CERP - Centro Espositivo Rocca Paolina
Perugia
piazza Italia
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Pietro Gentili
dal 23/3/2012 al 14/4/2012
10-13 e 16-19.30, chiuso il lunedi
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Ufficio Promozione Cultura e Spettacolo




 
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23/3/2012

Pietro Gentili

CERP - Centro Espositivo Rocca Paolina, Perugia

Armonie dell'infinito. Nella sua pittura la ricerca dell'assoluto si affida alla semplificazione della forma circolare come irradiazione della luce con minime variazioni. Le dinamiche cromatiche seguono andamenti concentrici, strutture a spirale o semplici movimenti di rotazione.


comunicato stampa

a cura di Claudio Cerritelli

Il percorso creativo di Pietro Gentili ha un carattere talmente singolare da escludere ogni possibile appartenenza al gioco delle tendenze artistiche contemporanee, non tanto per assenza di similarità linguistiche che potrebbero evocare vicinanze con le forme dell’astrattismo lirico e geometrico, quanto per autonoma ricerca di valori esistenziali e spirituali che presuppongono una dimensione cosmica che sfugge alle sistemazioni formalistiche del linguaggio.
Il disagio di inquadrare l’arte di Gentili nelle consuete tipologie dell’arte del secondo 900 è dovuto alla sua concezione dello spazio e del tempo, visione trascendente non commisurabile sia alle tensioni innovative delle avanguardie sia alle persistenze della tradizione e alle sue pratiche contrarie agli sperimentalismi del contemporaneo.
Se si osservano le opere dei primi anni sessanta, si coglie il senso di rarefazione a cui l’immagine è sottoposta per restituire il valore della forma allo stato puro, l’originarsi dello spazio attraverso linee essenziali che si intersecano nel vivo di un’atmosfera luminosa e abbagliante.
La ricerca dell’assoluto si affida alla semplificazione elementare della forma circolare come irradiazione della luce con minime variazioni verso la totalità dell’immagine simbolica, visione archetipica che genera infinite visioni, metafora figurale di un viaggio spirituale che esalta l’armonia e il mistero della luce, misura di tutte le cose.
L’uso della foglia d’oro si alterna all’argento raggiungendo un forte senso di smaterializzazione della luce, velo dilatato verso il massimo grado di sensibilizzazione della superficie. Le sottili cangianze e le leggere frammentazioni della pellicola luminosa sollecitano una percezione del monocromo dove la vibrazione del colore-luce è continuamente rigenerata.
Infatti, la superficie non è mai statica, ma segue il movimento di propagazione delle particelle cromatiche che trapelano dalla superficie verso uno stato di sublimazione della visione, sostanza impalpabile di pura luce. La ricchezza decorativa dei “soli d’oro” allude a una dimensione ultraterrena che dilata la misura circoscritta dello spazio pittorico come campo ideale di meditazione intorno a ciò che sta oltre la natura, passando dalla qualità sensoriale delle forme alla loro trasfigurazione trascendente.
A metà degli anni Sessanta l’immagine circolare si arricchisce di altre componenti, non si basa soltanto sugli elementi strutturali del punto, della linea e del piano ma utilizza anche minimi ed efficaci rilievi plastici che accrescono la tensione tattile e illusiva della superficie. La ricerca di una profondità che implica la terza dimensione è un modo di costruire la “riflessione di spazio” come campo percettivo aperto a ulteriori modificazioni di luce. Lo specchio è strumento persistente nella storia creativa di Gentili, da esso si sprigiona una complessità di effetti che generano la dialettica avvincente tra realtà e finzione, artificio e natura, razionalità e sensibilità emozionale.
Negli anni Settanta l’artista interpreta l’energia della natura nel suo infinito alfabeto e s’impegna a controllarne i molteplici sensi per poter meglio conoscere l’armonia purificata dalla luce. Dalla minima materia si sprigiona un mondo illimitato che s’identifica nella natura suprema del cielo, forma d’immaginazione dove le proprietà del colore sono collegate alla vastità dell’infinito. In questa concezione estetica, la funzione sociale dell’arte non è quella di alimentare gli istinti individuali ma di sollecitare percorsi di creatività che sappiano – come scrive Gentili- “portare l’uomo verso mondi sublimi della virtualità e della creazione, alla scoperta della bellezza, all’esplorazione del cielo nel suo ruolo metafisico, alla conoscenza dell’uomo, alla percezione del dio in noi”.
L’arte si confronta con l’armoniosa bellezza dell’infinito attraverso l’immagine del cielo stellato, trasfigurato dalla luce solare, abitato da sonorità luminose, da profumi psichici e da odorose sensazioni tattili: vibrazioni totali in cui ogni moto dell’anima si rispecchia nelle fonti elevate dello spazio spirituale. L’artista dipinge cieli pervasi di luce cosmica, cieli in espansione dove punti luminosi, per quanto calibrati in strutture elementari, sono liberi di aggregarsi nel fluido divenire di pulsazioni energetiche. Le dinamiche cromatiche seguono andamenti concentrici oppure strutture a spirale o semplici movimenti di rotazione che variano a seconda dei punti di modulazione spaziale, con un senso di emanazione della luce che va oltre la costruzione geometrica.
