Biblioteca Gallaratese
Milano
via Quarenghi, 21
02 88464270 FAX 02 88464273

Donne
dal 28/2/2003 al 29/3/2003
02 88464270

Segnalato da

Antonella Prota Giurleo




 
calendario eventi  :: 




28/2/2003

Donne

Biblioteca Gallaratese, Milano

Una mostra dal titolo inequivocabile, Donne, per chiedere a cinque artiste e a cinque artisti di ragionare sul tema dell'essere femminile. A partire da una citazione letteraria, non a caso la mostra si svolge in una biblioteca, ciascun artista elabora un suo modo di vedere le donne.


comunicato stampa

Comune di Milano
Biblioteca Pubblica Rionale Gallaratese

Artiste e artisti Javier Alejandro Aguilar Garces, Bruna Aprea, Giannetto Bravi, Cho Eunhee, Pino Deodato, Gretel Fehr, Antonella Prota Giurleo, Milvia Quadrio, Stefano Soddu, Antonio Sormani.

Nell'immagine : 'Il guardiano delle mele', 1992, Bruna Aprea.

Una mostra dal titolo inequivocabile, Donne, per chiedere a cinque artiste e a cinque artisti di ragionare sul tema dell'essere femminile.
A partire da una citazione letteraria, non a caso la mostra si svolge in una biblioteca, ciascun artista elabora un suo modo di vedere le donne. Una modalità che deriva dal genere, certo, ma anche dalla diversa cultura. La maggior parte degli artisti è di nazionalità italiana (Bruna Aprea, Giannetto Bravi, ma è nato a Tripoli; Pino Deodato, Antonella Prota Giurleo, Stefano Soddu, Antonio Sormani), quattro provengono da diverse nazionalità: J.Alejandro Aguilar Garces è messicano, Cho Eunhee è coreana, Gretel Fehr è di nazionalità tedesca, Milva Quadrio è svizzera.
Da questa varietà di personalità nasce una varietà di visioni che dà conto della multiformità del genere femminile. 'Donne che' come scrive Mimma Pasqua 'riscoprono il fare artistico connaturato alla loro creatività, che diventa espressione peculiare del loro mondo, del loro forte sentire, calandosi nella vita in modo autentico, totale'

