41 artecontemporanea (vecchia sede)
Torino
via Mazzini, 41
011 8129544 FAX 011 8129544
WEB
Carlo Pasini e Gosia Turzeniecka
dal 14/3/2003 al 15/4/2003
011 8129544 FAX 011 8129544

Segnalato da

Federica Rosso




 
calendario eventi  :: 




14/3/2003

Carlo Pasini e Gosia Turzeniecka

41 artecontemporanea (vecchia sede), Torino

La Galleria 41 artecontemporanea ed il Castello di Rivara proseguono la collaborazione con la doppia personale di due giovani artisti operanti in area piemontese. Invertendo momentaneamente il tradizionale assetto espositivo nelle scuderie del Castello di Rivara saranno esposti i disegni su vetro di Carlo Pasini ed i piccoli acquerelli di Gosia Turzenieka e alla Galleria 41 artecontemporanea i lavori pittorici dei due artisti


comunicato stampa

La Galleria 41 artecontemporanea ed il Castello di Rivara proseguono la collaborazione iniziata in occasione della mostra "Cappadocia" di Aldo Mondino, presentata ad Artissima 2002 in contemporanea ad "Enciclopedia" di Jessica Carrol, nella galleria torinese, ed alla collettiva "Ateliér Mondino" nelle sale neobarocche del Castello.
Il 15 di marzo i due spazi espositivi propongono la bipersonale di due giovani artisti operanti in area piemontese. Invertendo momentaneamente il tradizionale assetto espositivo nelle scuderie di Rivara saranno esposti i disegni su vetro di Carlo Pasini ed i piccoli acquerelli di Gosia Turzenieka e alla 41 arte i lavori pittorici dei due artisti.

Carlo Pasini, sulle pareti della galleria, espone le zanzariere, opere in cui la pittura, supportata dalle reti di zanzariere reali e funzionanti, appare e scompare a seconda della superficie retrostante. Sulla parete bianca viene annullata, per evidenziarsi invece su fondi scuri. Ma il gioco sta anche nella possibilità di poterla avvolgere completamente, riportando il telaio a puro strumento di utilità quotidiana e, al tempo stesso, amplificando il valore simbolico della cornice, accentratrice d'attenzione nell'atto dell'osservare un soggetto, naturale o dipinto esso sia. Nel Castello di Rivara il giovane artista presenterà nuovi disegni raffiguranti delle pecore su lastre di vetro al cui interno dispone della lana, anch'essa di vetro, tagliente e abrasiva, per qualificare e meglio specificare, ironicamente, i soggetti rappresentati dal disegno.

Gosia Turzeniecka presenta i suoi disegni ad acquerello: di grande formato alla 41 artecontemporanea, dove sono raffigurati volti e corpi dormienti e di piccolo formato, con ritratto il mondo animale, nelle scuderie del castello. La figura, umana ed animale, è sempre ritratta dal vero, fissata sul foglio che registra all'istante ciò che colpisce lo sguardo, come in un diario in cui si racconta il proprio universo affettivo, a tratti malinconico a tratti sospeso dal quale emergono, attraverso l'atto del disegno, nuovi strati emotivi che spesso sfuggono alla percezione immediata del reale. Negli acquerelli di Gosia la lucidità del gesto, il tratto, puro ed essenziale, le campiture cromatiche larghe e delicate, descrivono immagini ai confini del sogno, in una dimensione incantata della realtà ascoltata attentamente e comunicata con abile semplicità nell'espressione pittorica.

