Mikhailov, Sergei Solonski e Sergei Bratkov, "If I Were a German…", è un ciclo di
opere assai importante nella lunga carriera dell'artista, sia dal punto di vista
tematico, che formale.
"If I Were a German…" anticipa molti dei temi che saranno poi sviluppati nella
sua opera più celebre di fine anni '90, Case History. L'impianto è fortemente
narrativo, teatrale, pur nascendo da una riflessione schiettamente teorica, quale
il rapporto vittima-carnefice, servo-signore. Il tono è grottesco, a tratti
decisamente simbolico, quasi le diverse immagini del ciclo tentassero di
rappresentare la dialettica del potere in tutte le sue sfumature. Sono brevi note
sulle ferite del recente passato postbellico, filtrate dall'umorismo nero di un
ebreo dell'Ucraina che riflette sull'idea di Germania, assurta a simbolo del
potere e della dominazione.
Protagonisti, oltre allo stesso artista, sono la moglie Vita, due vecchi amici e
una divisa dell'esercito nazista. Attorno a questi elementi si snoda una sottile
riflessione sugli stereotipi della lotta tra i popoli e sui disastri della
guerra. Il punto di vista è continuamente ribaltato in una sorta di danza macabra
in cui vittima e carnefice perdono via via il proprio senso, mettendo in
discussione generi e identità e dove la vittima sacrificale celebra il proprio
stesso sacrificio. Non a caso, molti degli scatti di Mikhailov mimano ritualità
arcaiche di schietta matrice religiosa, filtrandole con l'ironia ed il cinismo.
In queste opere Boris Mikhailov prende congedo da ogni psicologismo e dall'idea
stessa di passato, ricollocando le tragedie della guerra nell'immanenza del
destino umano e nell'idea di natura in cui si risolve e precipita ogni dramma dei
popoli.
"If I Were a German…" è probabilmente uno dei lavori più densi di pensiero
dell'artista ucraino, sicuramente tra i più articolati e riflessivi, non a caso
ciclo tra i suoi meno noti e raramente esposti in pubblico.
"Che cos'è la colpa?", si domanda Mikhailov in una recente intervista, proprio
riferendosi a questo suo lavoro, "…non si può parlare di colpa riferendosi ad un
popolo…ed il tempo va avanti, tutto passa…".
Il tempo, il tempo che passa e che tutto rimescola: in queste fotografie
Mikhailov è nazista ed ebreo, russo e tedesco, padre e figlio, puro e impuro.
Quasi un congedo dalla prospettiva storicistica dei suoi cicli precedenti sulla
caduta e trasformazione dell'impero sovietico (dalla "Red Series" degli anni
60/70, a "By the Ground" e "At Dusk" del 1991-1993), ed un preludio alla
malinconia cosmica di "Case History" (1997-1998).
E' con grande piacere, dunque, che proponiamo quest'opera così densa e cruciale
nella produzione di Boris Mikhailov, artista tra i più influenti della sua
generazione e tra i pochi, grandissimi innovatori della fotografia contemporanea.
Inaugurazione: Sabato 5 novembre 2011, dalle ore 21 alle 24
GUIDO COSTA PROJECTS
Via Mazzini 24 - Torino
Orario: dal lunedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso libero