DONNE
Mentre rifletto sul tema di questa mostra, nata da un'idea di Antonella Prota Giurleo,mi chiedo se ha ancora senso un giorno dedicato alle donne o se non è il caso di depennarlo dall'elenco delle ricorrenze, come vorrebbe chi dice che, essendo ormai superfluo, è diventato retorico alimento per un consumismo di maniera.
Io penso che, al di là di tutto, un momento di riflessione, che per l'occasione si tinge di colori gioiosi, può essere utile per ripensare il cammino della società al femminile, che spesso si è incrociato con quello individuale delle donne, condizionandone le scelte, influenzandone i comportamenti, la visione della vita e le possibilità di vivere creativamente il quotidiano. Ricordare il percorso compiuto è acquisire consapevolezza della propria unicità in una storia che accomuna tutto l'universo femminile.
E non è un caso che la splendida ghettizzazione che le donne avevano scelto, forse inevitabile per ripensare se stesse in modo nuovo, libero da schemi imposti, ha ceduto il passo ad una visione più ricca e complessa della realtà che include il mondo maschile, chiamato a condividere la riflessione sulle proprie limitazioni, sui falsi miti che lo hanno ingabbiato e che spesso hanno reso asfittico e poco creativo il rapporto fra i sessi. E questa mostra, a cui artiste e artisti danno il proprio contributo, ne è ulteriore riprova.
Le donne e l'arte. Donne che riscoprono il fare artistico connaturato alla loro creatività, che diventa espressione peculiare del loro mondo, delle loro emozioni, del loro forte sentire, del loro calarsi nella vita in modo autentico, totale. Il piacere della scoperta di un nuovo sé, di una fragilità accettata e consapevole, che diventa perciò forza inaspettata che si travasa in sincerità di essere, in libertà di esprimersi, in gioia rigenerante. Donne artiste da indagare, alla ricerca del filo rosso che le unisce.
Donne immaginifiche che si raccontano per frammenti di vita, momenti di incontro, conflitti, esplosioni di un sogno infingardo. Donne disvelate che esplorano il mondo con occhi sapienti. Donne artiste per una vita che non c'è, per una vita da inventare con tele, colori e pennelli, istallazioni precarie, manipolate immagini di video convulse ed appannate, performances modulate per gesti estremi e silenziosi, sguardi complici a simulare la vita che va. La grazia fluida dell'istante che si fa tutto ed è spazio infinito. Javier Alejandro Aguilar Garces. Cosmetici. Da sempre le donne li usano per dipingere il volto, per renderlo seduttivo ed attraente. Alejandro adopera questo inconsueto materiale che le sue amiche gli forniscono in abbondanza per dipingere donne su carta di recupero. Pervase di erotismo, ma senza mai sfiorare la volgarità, esse sono spesso identificate con la madre terra, oppure diventano portatrici di un messaggio di violenza e sopraffazione vissute in una particolare zona del Messico, Ciudad Jurez. Al di là dei luoghi comuni l'artista ritrova il femminile che è in lui per capire e far proprio un aspetto importante di questo mondo con la modalità del recupero, segno di rispetto e amore per l'oggetto usato. Bruna Aprea. Il suo immaginario femminile partorisce figure di donne pericolosamente in bilico fra realtà e sogno, menzogna e sortilegio, in una sorta di narrazione fiabesca, eppur ancorata fortemente alla rappresentazione sensibile della realtà, in cui la figura femminile è l'unica protagonista. Con la padronanza del segno, l'impasto paziente dei colori di classica memoria e con pienezza espressiva rappresenta figure di donne che nell'immaginario dell'uomo sono state maghe, streghe o fate ed hanno popolato i suoi sogni, collocandole in un'aria senza tempo in una immobilità che trascende l'attimo e lo rende eterno.
Giannetto Bravi. Sono immagini di vecchi manifesti pubblicitari, di cartoline, fotografie d'epoca. Un gioco della memoria sulla memoria che diventa mito e trasfigura la realtà. La scelta di Giannetto Bravi è quella di utilizzare questi reperti che si rivestono della patina ingiallita del tempo per raccontarsi e raccontare. Usa le immagini preesistenti in un sottile gioco di rimandi che ammicca al presente in cerca di possibili connessioni. Tenerezza di un sogno possibile. Conservazione, accumulo, catalogazione, riproposizione come tappe di un percorso a cui dare senso, da pacificare colmando i vuoti con le tessere di un puzzle in continua costruzione. Una donna bambina che gioca con la bambola, dove il gioco è una collocazione importante e giocare alla bambola è significare un destino, una scelta prescritta.
Cho Eunhee. Osserva i gesti d'automa della cassiera che compie operazioni meccaniche. Poi sposta l'attenzione sulla conseguenza, risultato di quei gesti: l'emissione dello scontrino. Oggetto di scarto inutile viene rivestito di affettività e recuperato al nuovo valore simbolico. Diventa parte compositiva di una memoria armonica, mistica nel suo candore, perfetta nella sua cubatura geometrica che annulla le manchevolezze di una realtà inappagante. Scatole di una memoria rarefatta. Di un'essenza a cui tendere.
