Mostra di Bruno Benuzzi. Le opere in mostra raccontano di una fantasmagorica fiaba di piante e fiori (ibiscus, steli di lilium, gigli imbutiformi, orchidee esotiche) tanto che l’artista ama citare Martin Johnson Heade come possibile riferimento.
BRUNO BENUZZI
Testo in catalogo: Valerio Dehò
Anche in questa occasione Bruno Benuzzi, attivo fin dai primi anni ’80, riafferma la consueta tecnica pseudopittorica che da sempre lo identifica.Una tecnica che privilegia una resa tattile e vellutata delle superfici: si tratta di immagini leggermente in rilievo a fronte di sfondi ottenuti per slittamento progressivo del colore fino a suggerire panorami siderali.
Angeli & Insetti evidenzia tematiche care a Benuzzi come la botanica, l’entomologia, ma non solo. Le opere in mostra raccontano di una fantasmagorica fiaba di piante e fiori (ibiscus, steli di lilium, gigli imbutiformi, orchidee esotiche) tanto che l’artista ama citare Martin Johnson Heade come possibile riferimento. Gli eleganti vegetali dall’evidente sex-appeal sono squadernati in primo piano suggerendo così l’idea di boscaglie, visitate, ad uno sguardo ravvicinato, da una nube d’insetti pronubi - vale a dire impollinatori (api, vespe, bombi, formiche) - migrante di fiore in fiore come per un festoso e lascivo banchetto nuziale. E’ singolare notare la strana e complice armonia che viene a crearsi tra lo sciame ronzante degli imenotteri e alcuni puttini alati – pescati qui e là nello scibile artistico gotico e rinascimentale – raccordati in virtù del loro isomorfismo anatomico. Lo svolazzante festino è dunque un miscuglio composito d’immagini provenienti dal mondo naturale e di figure extrasensibili come gli angeli. E’ il polline a fungere da irresistibile afrodisiaco al punto da far gravitare l’eterogeneo sciame attorno alle corolle floreali come se quest’ultime fossero minuscoli soli, il tutto all’insegna del motto caro a Junger di Natura maxima miranda in minimis.
Il filo conduttore che guida il gioco delle ultime opere di Benuzzi è in sintonia con quella sorta d’ “Estetica della fertilità †di cui s’è scritto a proposito del poeta inglese Ted Hughes il cui ripensare il mito non è scisso da un’osservazione minuta del vivente. Tale ostinazione nell’osservare la pelle del mondo rimanda anche alle concezioni estetiche care ai Preraffaelliti e al loro mentore John Ruskin. Di pari passo Benuzzi, sbigottito cultore di strutture biologiche segrete, di identità nell’alterità , è consapevole che sotto la variegata scorza del mondo si celano impensabili geometrie indagabili mediante la ricorsività di uno sguardo rivolto al particolare.
Intrinseca a tale “caccia sottileâ€, in bilico tra botanica, entomologia e morfologia archetipa degli angeli, è possibile rilevare l’antropomorfismo lussureggiante dei calici floreali che, nell’accogliere il corteo ebbro di polline, pare suggerire un principio femminile attivo malgrado l’apparente passività . Lo sguardo lenticolare dell’artista conferma il pensiero di un eros sublimato; forse siamo di fronte ad un matrimonio mistico tra una natura radicata, con i piedi per terra, e un regno alato scevro di barriere linguistiche: unione di simmetrie congelate, sospese in un limbo atemporale
Inaugurazione: giovedì 6 marzo 2003 ore 18
Orario galleria: mart./sab. 16 - 20 e per appuntamento
MANIERO ASSOCIAZIONE CULTURALE
79, VIA DELL'ARANCIO - 00186 ROMA
tel./fax 06 68807116