Written on the hays. Un'originale interpretazione del tema della censura nel genere del melodramma attraverso dipinti e video. Production Code o Hays e' un codice adottato dal cinema americano dal 1930 al 1967 che consisteva in una serie di linee guida per determinare cosa fosse o non fosse "moralmente accettabile" nella produzione di film.
a cura di Chiara Canali
A distanza di un anno dalla premiazione, i due giovani artisti hanno maturato assieme un progetto intitolato Written on the Hays che intende mostrare un'originale interpretazione del tema della censura nel genere del melodramma a partire dal personale confronto con la tecnica espressiva della pittura e del video. Production Code o Hays è infatti un codice adottato dal cinema americano dal 1930 al 1967 che consisteva in una serie di linee guida per determinare cosa fosse o non fosse "moralmente accettabile" nella produzione di film. Il codice fu dunque una forma di auto-regolamentazione contenente una lista di argomenti che potevano provocare i tagli dei censori locali o proibizioni del pubblico perbenista. I due artisti, a partire dalla riflessione sulla produzione del melodramma nel cinema negli anni cinquanta, prototipo di quella moderna e punto di riferimento delle attuali soap televisive, hanno ripercorso alcune pellicole cinematografiche come nel caso di Ester Grossi Written on the Wind, film del 1956 di Douglas Sirk.
L'idea che sta alla base di questa operazione artistica è quella di "rivedere" alcune scene di pellicole cult sottolineando i momenti, le sequenze, i frame nei quali i registi descrivono, comunicano, suggeriscono allo spettatore valori, stili di vita ritenuti all'epoca "indecorosi" e quindi al limite con il codice Hays. L'analisi pittorica del linguaggio cinematografico, in un contesto "falsificatorio" come quello della comunicazione di massa degli anni 50, porta inevitabilmente ad un raffronto con la rappresentazione cinematografica contemporanea, lontana dai dettami di un codice o di una morale eppure sempre animata dal dibattito sui limiti della rappresentazione nell'arte e nei mezzi audio-visivi. La grammatica pittorica di Ester Grossi (nata nel 1981 ad Avezzano,AQ, vive e lavora a Bologna) si sposa con la cultura pop del cinema holliwoodiano in Tecnicolor attraverso la messa in scena di tableaux sequenziali animati dalle ampie campiture piatte e caratterizzati dall'intenso cromatismo acrilico delle tonalità complementari.
Questa sua abilità coloristica è stata mesa in risalto oltre che dalla vittoria nel Premio Italian Factory per la giovane pittura italiana 2010 anche nelle sue recenti collaborazioni con il mondo dell'illustrazione, nel design della locandina MIAMI 2011 e della copertina dell'album d'esordio della band pop A Classic Education. Nelle tele espressioniste di Giulio Zanet (nato nel 1984 a Colleretto Castelnuovo, TO, vive e lavora a Milano) si scontrano e collassano in un vivace collage visivo immagini iperrealiste ritagliate da riviste di bassa cultura ed immagini sfocate prelevate dallo zapping televisivo mettendo in cortocircuito, all'interno di piattaforme liquide e schermi sovrapposti, suggestioni e rimandi provenienti dal sottobosco più torbido ed enigmatico dell'attuale società dei consumi. L'artista ha da poco trascorso un programma di residenza di due mesi presso il centro culturale GlogauAIR a Berlino quale borsa di studio assegnata dal Premio Italian Factory per la giovane pittura italiana 2010.
Inaugurazione 23 febbraio dalle 18.30
First Gallery
via Margutta, 14 Roma
da martedì a sabato ore 11 – 19