Pino Deodato. Scrive una poesia e la dedica a sua madre. Dove i sapori e gli odori sono tramite, mezzo per ricordare. L'odore forte dell'origano legato a mazzi che pendono dal soffitto, per una memoria che preserva. Le lucciole. C'è chi non le ha mai viste. Diventano nel gioco simbolico della sua rappresentazione pittorica l'introiezione del passato, la sua incorporazione. Vengono simbolicamente mangiate affinché se ne preservi lo splendore luccicante, intermittente e con esso il ricordo di una natura provvida, irrorata dal vapore sospeso vespertino. Le tazze, elementi della quotidianità, sono assunte a protagoniste di un gioco in cui gli oggetti raccontano col solo fatto di esistere, di essere lì, in quel momento. In una moderna modalità di raffigurazione che sceglie la visione diretta e la traspone negli spazi del silenzio, in una sorta di nota sospesa ed isolata.
Gretel Fehr. L'esteriorità. L'arredo del corpo. Perché ci vestiamo? Perché indossiamo vestiti calze e scarpe al di là del bisogno primario di difenderci dal caldo e dal freddo? Spesso si usa il vestito per coprire una sagoma vuota. Il vestito come corpo vacuo che si riempie di illusioni, speranze, messaggi, che parla a chi vuole ascoltare e racconta o lascia trapelare qua e là qualcosa di noi. Il nostro io immaginato. Prendere un oggetto che serve da contenitore ad un importante componente di questo arredo e farne una modalità di relazione con la realtà, facendolo diventare altro, espressione di un'arte fra pop art e arte concettuale è quanto ha fatto Gretel Fehr usando i cartoncini delle confezioni di calze da donna, con uno sguardo provocatorio, quasi di sfida nell'uso di uno oggetto inutile, assunto ad icona di realtà.
Antonella Prota Giurleo. Mettere insieme, ricucire gli strappi. Assemblare frammenti in un unicum significante. Nelle composizioni fatte di carta variamente colorate che ingannano l'occhio si cela un significato profondo: l'intento riparatore che da sempre ha segnato la donna e il suo rapporto col mondo. L'amore per la vita reso palpabile attraverso l'uso di materiali naturali (cenere, mattone, pietra, colla di coniglio, carta), la sua preziosità simboleggiata dal colore oro, tutto il lavoro dell'artista richiama l'attenzione sulla natura riparatrice di una frammentazione accettata ed ogni volta ricomposta in forme nuove e variegate. Le forme dell'arte.
Milvia Quadrio. Osservo le sue opere e sono tasselli di un insieme sedimentazioni di un vissuto che si è solidificato nella materia calda del legno, che porta tracce di segni, graffiti dal tempo, tracce da scoprire, identificare. La rappresentazione statica di una realtà in perenne movimento, ma pervasa di intima forza, di energia strutturante, totemica, contenitrice di memoria. I 'patchworks' dell'artista recano l'imperfezione della natura impressa sulla loro superficie in una modulazione di segni percepibili al tocco, alla sensibilità di uno sguardo attento, sensibile al vento. Alla vita.
Stefano Soddu. La levità e la forza. La poesia e l'intensità della materia, col suo aspetto drammatico fatto di colpi sottesi, convesse arcuità di tensioni, ineludibili imperfezioni rese ad arte attraverso superfici ferrose e tormentate. Parla attraverso la materia l'opera di Stefano Soddu, che conosce intermezzi di fluttuazioni armoniche leggere di opere strutturate sulla griglia di un materiale di riciclo che interviene con la sua presenza ed entra a far parte dell'opera. Ricorda le cellette di un alveare in cui alla forma trapezoidale si è sostituita quella quadrata e su di essa l'artista ha interferito con altre forme, modulate in un ritmo geometrico alla ricerca di un equilibrio instabile e mai prevedibile, di un'armonia perduta.
Antonio Sormani. Scie di luce stellare in acque stagnanti e limacciose. Si serve di materiale semplice, la carta argento, i sassetti cha assembla con fotografie a rappresentare un mondo fatto di terra e cielo. Campi di granoturco tagliato, innevato. Testimone sempre presente il cielo, popolato e animato di stelle e costellazioni in una visione rarefatta e contemplativa. La sua è una narrazione per visioni interiori, di forte e delicato lirismo che trasfigura la realtà in un mondo sognato, attraverso l'originale uso del collage. Un mondo popolato di forme misteriose, squarci improvvisi di cieli che gravitano incombenti confondendosi con la natura terrosa di un suolo in frammenti. In un panteismo effusivo nostalgico di un ritorno impossibile.
La memoria sembra essere il tratto comune e distintivo di questi artisti che hanno dedicato le loro opere alla donna.
Mimma Pasqua

Inaugurazione sabato 1 marzo 2003 alle ore 18

Orari di apertura lunedì, martedì, giovedì, venerdì, sabato dalle ore 9 alle ore 20; mercoledì dalle ore 14 alle ore 20.

Testo critico e presentazione Mimma Pasqua

Per ulteriori informazioni:
Grazia Draisci. Direttrice Biblioteca Gallaratese. Tel 02 88 46 42 70
Antonella Prota Giurleo tel 02 45 10 13 08

Biblioteca Gallaratese, Via Quarenghi 21, Milano tel. 02 88 46 42 70 fax 02 88 46 42 73

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