Max Klinger
Alphonse Legros
Karl Hanny
Etienne Villequin
Lorenzo Metalli
Tommaso Raggio
Yang Jiechang
Massimo Pulini
Andrea Chiesi
Jean Pierre Raynaud
Nicola Samori'
Marco Fantini
Frederic Coche
Beatrice Pasquali
Stefan Lundgren
Maurizio Carriero
Giorgio Rubbio
Juan Carlos Ceci
Vanni Cuoghi
Verter Turroni
Gionata
Gesi
Ozmo
Carl Juriskovic
Luca Coser
Alex Pinna
Tommaso Ottieri
Matteo Pagani
Affiliati Peducci/Savini
Alberto Zanchetta
Cranioscopia. Un approfondimento per sondare la mente dell'autore impegnata per 10 anni nella stesura del libro "Frenologia della vanitas". Su tavoli da lavoro sono esposti 18 Taccuini tanatologici, reperti, documenti e oggetti che integrano l'opera saggistica. Accanto alcune opere della collezione di Zanchetta di artisti del passato e contemporanei, oltre a lavori realizzati per l'occasione. Oggetti di design ricreano una "vanitas contemporanea" sulla falsariga delle nature morte del XVII secolo.
a cura di Alberto Zanchetta
Il progetto
curatoriale si propone di indagare la genesi e le
derivazioni del libro "Frenologia della vanitas" pubblicato lo scorso aprile
dalla casa editrice Johan&Levi. Non quindi una semplice mostra di opere, bensi' un
approfondimento e un "accanimento terapeutico" che intende sondare la mente
dell'autore, o piu' precisamente: il suo cranio.
«La verita' e' nuda; ma sotto il nudo c'e' lo scorticato».
Prestando fede alle parole di Valery, Alberto Zanchetta ha inteso emanciparsi dalla
carne per ridursi a "corpo secco", ossia all'eso-scheletro sul quale ha
costruito il suo libro "Frenologia della vanitas". Intorno al proprio saggio
critico e' andato elaborando un progetto che non ha un carattere meramente
informativo o espositivo, bensi' intende sviscerare l'optima pars dello scheletro,
quel teschio che l'ha tenuto impegnato negli ultimi dieci anni della sua vita.
Critico d'arte e curatore indipendente, Zanchetta e' stato definito un
«architetto del linguaggio curatoriale», lui pero' preferisce essere chiamato un
«analogo patologo» (terminologia che ibrida le scienze forensi con il rapsodismo
critico) come a voler testimoniare quel modus operandi con cui cerchera' di
refertare la propria "Frenologia".
Attraverso accostamenti inusuali, connessioni tra contemporaneita' e tradizione,
cosi' come tra stili ed epoche, l'autore creera' dei tavoli di lavoro –
sull'esempio dei tavoli d'obitorio – in cui saranno presentati al pubblico
reperti, documenti e oggetti che integreranno l'opera saggistica; tra le varie
curiosita' troveranno posto una testa frenologica, il volume "Atlas of Bones and
Ligaments" di Cathcart & Caird pubblicato a Londra nel 1885, cartoline o
radiografie di diversa provenienza, alcune vertebre e frammenti di crani umani.
Per la prima volta saranno esposti tutti i diciotto Taccuini tanatologici composti
da immagini che Zanchetta ha collezionato, ritagliato e incollato su dei quaderni
(realizzati durante la stesura di "Frenologia della vanitas", ciascun taccuino
ha una struttura autonoma e un'identita' specifica, quasi fossero una propaggine
del saggio critico, ma a differenza di quest'ultimo ogni quaderno e' stato pensato
come un liber mortuorum cum figures, ovvero senza parole).
Appese a parete o distribuite su dei basamenti ci saranno delle opere d'arte
provenienti dalla sua collezione privata, quelle stesse che gli hanno tenuto
compagnia durante la lavorazione della "Frenologia".
Incisioni, xilografie e calcografie di artisti del passato (tra cui quelle di Max
Klinger, Alphonse Legros, Karl Hanny, Etienne Villequin, Lorenzo Metalli e Tommaso
Raggio) si mescoleranno a una selezione di autori ignoti o di artisti contemporanei
(Yang Jiechang, Massimo Pulini, Andrea Chiesi, Jean-Pierre Raynaud, Nicola Samorì,
Marco Fantini, Frederic Coche, Beatrice Pasquali, Stefan Lundgren, Maurizio
Carriero, Giorgio Rubbio, Juan Carlos Ceci, Vanni Cuoghi, Verter Turroni, Gionata
Gesi-Ozmo, Carl Juriskovic e altri ancora).
Sempre attingendo alla sua collezione, Zanchetta si servira' di alcuni oggetti di
design per ricreare una "vanitas contemporanea" sulla falsariga delle nature
morte del XVII secolo in cui un teschio era sovente attorniato da vasi, candele e
insetti che alludevano alla fugacità dell'esistenza.
Nella seconda sala della galleria saranno invece esposte le opere che Luca Coser,
Alex Pinna, Tommaso Ottieri, Matteo Pagani e gli Affiliati Peducci/Savini hanno
espressamente realizzato per l'occasione. Mantenendosi in bilico tra la nuda
documentazione e una libera [re]invenzione del materiale a sua disposizione, Alberto
Zanchetta intende compiere un'indagine necroscopica – quasi una "cranioscopia
sul vivente" – che possa mettere in evidenza uno stile di vita, di lavoro e di
ricerca non limitabile alla lettura del libro, ma che ne sia semmai un valido
complemento.
Inaugurazione martedi' 21 Febbraio ore 19
Galleria Rubin
via Bonvesin de la Riva 5, Milano
mar-sab 14.30-19.30 e su appuntamento
Ingresso libero