Antiche Stanze di Santa Caterina
Prato
via di Santa Caterina, 17
0574 1835025

Alberto Savi
dal 7/3/2003 al 7/4/2003

Segnalato da

Silvia Bacci



approfondimenti

Alberto Savi



 
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7/3/2003

Alberto Savi

Antiche Stanze di Santa Caterina, Prato

Opere. 'Forse, quando si cerca di interpretarla analizzandone la forma, questa pittura può essere guardata con due sguardi in qualche modo diversi uno dall'altro. (...) Questo sdoppiamento dello sguardo non e', non puo' essere definitivo. Alla fine, superato il momento dell'interpretazione, questa specie di strabismo analitico deve ricomporsi in uno sguardo (...) capace di mettere a fuoco la figura sostanziale, inscindibile, di questa pittura.' E.Tadini


comunicato stampa

OPERE

Forse, quando si cerca di interpretarla analizzandone la forma, questa pittura può essere guardata con due sguardi in qualche modo diversi uno dall'altro. (...) Questo sdoppiamento dello sguardo non è, non può essere definitivo. Alla fine, superato il momento dell'interpretazione, questa specie di strabismo analitico deve ricomporsi in uno sguardo (...) capace di mettere a fuoco la figura sostanziale, inscindibile, di questa pittura. (...)
Il primo sguardo che noi diamo a questa pittura, cercando di interpretarla, ci rivela quella che potremmo chiamare la sua componente espressionista. Non sono molti i veri espressionisti, nella pittura italiana contemporanea. Forse il primo Guttuso, il primo Birolli, il primo Migneco... (...). Questa è una vera pittura espressionista. Sia che affronti un tema 'mitico' come quello del Don Chisciotte sia che scelga appassionatamente di darsi allo svolgimento di temi 'bassi' - come nella serie dei contadini e dei muratori.
Deformazioni che enfatizzano il movimento dei gesti, gesti che enfatizzano il senso di una condizione umana... E tagli che sintetizzano la struttura dei corpi e delle cose. Per accelerarne e intensificarne la fondamentale funzione simbolica. Ma anche per consentire al corpo vero di trasferirsi - nella sua essenza: e senza perdersi - nella dimensione del significato. (...)
Mi sembra che sia il desiderio - un desiderio, anzitutto, di senso - ad animare quella forza 'deformante' che ho chiamato 'espressionista'.
Adesso, dovrei dire qualcosa a proposito del 'secondo sguardo' che si è nominato all'inizio (...)
Che cosa si mostra, a questo secondo sguardo? Si mostra, secondo me, l'evidenza di una grande forza costruttiva. (...) Si mostra in atto, questa forza costruttiva, nella struttura di ogni personaggio, di ogni cosa dipinti. Si mostra in atto nella scansione che dispone personaggi e cose nello spazio. (...)
Che cos'è, allora, che muove questa forza costruttiva? Mi verrebbe da dire: a muovere questa forza costruttiva è la ragione. Una ragione che sa calcolare, che sa valutare. E che, in base a calcoli e valutazioni, dispone ogni elemento, nel dipinto, al 'suo' posto. In una 'composizione'.
Ma forse dire così non è giusto. Se guardiamo questi quadri, ci convinciamo che a muovere quella forza costruttiva non è la ragione. È, piuttosto, quello che potremmo chiamare un istinto. Probabilmente l'istinto di cui ho parlato è parte integrante della natura di questo pittore. (...) Lo vediamo negli schizzi, nei disegni preparatori. Sono tracciati di getto, senza indugi, senza pentimenti.
Ho parlato di desiderio, di istinto. Ma dove e quando si mostra, allora, in questi dipinti, la volontà del pittore? Forse si potrebbe dire che la volontà del pittore si mostra, paradossalmente, nello spazio e nel tempo che si aprono tra un dipinto e l'altro. Quando il pittore pensa a ciò che ha fatto, e lo giudica, e si propone di lavorare ad altro - a un altro tema, a un'altra storia. Il che, naturalmente, è parte integrante del suo lavoro. (...)
Forse la prima cosa che ogni dipinto rappresenta è la connessione naturale che si dà tra corpo - sensi - e sapere. Questi dipinti, certo, la rappresentano.
EMILIO TADINI

Alberto Savi (Roma 1920-Milano 2001) Laureato in ingegneria, Direttore della Fotografia in RAI dal '53 all' '80, Alberto Savi ha paradossalmente come vera costante di lavoro la pittura. La sua attività artistica comincia verso la fine degli anni Trenta e si sviluppa nell'arco di sessant'anni attraverso una ricerca costante e progressiva di tematiche e linguaggi propri. L'isolamento volontario dalle istituzioni e dal mercato dell'arte - dovuto ad un temperamento riservato e schivo - gli ha permesso di lavorare al riparo dai condizionamenti delle mode e del mercato in condizione di assoluta libertà preservando la forza e l'autenticità del suo universo di immagini, di memorie e di percezione ironica o dolorosa del mondo.
Un giorno un critico gli chiese: 'Quando ha cominciato a dipingere?'.
'È una strana domanda... È come se mi chiedesse quando ho cominciato a respirare'.
'Quando smetterà di dipingere?'
'Mah... forse quando smetterò di respirare'.

Inaugurazione sabato 8 marzo, ore 17.30

Orario: dal mercoledì alla domenica, 10.00-13-00/ 15.00-19.00

Ingresso libero

Antiche stanze di Santa Caterina
Via D.Mazzamuti 1, Prato - tel 0574 33240

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