Oltre che all’armonia del cielo in continuo divenire, l’artista si affida alla figura dell’Angelo che si oppone ai conflitti che imprigionano l’uomo al dramma dell’esistenza. Quest’immagine fondamentale compare all’inizio degli anni Ottanta, dopo aver rotto lo schema della circonferenza verso una visione che si eleva e si accende in tutto il suo ardore cromatico.
La figura dell’Angelo è “la rifrazione della luce divina”, tramite tra la terra mutevole e il cielo assoluto, sostegno indispensabile della vita spirituale, creatura simbolica che – pur inebriata dai sensi dell’umano sentire – desidera essere pura spiritualità, corpo di luce in cui si riconosce ogni essere. Gli angeli dipinti da Gentili evocano la pura beatitudine e la scintilla divina della conoscenza come gioia e serenità, guardano in tal senso all’esperienza mistica come parte nascosta dell’individualità dell’essere, ben lontana dalle astrazioni del pensiero che spesso sfuggono alla realtà veritiera della vita.
L’immagine della “porta” si sviluppa negli anni Novanta come soglia di meditazione e di ascolto del canto spirituale del colore, spazio appropriato per stare al cospetto del mistero della luce. L’icona della “porta” è luogo di congiunzione dell’umano e del sacro, rivelazione del messaggio divino che abbraccia nella visione frontale l’intera luce del creato. Lo sguardo è predisposto a sprofondare nel cuore della rappresentazione, fino a immedesimarsi con le infinite possibilità della soglia, libera da ogni vincolo iconografico, dunque afferente a molteplici dimensioni dell’immaginario. La “porta” indica il senso di apertura verso l’altrove, la materia-luce risplende emanando la sua presenza concreta attraverso il progressivo disvelamento dei suoi processi visibili, tesi a trascendere i limiti imposti, fino a percepire l’ampiezza dei colori misteriosi che stanno nel cosmo invisibile. Quando riflette intorno alla funzione dell’architettura Gentili parla della capacità di sintetizzare la complessità delle forze esteriori nell’immagine del sé interiore, con questo orientamento l’artista allude all’elemento architettonico come fonte di equilibrio che collega la misura terrestre all’immensità del creato.
Allo stesso modo, la “porta” è un canone spaziale basato su valori pittorici primari che permettono di commisurare il pensiero dell’arte al sogno dell’altrove, a esso l’artista dedica tutte le sue attitudini creative: sensibilità, emozione, relazione tra eterna temporalità e condizione del presente. Parallelamente alle “Porte”, con differenti dinamismi del colore Gentili si dedica a dipingere paesaggi dalle atmosfere mutevoli, vaporose e fluenti, fissando con gessetti colorati su grandi carte l’immagine della natura nel suo tripudio di sensazioni fisiche e spirituali sollecitate dall’intensità luminosa del paesaggio. Le mutazioni della natura si rivelano attraverso stati del colore che sono l’espressione diretta della luce divina, i caratteri formali oscillano dalla figuralità all’astrazione tessendo tra di loro le fibre della vegetazione alle vibrazioni atmosferiche delle forme.
In queste opere affiorano colori immersi nel cuore del paesaggio, ardori del rosso, energie del giallo, luminescenze dell’arancio, profondità del blu, musicalità dell’azzurro, profumi del verde, incanti del rosa, preziosità del bianco che rischiarano ogni trama del visibile. Per altre opere va rilevato un costante interesse a sperimentare nuove materie inserendole nel contesto delle tecniche già collaudate, dunque non solo tempera, specchio, foglia d’oro o d’argento, sabbia, ma anche fili di tela, garze, pietre, listelli di legno, plastica. Materie che -nel loro insieme- sono toccate dall’artista quasi in punta di dita, gesti lievi e sapienti che dispensano attimi di verità pittorica attraverso un processo poetico che si origina dall’energia stessa del colore-luce.
Gentili non rinuncia alle trepidazioni sensoriali del paesaggio, anzi rafforza questa necessità nella frequentazione quotidiana dei luoghi in cui cerca il rapporto col Divino attraverso il contatto con la natura.
Nei dipinti dedicati a Colle Oppio, luogo del “cuore terrestre destinato a essere celeste”, si avverte la capacità di raccogliere dalla solitudine della meditazione i silenziosi palpiti che la natura trasmette nel giardino sognato ad ogni aperti. L’incanto lunare, il bagliore dell’estate, il manto fiorito della primavera, tocchi di rosso come spine che si staccano dalla vegetazione per vibrare nell’aria come sensazioni cromatiche legate ai segreti di un mondo visionario.
La casa di Colle Oppio, ricostruita personalmente dall’artista, è la dimora immersa nella vastità dell’aria come elemento per esprimere la luce del pensiero creativo, il movimento fisico e mentale che aleggia nel vento armonioso della creazione. A questo luogo mistico Gentili ha affidato la poesia della sua vita, il significato totale della sua etica ed estetica, l’esperienza totale di uomo dedito alla conoscenza interiore della luce come profonda ricerca d’armonia.
Claudio Cerritelli

Inaugurazione sabato 24 marzo 2012 ore 17.00

CERP - Centro espositivo Rocca Paolina
piazza Italia, 11 06100 Perugia
orario
10.00 –13.00 16.00-19.30
chiuso il lunedì

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