I lavori dell'artista sono costruiti con una tecnica basata sull'interscambio tra strumenti fisici e digitali. Le stampe e i video di Smalley in "Rendering Aura" testimoniano la condizione peculiare delle nostre estensioni rese possibili dalla tecnologia ed i rispettivi effetti fisiologici e psicologici.
Gloria Maria Gallery e' lieta di ospitare la prima personale italiana di Travess Smalley, giovane artista emergente della scena newyorkese.
I lavori di Smalley coinvolgono una tecnica speciale, che si concentra sull' interscambio tra strumenti fisici e digitali. Qui, Smalley crea le forme di base in Google Sketch-up, le importa in Photoshop come files, le dipinge digitalmente utilizzando gli strumenti messi a disposizione dal software, le stampa su carta, aggiunge ulteriori tocchi di vernice con un pennello reale, quindi le reimporta, per ulteriori modifiche in Photoshop. Questo processo ciclico produce delle texture e degli strati di pittura unici, e dei colori strategicamente accentuati in Photoshop. La trama sintetica del software diventa trattata dopo le multiple scansioni, a volte fornendo una finitura opaca all’opera complessiva. Il rendering di Google Sketch-up viene sommerso dai dipinti ibridi di Smalley, che avvolgono e apparentemente filtrano all'esterno di queste impossibili strutture avveniristiche. I molti strati (sia a mano che per mezzo del software) presenti nei lavori qui in mostra, si fondono l'uno nell'altro, diventando indistinguibili.
Le stampe ed i video di Smalley in Rendering Aura testimoniano la condizione peculiare delle nostre estensioni rese possibili dalla tecnologia, ed i rispettive effetti fisiologici e psicologici. Il titolo della mostra stessa – Rendered Aura - sembra descrivere un’ alone che può essere intenzionalmente evocato o "renderizzato". In altre parole, un’ aura fabbricata, un' aura che e’ diventata alienata e funzionalizzata, come se una cosa così impossibile potesse esistere nella teoria di Walter Benjamin. L' Aura, che Benjamin ha visto come la singolare autenticità di culto che circonda un oggetto, non può riemergere. Benjamin esprime questo concetto nel saggio ‘Work of Art’, affermando: "Quando l' età della riproducibilità meccanica ha separato l’ arte dalla sua base nel culto, le sembianze della sua autonomia scomparvero per sempre". Eternamente perso, forse potremmo vedere un desiderio di riconquistare il misticismo del culto dell' oggetto nella trascendenza offerta dalla psichedelia e dalle esperienze psichedeliche. La vivida arte di Smalley, che filtra attivamente lo splendore seducente della psichedelia commerciale in qualcosa di altro, promette questo incontro apparentemente divino, per quanto irraggiungibile possa essere.
La mostra e' accompagnata da un testo critico di Ceci Moss, scrittrice e curatrice indipendente. Dal 2007 al 2011 è stata Senior Editor di Rhizome, dove è attualmente Redattrice. La sua ricerca si basa su Internet come pratica artistica contemporanea, sulla tecnologia digitale, la percezione, la materialità dei mezzi di comunicazione, il postmodernismo e la conservazione dell'arte digitale.
Inaugurazione 18 novembre ore 18.30-21.30
Gloria Maria Gallery
via Watt 32, 20143 Milano
Aperta dal lunedi al venerdi dalle 14.00 alle 19.00
Ingresso libero