Presentato come una installazione di fotografie di grande formato e opere scultoree, 'The Obsidian Isle' esplora idee di storia collettiva, di identita' nazionale, di paesaggio e di turismo attraverso il prisma dei sensi e la distorsione dei ricordi.
‘The Obsidian Isle’ è un nuovo percorso nel lavoro di Gayle Chong Kwan che documenta un'immaginaria
isola situata al largo della costa della Scozia, sulla quale troviamo un paese abbandonato, luoghi ed
edifici distrutti.
Presentato come una installazione di fotografie di grande formato e opere scultoree, ‘The
Obsidian Isle’ esplora idee di storia collettiva, di identità nazionale, di paesaggio e di turismo attraverso il
prisma dei sensi e la distorsione dei ricordi. Con strutture cadute in abbandono dopo lo sgombero delle
Highlands, edifici distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale, costruzioni abbattute per far posto a
nuove o complessi crollati a causa della cattiva costruzione, l'isola diventa un luogo dove i visitatori sono
invitati a ricordare o possibilmente a dimenticare “collettivamente”.
‘The Obsidian Isle’ pone interrogativi
su ciò che si conserva, ciò che rimane, ciò che cade in rovina o si distrugge, ciò che persiste e come
questo possa essere alterato dai ricordi, dal mito o dalla storia avversa.‘The Obsidian Isle’ di Chong
Kwan si riferisce ad una controversa opera letteraria. Ossian, poeta cieco del III secolo 'scoperto' da
James Macpherson nel XVIII secolo, è stato presentato al pubblico come il narratore ed il supposto
autore di un ciclo di poemi epici (I canti di Ossian). Presumibilmente tradotto da alcuni antichi frammenti
in scozzese gaelico, ha suscitato polemiche enormi, tali da istituire un comitato per le Highlands per
indagare sulle sue fonti e la veridicità delle affermazioni di Macpherson. Ossian è stato molto influente
nello sviluppo dell'idea del paesaggio scozzese e delle nozioni di identità nazionale sia in patria che
all'estero: si racconta che Napoleone ne portasse con sé una copia, Ingres dipinse il 'Sogno di Ossian' e
diversi luoghi si ispirano e prendono il nome da Ossian, come la “Grotta di Fingal” a Staffa, e la “Grotta di
Ossian” a Dunkeld, diventati importanti attrazioni turistiche.
Le dieci fotografie di grande formato sono costituiti da immagini trovate, elementi tridimensionali e
fotografie scattate dall'artista, ricostruiti come mise-en-scene e poi fotografati in studio. In una serie di
piccoli ovali e scure opere fotografiche, attraverso l'uso di “tactile printing” e astrazione sensoriale, sono
analizzate le idee di frammentazione e dissoluzione.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione caratterizzata da una mappa ad edizione limitata e da
contributi di accademici e critici che affrontano i temi del paesaggio, del luogo, dei viaggi e della nazione.
Edizione in 500 copie, 60 pagine, 20 x 24cm.
Gayle Chong Kwan, nata ad Edimburgo nel 1973, vive e lavora a Londra.
Ha esposto sia nel Regno Unito che a livello internazionale, tra cui la partecipazione nelle principali
Biennali internazionali, come la 54° Biennale di Venezia nel 2011 e la 10° Biennale dell'Avana, Cuba, nel
2009. E' rappresentata da gallerie a Parigi, Madrid e Milano ed è stata recentemente selezionata dalla
Haus der Kulturen der Welt di Berlino per sviluppare il progetto “Invisible Twinning”, in occasione della
Asia-Pacific Biennial.
‘The Obsidian Isle’ è stato presentato alla 54° Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di
Venezia, 2011,
Dal 15 Ottobre all' 11 Dicembre 2011 è stato esposto con mostra personale alla Street Level
Photoworks, Glasgow, e nel 2012 sarà al Peacock Arts, Aberdeen.
Inaugurazione: 2 febbraio ore 19
Uno+Uno
via Ausonio, 18 - Milano
Lun/Ven 10.00 - 13.00 / 15.00 - 19.00
Sabato su appuntamento