Carlo Pasini
Pasini lavora prendendo atto di una delle contrapposizioni, quella tranaturale ed artificiale, al centro di quel dibattito critico e curatoriale racchiuso nel decennio che intercorre fra le due mostre di Jeffrey Deitch, "Post-Human" e "Form Follows Fiction". La lana di vetro, materia aspra, abrasiva, tagliente, urticante, insomma tutto l'opposto del suocorrispettivo naturale, dà forma all'illusorietà di un bestiario ovino. Ma emergono indizi che, in un certo senso, contraddicono quanto l'apparenza delle opere e il contesto culturale in cui sono nate vorrebbero lasciare intendere. Non è infatti possibile "fingere" la febbrile manualità del segno che percorre queste intrattabili superfici. Quasi un secolo dopo il "gesto" concettuale del Grande Vetro, Pasini vive in un tempo in cui conviene, faredel disegno in vitro: supporto acconcio ALLA sperimentazione (non ALLA clonazione) di un virus antico saranno allora, come sotto un microscopio, i classici vetrini, in cui sono pressati i "campioni" SUI QUALI l'autore testa l'utopia del disegnare anche ora che, perduto per sempre il Vello d'Oro, agli argonauti dell'arte non resta che far conto sull'ambiguità di un vello sintetico.
E la pittura? Questa ronzante, tediosa, insinuante creatura è resistente a ogni profilassi o programma di disinfestazione. Teniamola fuori, che non procuri temporanee irritazioni o più esiziali epidemie, magari usando la vecchia ma sicura zanzariera. LA BANALITA¹ della metafora, PERO¹, non farebbe onore all'intelligenza di Pasini. Il quale, attraverso una confezione iconoclasta (le sue zanzariere sono oggetti a funzionamento reale ancorché decontestualizzato, cioè dei ready-made) radicalizza il significato del dipingere: lo dichiara quando spiega che il movente di queste opere, sorelle dei disegni in lana di vetro, è stato nientemeno che il desiderio, alla base di ogni operazione pittorica antica e moderna, di "dipingere la luce". Questione non da poco e che, una volta teorizzata (ricordate la prospettiva aerea di Leonardo?) ha aperto la via a tutta la pittura naturalistica moderna, cioè l'antitesi della concettualità. La riflessione di Pasini, in questo senso, riguarda una possibile persistenza del naturalismo. Ecco allora il ricorso ai principi storici di questo versante, ossia al quadro come finestra sul mondo, concetto già ironizzato da Magritte e ora portato ad ulteriori conseguenze; la tela tesa sul quadro-finestra non può essere che quella a trama trasparente della zanzariera, filtro su cui si deposita, catturato, l'apparire della natura (e non a caso certe iconografie di Pasini fanno capo all'Impressionismo, i cui relitti s'impigliano in queste maglie) ma anche griglia capace di guidare la visione come il telaio quadrettato raccomandato dalla trattatistica rinascimentale o, se si vuole, scatola ottica: non certo in chiave orgogliosamente vedutista ma, più umilmente, visionaria. Il quadro-finestra-boîte magique racchiude sorprese (la pittura e la volontà di praticarla, ma anche l'interazione della luce e del movimento del visitatore-giocatore). Contrariamente all'assertività di tanta arte di oggi, QUESTA PITTURA SI RITRAE, quando indesiderata attraverso il funzionamento, reale ma fortemente simbolico, di questE "TELE di luce" che, nella loro levità, postulano sorridendo, ma insistentemente, la dolce E ANTICA funzione del quadro come "macchina" per attivare la contemplazione.
Franco Fanelli

Gosia Turzenieka
Animali e figure umane, disegni in un libro di racconti, poesie e proverbi, in cui le parole sono andate via dalle pagine per fondersi nelle linee e nei colori delle immagini. Gosia con un liquidissimo tratto acquerellato abbozza di getto il mondo animale e quello umano. Sempre dal vero. Tutte immagini schizzate con linee essenziali, dove il colore, a volte netto altre velatissimo, dà corpo ai volumi. Un immaginario poetico e favoloso, surrealista eppure legato alla realtà, che nasce negli occhi di un'artista dal cuore polacco che parla italiano. La vita le passa accanto e lei la fissa su pezzi di carta, grandi, piccoli, scarti fuori formato. Come appunti presi di continuo, su un taccuino dove l'immagine si sostituisce alla scrittura, rapprendendovi anche emozioni e sensazioni. Decine di acquerelli, dove appaiono tante galline, sparse in giro, osservate da sopra e da sotto, dai lati. Lontane e vicine. Una e cento. Poi cani e mucche, cavalli. Un insieme corale fatto da un collage di sguardi, multipli punti di vista sullo stesso soggetto. Viene fuori quel sentire comune alla cultura polacca, una radice bucolica e realista dove magico e fiabesco si uniscono, in un legame con la terra antica del mito. Accanto la ricerca della linea fondamentale, semplice e incisiva, che sappia racchiudere in un solo segno tutta la figura. Quasi un gesto che colga l'essenza della forma, le dia vita togliendole il superfluo. Geometrie morbide con cui Gosia racchiude i suoi corpi, addormentati in pose che ne celano l'anima. Identità soffuse di cui non si coglie il respiro, dalle membra e connotati rarefatti. Ritratti che traspaiono come in un sogno, dove l'acquerello si fa materia onirica. Come essere tra le note di un valzer suonato per arpa e violini.
Olga Gambari

Inaugurazione sabato 15 marzo 2003

41 artecontemporanea
dalle 16,30 alle 19,30

Castello di Rivara
alle 21,00

IN ARCHIVIO [43]
Maria Bruni
dal 10/12/2009 al 21/12/2009

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede