Galleria Maniero
Roma
via dell'Arancio, 79
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Angeli & Insetti
dal 5/3/2003 al 30/3/2003
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Segnalato da

Liliana Maniero



 
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5/3/2003

Angeli & Insetti

Galleria Maniero, Roma

Mostra di Bruno Benuzzi. Le opere in mostra raccontano di una fantasmagorica fiaba di piante e fiori (ibiscus, steli di lilium, gigli imbutiformi, orchidee esotiche) tanto che l’artista ama citare Martin Johnson Heade come possibile riferimento.


comunicato stampa

BRUNO BENUZZI


Testo in catalogo: Valerio Dehò

Anche in questa occasione Bruno Benuzzi, attivo fin dai primi anni ’80, riafferma la consueta tecnica pseudopittorica che da sempre lo identifica.Una tecnica che privilegia una resa tattile e vellutata delle superfici: si tratta di immagini leggermente in rilievo a fronte di sfondi ottenuti per slittamento progressivo del colore fino a suggerire panorami siderali.


Angeli & Insetti evidenzia tematiche care a Benuzzi come la botanica, l’entomologia, ma non solo. Le opere in mostra raccontano di una fantasmagorica fiaba di piante e fiori (ibiscus, steli di lilium, gigli imbutiformi, orchidee esotiche) tanto che l’artista ama citare Martin Johnson Heade come possibile riferimento. Gli eleganti vegetali dall’evidente sex-appeal sono squadernati in primo piano suggerendo così l’idea di boscaglie, visitate, ad uno sguardo ravvicinato, da una nube d’insetti pronubi - vale a dire impollinatori (api, vespe, bombi, formiche) - migrante di fiore in fiore come per un festoso e lascivo banchetto nuziale. E’ singolare notare la strana e complice armonia che viene a crearsi tra lo sciame ronzante degli imenotteri e alcuni puttini alati – pescati qui e là nello scibile artistico gotico e rinascimentale – raccordati in virtù del loro isomorfismo anatomico. Lo svolazzante festino è dunque un miscuglio composito d’immagini provenienti dal mondo naturale e di figure extrasensibili come gli angeli. E’ il polline a fungere da irresistibile afrodisiaco al punto da far gravitare l’eterogeneo sciame attorno alle corolle floreali come se quest’ultime fossero minuscoli soli, il tutto all’insegna del motto caro a Junger di Natura maxima miranda in minimis.


Il filo conduttore che guida il gioco delle ultime opere di Benuzzi è in sintonia con quella sorta d’ “Estetica della fertilità” di cui s’è scritto a proposito del poeta inglese Ted Hughes il cui ripensare il mito non è scisso da un’osservazione minuta del vivente. Tale ostinazione nell’osservare la pelle del mondo rimanda anche alle concezioni estetiche care ai Preraffaelliti e al loro mentore John Ruskin. Di pari passo Benuzzi, sbigottito cultore di strutture biologiche segrete, di identità nell’alterità, è consapevole che sotto la variegata scorza del mondo si celano impensabili geometrie indagabili mediante la ricorsività di uno sguardo rivolto al particolare.


Intrinseca a tale “caccia sottile”, in bilico tra botanica, entomologia e morfologia archetipa degli angeli, è possibile rilevare l’antropomorfismo lussureggiante dei calici floreali che, nell’accogliere il corteo ebbro di polline, pare suggerire un principio femminile attivo malgrado l’apparente passività. Lo sguardo lenticolare dell’artista conferma il pensiero di un eros sublimato; forse siamo di fronte ad un matrimonio mistico tra una natura radicata, con i piedi per terra, e un regno alato scevro di barriere linguistiche: unione di simmetrie congelate, sospese in un limbo atemporale

Inaugurazione: giovedì 6 marzo 2003 ore 18

Orario galleria: mart./sab. 16 - 20 e per appuntamento

MANIERO ASSOCIAZIONE CULTURALE
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